Consegnato a La Morra il premio “Giuseppe Tarditi” nell’ambito dell’evento “Hill Barolo”

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Sabato 24 giugno, nella Cantina Comunale di La Morra, si è svolta la manifestazione “Hill Barolo”.

“Oggi vogliamo festeggiare l’annata 2013 del Barolo di La Morra, – così ha introdotto l’evento Giorgio Viberti, presidente della Cantina Comunale – ma anche rendere omaggio ai vini siciliani, soprattutto al Marsala, da sempre molto conosciuto in Piemonte.”
E’ toccata all’enotecnico Sergio Molino la presentazione ufficiale del Barolo 2013, con una madrina d’eccezione: l’atleta Francesca Fenocchio di Albaretto Torre, medaglia d’oro alle para olimpiadi di Londra.

In un clima di festa, si è arrivati al clou dell’incontro, la consegna del Premio “Giuseppe Tarditi”. Chi era costui lo ha illustrato il conduttore dell’evento, Armando Gambera, che lo ha scoperto attraverso le sue indagini sulla storia del vino: “Nato nel 1836 si laurea farmacista come il padre e ne continua l’operato in La Morra. Ma è l’attività vitivinicola ad assorbirlo pienamente e a farne il primo barolista in assoluto. Nel 1884 produceva 3.000 ettolitri di barolo l’anno, contro l’Opera Pia di barolo che ne produceva solo 1.400 ettolitri. Continua e accresce la produzione del Vermut di barolo che già il padre fabbricava nella prima metà dell’Ottocento, prima ancora che la Cinzano aprisse i battenti.”

Il Premio è stato intitolato alla memoria di Paolo Cordero di Montezemolo, uno dei grandi barolisti di La Morra, attivo dal 1938 al 1987, anno della sua morte. Celebre il vigneto Monfalletto col secolare cedro del libano che svetta in punta alla collina. Marialuisa Ascheri, sindaco di La Morra, ha sottolineato i momenti salienti della vita di Cordero. Armando Gambera, curatore dell’edizione del Premio 2017, ne ha letto le motivazioni che sono le seguenti.

Paolo Cordero di Montezemolo fu sempre fedele a se stesso. Uomo di campagna anche se di nobili origini, anzi gentiluomo, curò le sue vigne come fossero un giardino e produsse vini di altissima qualità. Già negli anni Sessanta del Novecento il suo Barolo della tenuta Monfalletto, celebre per il cedro monumentale, era simbolo di eccellenza in Italia e all’estero.
Nato nel 1920, orfano di entrambi i genitori fin da piccolo, fu allevato ed educato dalla nonna Luigia Falletti dalla quale ereditò nel 1941 un vasto patrimonio fondiario, nel quale spiccavano i vigneti lamorresi appartenuti ai Falletti per 16 generazioni, fin dal lontano 1340.

Egli lasciò scritto: “Il gran vino che molti chiamano opera d’arte è tuttavia opera della natura, opera del sole, del clima, della composizione del terreno, e così via; per usare un termine altezzoso e paradossale, è opera fondiaria.”
Accanto alla natura prodiga ci vuole un vitivinicoltore che sappia ascoltarla e seguirla, e allevare poi bene in cantina i figli di questa natura, il Barolo in primis. Paolo Cordero di Montezemolo è stato questo vitivinicoltore dal 1938 al 1987, anno in cui morì.
Per questi buoni motivi gli conferiamo alla memoria il Premio Giuseppe Tarditi nella mani del figlio Giovanni.

 

L’incontro è proseguito col gemellaggio coi vini siciliani. Li ha presentati l’enologo Giacomo Vincenzo Manzo, presidente dell’Assoenologi Sicilia. Hanno preso la parola inoltre Sebastiano De Bartoli e Gaspare Triolo, vitivinicoltori siciliani, i cui vini sono poi stati degustati durante la cena di gala che è seguita. Ha portato il saluto del Comune di Marsala Giusy Piccione, consigliere comunale. Alla presentazione è seguita la cena del Barolo sotto le stelle in piazza Castello: sui tavoli i baroli dei produttori lamorresi, in una cornice spettacolare a lume di candele illuminati dai raggi della luna e dolci note musicali.