Il viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero, e l’assessore regionale all’Ambiente, Urbanistica, Programmazione Territoriale e Paesaggistica, Sviluppo della Montagna, Parchi e Protezione Civile, Alberto Valmaggia, hanno incontrato i sindaci, gli amministratori pubblici e i rappresentanti delle realtà associative e produttive della Valle Grana.
L’iniziativa è stata organizzata dall’Unione nella propria sede di Valgrana, con il supporto di Paolo Giordano delle segreteria di Olivero. Obiettivo? Dare voce al territorio e affrontare insieme i problemi, cercando di individuarne le possibili soluzioni.
Dopo i saluti del presidente dell’Unione, Marco Marino, moderatore dell’incontro, il viceministro ha introdotto i lavori evidenziando tre aspetti che possono rivitalizzare la montagna: retribuire in modo equo i servizi eco-sistemici resi al resto del territorio, come ad esempio la cessione dell’acqua; riconoscere le eccellenze tipiche prodotte, ma sollecitando gli imprenditori a lavorare insieme; semplificare le norme burocratiche. E ha concluso: “Possiamo rendere disponibili tante risorse, ma le persone non tornano a vivere in montagna se lì non trovano condizioni di vita dignitose”.
L’assessore Valmaggia ha subito affrontato uno degli argomenti all’ordine del giorno: la normativa regionale sul consumo del suolo. “Voglio rassicurare i sindaci – ha detto -. Non è vero che non si può più costruire. I vostri Piani regolatori sono blindati e nessuno li tocca. C’è, però, un problema: non si può continuare a edificare sempre sul nuovo perché costa di meno come oneri, anziché porre mano alle ristrutturazioni. Allora dobbiamo invertire il percorso favorendo economicamente chi recupera l’esistente. Siamo arrivati all’assurdo che, in questi anni, ogni Comune ha realizzato la sua nuova zona industriale o artigianale”. Poi, ha sottolineato come per far crescere le terre alte siano fondamentali i fondi europei. Pur criticando le speculazioni sugli alpeggi, che “hanno bloccato lo sviluppo vero della montagna e alle quali si dovrà porre rimedio”.
Elio Arlotto, in rappresentanza dei Consorzi Irrigui della Valle ha evidenziato il problema della loro sopravvivenza. “C’è una Legge regionale – ha spiegato – che obbliga ad adeguare ogni presa alla normativa, con una spesa di 100.000 euro impossibile da sostenere economicamente. Se, poi si pensa che nella vallata le prese sono sette, si tratta di 700.000 euro. Inoltre, si vuole introdurre il contatore dei litri prelevati: anche qui con un costo di 2000 euro per ciascuna apparecchiatura. Ma noi incassiamo ogni anno per tutte le prese 5-6 mila euro. Infine, bisognerebbe costruire dei piccoli invasi altrimenti in estate l’acqua a Caraglio non arriva”.
L’assessore Valmaggia sulle prime due questioni ha promesso di continuare i ragionamenti con i tecnici in un prossimo incontro. Sul problema invasi Olivero si è impegnato a verificare la possibilità di accedere ai fondi nazionali. Entrambi, però, hanno sostenuto che la misurazione è necessaria anche per non incorrere nelle sanzioni europee.
La guida turistica Roberto Ribero ha chiesto di pensare a una partita Iva unica per attività differenti svolte in montagna. Olivero, pur nella difficoltà del caso, ha prospettato di ripercorrere la strada della Legge sull’agricoltura sociale, in cui, con la stessa partita Iva, vengono effettuati servizi extra rurali, ma utili alla collettività.
L’imprenditore agricolo Massimo Arneodo ha sollecitato l’esigenza di poter inserire lavoratori temporanei nelle aziende gestite dal solo titolare e da un famigliare coadiuvante senza dover adempiere a tutte le richieste burocratiche. Il viceministro si è detto d’accordo, pur sollevando il problema della sicurezza del posto di lavoro che va garantita. Sempre Arneodo ha chiesto che, nell’ambito dell’ottima Legge regionale sull’Associazionismo fondiario, i terreni di cui non si conosce la proprietà passino al Comune. “La proprietà – ha affermato Valmaggia – è un diritto inalienabile. Però, con la Legge, i sindaci possono fare da garanti nell’operazione di far prendere in carico ai Comuni quei terreni e cederli, poi, in gestione all’Associazione. Se il proprietario torna a rivendicarli il Comune glieli restituisce”.
Un altro imprenditore agricolo, Ivo Arlotto, ha posto il problema di chi fa agricoltura biologica e viene danneggiato dal vicino che usa i pesticidi, rendendo inquinati i suoi prodotti. Una situazione che lo costringe a difendersi da chi non rispetta le regole, incorrendo in sanzioni. “Il problema – ha dichiarato Olivero – è molto complesso. L’unica soluzione è mettere insieme gli imprenditori della stessa area e costruire dei distretti omogenei di produzione”.
Nel finale il sindaco di Caraglio, Giorgio Lerda, ha lanciato a Valmaggia e a Olivero un appello accorato: “Abbiamo bisogno di maggiori semplificazioni burocratiche e di poter spendere gli avanzi di amministrazione. Non ce la facciamo più. Dateci una mano”.
L’iniziativa, molto partecipata, con la presenza anche del presidente Uncem Piemonte, Lido Riba, e del responsabile delle Acli provinciali, Marco Didier, è stato un prezioso momento di confronto che, pur senza dare risposte immediate alle necessità, ha iniziato a imbastire un percorso di condivisione dei temi sul tavolo.