Le considerazioni di Anna Martini di Lega Nord:
“Noto con un misto di soddisfazione e di rammarico le dichiarazioni del ministro dell’interno e del capo della polizia in materia di espulsioni e di accelerazione delle procedure di riconoscimento o diniego dello status di profugo.
Soddisfazione perché si tratta di una presa d’atto postuma delle battaglie condotte dal nostro movimento fin dagli inizi degli anni Duemila, allorquando la allora contestatissima (dalla sinistra politica e giudiziaria) legge Bossi-Fini introducendo il concetto di espulsione amministrativa, voleva affermare il principio della priorità della sicurezza pubblica italiana sui tempi dei procedimenti processuali, stabilendo l’allontanamento del cittadino immigrato, autore di condotte illegali o irregolari, dal territorio nazionale.
Ora apprendo che, secondo i vertici della polizia di Stato, il rimpatrio dovrebbe avvenire al massimo dopo il primo grado di giudizio.
E qui subentra il rammarico per i sedici anni perduti in dispute ideologiche, anni nel corso dei quali veniva messo in discussione, dagli ambienti del centrosinistra, qualsiasi provvedimento fosse proteso a respingere o allontanare ospiti indesiderati per evidenti ragioni di ordine pubblico.
Come già constatato per altri settori, se anche in questo ambito, ossia la gestione dell’immigrazione, si fosse lavorato in maniera concorde e con trasversale buon senso, stabilizzando la pratica delle espulsioni amministrative e preventive, ora forse non ci troveremmo nella situazione di essere un Paese calamita per gli sbarchi di ogni provenienza sulle coste meridionali, e regioni come il Piemonte e la provincia di Cuneo non sarebbero assurte a “ponti” utilizzati dai trafficanti di esseri umani, come le operazioni di polizia documentano sempre più spesso.
Adesso, forse per evidenti motivi pre-elettorali, la sinistra riscopre la bontà di normative che avversò duramente e ideologicamente anni fa; peccato che, come altre volte nella Storia, anche questa arrivi troppo tardi”.