E’ stato siglato mercoledì 2 agosto l’accordo che ha fissato la resa per ettaro per l’imminente vendemmia delle uve Moscato.
Dopo diverse precedenti riunioni avviate dal Consorzio di Tutela per “aggiustare il tiro”, tutte le parti rappresentative del comparto si sono infine trovate d’accordo a stabilire la resa a 80 quintali per ettaro, valida per la produzione di Asti Docg ed anche per quella del Moscato d’Asti Docg; l’accordo prevede anche uno sbloccaggio entro febbraio del prossimo anno fino ad ulteriori 10 quintali/ettaro che, se utilizzati per la produzione di Asti saranno soggetti a un pagamento di 100 euro al quintale, destinati al fondo promozione e con una serie di vincoli di garanzia.
Il prezzo che verrà pagato ai coltivatori per le uve Moscato delle nostre colline sarà di 50 centesimi al quintale in più rispetto allo scorso anno, portando un reddito di circa 10.000 euro ad ettaro.
Nel ragionamento è stata considerata anche la partenza del mercato dell’Asti Secco: ci si augura che il nuovo prodotto possa determinare una significativa diminuzione delle scorte in cantina, dando una mano concreta al mercato del comparto.
Sull’accordo, ecco il commento di Luigi Genesio Icardi, presidente della associazione dei sindaci del Moscato e anche sindaco di Santo Stefano Belbo: “Si tratta di un accordo che ha punti di forza e punti deboli: certamente positivo il fatto che inciderà fortemente sulla riduzione delle giacenze, portandole vicine al livello fisiologico e risolverà le problematiche legate al ritiro dei mosti.
Crea però una limitazione e maggiori costi ai “moscatisti”, mentre il fondo destinato alla promozione non sarà alimentato, perché la previsione di 100€/q.le è del tutto teorica e non troverà applicazione.
Come sindaco avrei preferito un progetto che spalmasse la riduzione delle giacenze in tempi più lunghi, rese un po’ più alte e conseguente maggiore redditività ai contadini, con benefici su tutto il territorio.
Tuttavia questo è l’accordo, le parti sono tutte moderatamente soddisfatte e moderatamente insoddisfatte. Forse per questo è un buon accordo”.