Montagna: si lavora a regole su misura per chi ci vive e lavora | Olivero: “Le terre alte della provincia di Cuneo sono portatrici di tradizione e qualità”

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In Piemonte la superficie di alta e bassa montagna occupa il 45% dell’intera estensione territoriale della Regione, mentre in provincia di Cuneo l’area arriva al 50%.

Una zona significativa e importante per le straordinarie risorse da valorizzare che, tuttavia, negli ultimi decenni ha subito un forte percorso di spopolamento. L’assessore regionale, il cuneese Alberto Valmaggia, da quando si è insediato, nel 2014, sta mettendo in atto diverse azioni per favorire il ritorno nelle terre alte. “L’obiettivo – dice – è di creare le condizioni migliori possibili affinché le persone e le famiglie già residenti in montagna continuino a rimanerci, ma anche quello di portarne delle nuove. Come? Facendo in modo che lì possano avere delle opportunità di vivere e lavorare sfruttando le ricchezze esistenti del territorio”.

 

Dall’inizio dell’anno il viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero, anch’egli cuneese, ha avuto dal ministro Martina proprio la delega all’agricoltura di montagna: un’ottima occasione per collaborare con l’assessore Valmaggia avendo lo scopo di far crescere un territorio per troppo tempo considerato marginale. Ne abbiamo parlato con l’esponente del Governo Gentiloni. .

 

Cosa può fare lo Stato per favorire il ripopolamento della montagna? “Innanzitutto, è necessario che si capisca che il problema delle terre alte del Paese è un problema di tutti, non solo di chi le abita. Se continuiamo a contrapporre città e pianura alla montagna, senza capirne l’’interdipendenza, non andremo lontano. La montagna non è solo parchi e ambiente sano, ma acqua, energia, sistema idrogeologico, legname, prodotti di alta qualità. La montagna va retribuita per le funzioni che svolge, non assistita”.

 

Ci sono le condizioni per recuperare il tempo perso negli ultimi decenni? “Difficile rispondere, ma bisogna comunque provarci. Il progetto per le terre alte, le risorse per la messa in sicurezza del territorio sotto il profilo idrogeologico, la riorganizzazione amministrativa in corso: sono tutte sfide complesse che possono aiutarci a dare una scossa alla situazione, a patto di avere obiettivi chiari ed una vera cabina di regia. Questa è la vera sfida di questo momento, che dobbiamo affrontare tutti insieme a partire dalla fondamentale esperienza dell’Uncem”.

 

In Piemonte e, soprattutto, in provincia di Cuneo quali sono le maggiori potenzialità che le terre alte possono offrire? “Le nostre montagne e le aree collinari sono un patrimonio straordinario sotto molto aspetti. Oltre alle colline patrimonio Unesco abbiamo il parco delle Alpi Marittime, il Monviso, le sorgenti del Po che rappresentano delle risorse naturali uniche al mondo. Ma non basta: storia, cultura, prodotti locali delle montagne cuneesi sono un patrimonio ancora tutto da valorizzare. E non dimentichiamo l’agroalimentare. Siamo la prima provincia per numero di indicazioni geografiche. Gran parte di queste sono nelle terre alte, che manifestano tradizione e qualità in misura straordinaria”.

 

Cosa serve affinché l’ambito agricolo e quello agroalimentare diventino di nuovo un prezioso giacimento di risorse da fruttare? “Bisogna che chi opera in montagna abbia regole specifiche che tengano conto della realtà. Ogni giorno parlo con persone straordinarie, che credono ancora nella propria comunità e nel proprio lavoro, esasperate da regole e burocrazia pensate per la pianura, ma folli per imprenditori che vivono nelle terre alte. Servono quindi tre cose fondamentali: welfare (salute, scuola, servizio postale, connessione ad internet, negozi…), strade accessibili e regole specifiche per le attività imprenditoriali, a partire dall’agricoltura”.

 

Nel concreto? “In questo settore sto lavorando su alcuni progetti: il riconoscimento del marchio “prodotto di montagna”, la semplificazione delle regole per le aziende agricole delle terre alte, la nuova legge sulla forestazione per tornare a poter gestire i nostri boschi. Inoltre sto confrontandomi, in Italia ed in Europa, affinché nelle regole della nuova Politica Agricola Comune (Pac) dopo il 2020 si preveda un modello specifico per le terre alte, senza replicare gli errori che, in questi anni, hanno spesso depauperato quelle aree che, al contrario, sulla carta avrebbero dovuto sostenere”.