“Una risposta insoddisfacente che non tiene conto della gravità della situazione”. Questo il commento del presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia e del presidente di Adialpi Giovanni Dalmasso alla risposta della Regione Piemonte sulla richiesta di intervento presentata dall’organizzazione degli imprenditori agricoli per far fronte alle criticità del pascolamento in alta montagna, a causa del grande caldo dell’estate e alla conseguente necessità di demonticazione anticipata dei malgari.
La problematica era stata messa in luce all’inizio di agosto da Confagricoltura Piemonte in seguito alle numerose segnalazioni giunte dagli allevatori in alpeggio nelle vallate piemontesi e in particolare della provincia di Cuneo. A causa della grave carenza idrica, infatti, si prospetta per molti casi l’eventualità di dover rientrare a valle prima del previsto, andando incontro, però, al rischio di incorrere in penalità e di perdere i premi comunitari (Domanda Unica e Misura 10.1.9 del Psr) legati al pascolamento in alta quota.
L’andamento climatico particolarmente siccitoso e le elevate temperature della stagione estiva – spiegano i tecnici di Confagricoltura – hanno messo a dura prova l’attività dei malgari, che hanno dovuto far fronte alla carenza di foraggio causata dal cotico erboso secco, con aumenti del rischio di scivolamento delle vacche al pascolo, costrette a muoversi su terreni sempre più impervi. Di fronte a questo scenario Confagricoltura si è resa portavoce delle istanze delle molte aziende agricole che si sono trovate a considerare l’ipotesi di un rientro anticipato nelle stalle a valle, chiedendo all’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero di valutare eventuali deroghe o azioni al fine di non far decadere le istanze presentate dai malgari in relazione alla Domanda Unica e alla specifica misura del Psr che impongono, per non incorrere in sanzioni, rispettivamente 60 e 80 giorni (minimi) di pascolamento.
La risposta della Regione non soddisfa Confagricoltura e Adialpi, perché sostiene che a oggi non risultano presentate denunce di demonticazioni anticipate, né sembrano esserci previsioni in merito. La Regione ha invitato le associazioni a segnalare eventuali casi particolari che impedirebbero il mantenimento degli impegni, per i quali i funzionari regionali valuteranno l’effettiva esistenza di cause di forza maggiore. “Così non si affronta in modo adeguato il problema”, commenta Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte e dell’Unione Agricoltori di Cuneo. “La situazione è grave. Il clima anomalo dell’estate in corso è un dato di fatto – aggiunge Allasia – come lo è la mancanza di acqua nei pascoli alpini, in particolare in quelli esposti a sud. Inoltre, abbiamo avuto segnalazioni di capi morti per scivolamento sull’erba secca”.
Dello stesso parere Giovanni Dalmasso, presidente Adialpi, che aggiunge: “La comunicazione della Regione mostra una debole apertura nei confronti del problema, senza però offrire una soluzione efficace per gli allevatori. Anziché esaminare uno per uno i casi di malgari in difficoltà, sarebbe meglio offrire una deroga per tutti e lasciare ai singoli la scelta di rientrare o meno. In questo modo, gli allevatori potrebbero valutare la demonticazione più liberamente, svincolati dagli obblighi legati ai premi della Domanda Unica e del Psr. Sottolineo, inoltre, che gli allevatori hanno tutto l’interesse a restare sugli alpeggi a lungo con le loro bestie: scendere a valle, infatti, comporta un aumento dei costi per l’acquisto di foraggio aggiuntivo”.
Il prezzo del fieno agostano sulla piazza di Cuneo – chiariscono i tecnici di Confagricoltura – è in tensione: a gennaio 2017, sulla base delle rilevazioni della locale Camera di Commercio, era a 95 euro al quintale, mentre oggi si aggira sui 160-185 euro al quintale (rilevazione del 7 agosto 2017).
“Chiediamo una maggiore sensibilità nell’affrontare una situazione di oggettiva difficoltà – dichiara Allasia – trovando strumenti che consentano ai malgari di poter scendere a valle senza incorrere in penalizzazioni. Da parte nostra, comunicheremo alla Regione le criticità riscontrate delle singole aziende, mettendo a disposizione entrambe le associazioni per accompagnare personalmente i funzionari regionali in alta montagna al fine di verificare la preoccupante situazione degli alpeggi”.