Macra: un viaggio nell’iconografia della morte con La danza macabra

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La cappella di San Pietro di Macra, fondata nella prima metà del XII secolo e isolata lungo la strada che sale verso l’alta valle, conserva una delle testimonianze pittoriche più rare ed antiche della provincia.

Accanto alle storie dell’Infanzia di Cristo, opera tardo quattrocentesca dei fratelli Biazaci di Busca, un altro artista ignoto affrescò all’inizio del Quattrocento una rara danza macabra, girotondo in cui si alternano un vivo e un morto, per rispondere alla volontà tutta medievale di ricordare l’incertezza dell’ora della morte e l’uguaglianza degli uomini di fronte ad essa. Ogni coppia di ballerini si compone di uno scheletro o di un cadavere nei diversi stadi di decomposizione, e di uomini di ogni classe sociale: frati, dame, cavalieri. I gesti sono grotteschi e volti a suscitare nel fedele il terrore della morte: ogni sequenza è accompagnata inoltre da una scritta in volgare antico, forse occitano, che illustra e descrive la morte e il giudizio finale.

 

Mercoledì 16 agosto alle ore 17 nell’altra celebre cappella di Macra, “San Sarvòou”, più antico edificio religioso della Val Maira posto sulla provinciale, Rosella Pellerino, linguista e Direttore Scientifico di Espaci Occitan, terrà la conferenza per immagini La danza macabra. Un viaggio nell’iconografia della tema della morte, tra cultura nordica e mediterranea.
Ingresso gratuito. Per informazioni: Comune di Macra 0171.999161 e Espaci Occitan, www.espacioccitan.org