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Cuneo: traffico internazionale di cuccioli, indagati due cuneesi| I cani venivano trasportati dall’Ungheria all’Italia, dove venivano venduti: i carabinieri forestali hanno sgominato l’organizzazione

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Cuccioli di cane trasportati nei bagagliai delle auto e sottoposti a lunghi viaggi. Arrivavano così gli animali dall’Ungheria all’Italia, dove gli ignari acquirenti li acquistavano pensando che fossero nati in Italia. Un traffico illegale internazionale di cuccioli che fruttava circa 20 mila euro al mese ai componenti dell’associazione sgominata dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Comando Gruppo Carabinieri di Cuneo nell’ambito dell’operazione “Nero Wolf”.

 

Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo Francesca Nanni, sono partite circa 2 anni fa, da alcune denunce di persone che lamentavano le cattive condizioni di salute degli animali che avevano acquistato. Già, perché il lungo e debilitante viaggio e le scarse cure sanitarie esponevano di frequente le bestiole a malatie. I cuccioli provenivano soprattutto dall’Ungheria e arrivavano in Italia grazie alle conoscenze di alcuni indagati, in particolare un goriziano, titolare di un allevamento proprio in Ungheria; venivano sottratti alle cure parentali prima delle 12 settimane previste dai regolamenti ed erano privi delle documentazioni e dei trattamenti sanitari e vaccinali necessari secondo le norme comunitarie.

 

La vaccinazione avveniva una volta arrivati in Italia, in maniera molto approssimativa, grazie alla compiacenza di veterinari, complici anche nel fornire microchip e libretti sanitari falsi. Tutto era organizzato perché gli acquirenti, soprattutto attraverso il web, credessero che si trattasse di un vero affare: cuccioli di razza, italiani e con tutte le documentazioni sanitarie in regola, a prezzi concorrenziali (tra i 500 e i 700 euro). Ed infatti la truffa funzionava. Anche una truffa nella truffa, che consentiva ai venditori di farsi pagare anche il trasporto, facendo credere agli acquirenti di trovarsi molto lontani, anche quando erano invece a due passi.

 

Tra gli indagati, una ventina, anche due cuneesi: un 38enne che si sarebbe recato in diverse occasioni in Ungheria per reperire i cuccioli da rivendere poi, attraverso la propria rete commerciale, a negozi di cani o direttamente agli acquirenti, ma che nega (“A breve faremo fare dei controlli specifici su alcuni cani dall’Istituto Zooprofilattico, per accertarne la provenienza”, ha spiegato Francesca Nanni), e una veterinaria, la quale sottoscriveva false dichiarazioni di nascita degli animali, fornendo i microchip e i vaccini da somministrare.

 

“Le indagini si sono intensificate nel mese di novembre grazie alle intercettazioni telefoniche – ha spiegato il Maggiore Stefano Gerbaldo, responsabile del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale dei carabinieri di Cuneo –. Il business non era indifferente e gli ignari acquirenti venivano rassicurati dagli indagati”. “I soggetti coinvolti sono già stati indagati ed in alcuni casi condannati per lo stesso reato – ha aggiunto Francesca Nanni -. Questo è un reato subdolo, che rappresenta una concorrenza sleale nei confronti degli allevatori onesti ed una minaccia per la salute degli stessi animali, che non vengono trattati e curati a dovere”.

 

Le indagini sono ancora in corso: le pene per questi reati non sono alte (circa un anno di reclusione), ma il discorso sarebbe diverso se si accertasse l’associazione a delinquere.

 

Gabriele Destefanis

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