Asti Spumante falso: cresce il business nell’est Europa

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Raddoppiato in poco più di due anni: il mercato della contraffazione non risparmia nessuno dei prodotti d’eccellenza del Made in Italy, compreso il vino, che dal 2015 a oggi ha visto una crescita esponenziale del numero di bottiglie false prodotte e vendute in particolare nell’Est Europa, in Ucraina e Moldavia.

A denunciarlo è l’eurodeputato Alberto Cirio, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue e presidente della Commissione per l’integrazione economica di Euronest, l’Assemblea permanente che cura i rapporti tra l’UE e l’Europa Orientale.

 

«Il caso riguarda in particolare due dei vini italiani più amati e conosciuti nel mondo: l’Asti Spumante e il Prosecco – spiega Alberto Cirio, impegnato in queste ore in Moldavia in una serie di incontri per denunciare la situazione alle autorità locali – A sollecitare l’urgenza di un intervento sono stati gli stessi Consorzi di produzione, perché il mercato della contraffazione è in forte espansione e i numeri si fanno sempre più preoccupanti. Viene copiato il nome del vino, ma anche colori e simboli delle etichette, come fa la Bulgari Wine che ha sede in Moldavia, una delle aziende più attive in questo giro di contraffazione. Ovviamente la società in questione non ha nulla a che vedere con il noto brand, ma usa un nome evocativo del Made in Italy per vendere falso vino italiano. In altri casi vengono copiati perfino i marchi privati o storpiati i nomi dei luoghi dove nascono i nostri vini, trasformando ad esempio Asti in “Astin” e Alba in “Alb”».

 

«Nella sola Ucraina, nel giro di tre anni l’Asti falso è passato da un milione a 2,5 milioni di bottiglie – spiega Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio per la Tutela dell’Asti Docg – Il dato è stato rilevato su un campione della grande distribuzione da Nielsen, una delle società specializzate con cui monitoriamo costantemente la situazione. Ma se consideriamo tutti i supermercati e anche gli altri canali di vendita, hotel, ristoranti e bar, le cifre lievitano in fretta: parliamo di circa quattro milioni di bottiglie. Un danno enorme non solo dal punto di vista economico, ma anche per lo svilimento dell’immagine del nostro vino. Dopo aver acquistato e bevuto lo scadente Asti falso, il consumatore non può che essere confuso e perdere l’interesse verso quello autentico».

 

In molti casi le bottiglie non contengono neanche vino, ma una miscela di acqua, zucchero e gas. In Ucraina, nell’ultimo anno, su tre milioni di bottiglie con etichetta riportante il nome “Asti” solo 569 mila risultano autentiche. Le altre sono false, vendute o meglio svendute a un prezzo medio a scaffale di 2,46 euro, contro i 6,55 euro di quelle vere. A preoccupare i produttori è anche la possibilità che Ucraina e Moldavia facciano da porta di ingresso alla contraffazione sul mercato russo, uno dei più importanti per l’export di vino italiano.

 

«Prima della crisi, il mercato russo rappresentava il primo mercato mondiale dell’Asti Docg, con un volume di 15 milioni di bottiglie – spiega Giorgio Bosticco -. La crescita della contraffazione ci preoccupa molto. Si sfrutta la reputazione e l’attrazione che il prodotto alimentare made in Italy ha nei confronti del consumatore internazionale e, nel nostro caso, il fenomeno trova terreno particolarmente fertile nei paesi dell’ex Unione sovietica, dove da un decennio l’Asti Docg si è posizionato in un segmento Premium, tanto da essere considerato dai russi “lo Champagne dolce”».

 

Per denunciare la situazione, dopo un primo passaggio a Bruxelles con l’ambasciatore moldavo, l’eurodeputato Cirio è entrato in contatto con l’Agenzia territoriale per la proprietà intellettuale, di cui nelle scorse ore ha incontrato i funzionari in Moldavia. La missione è stata anche l’occasione per parlare con il management della più importante cantina nazionale, azienda di proprietà statale, considerata dal Guinness dei Primati la più grande cantina al mondo.

 

«Ho approfondito con loro la possibilità di tutela dei marchi – spiega Alberto Cirio – e incontrato vari esponenti politici territoriali ad Orhei, che oltre a essere la terza città per dimensioni, è anche un distretto economico e la capitale del territorio rurale. La Moldavia, come l’Ucraina, è un paese che aspira a far parte dell’Unione europea ed io, come presidente della Commissione Economica di Euronest, ho il compito di rimarcare che senza rispetto delle regole non può esserci nessun ingresso. La Moldavia in particolare è in “accordo di associazione”, cioè percepisce anche aiuti e risorse dall’Ue, perché prossima ad entrare in Europa. Per cui non può continuare a far finta di niente. Mi è stato assicurato che la situazione verrà portata all’attenzione del Parlamento nazionale. Io farò altrettanto a Bruxelles e nella prossima riunione a Kiev di Euronest. L’unica via per trovare una soluzione in questi Paesi è istituzionale e diplomatica, perché ad oggi quella giudiziaria non ha portato da nessuna parte».

 

«Tre anni fa abbiamo intrapreso un’azione giudiziaria con l’Autorità garante ucraina, che ad oggi non ha preso alcuna decisione al riguardo – aggiunge Giorgio Bosticco -. Confidiamo in un’azione diplomatica e politica condotta dal nostro Governo ed in particolare dall’Unione europea per interrompere questo increscioso atto criminale. Come Consorzio, inoltre, stiamo valutando di organizzare delle conferenze stampa in Moldavia e Ucraina, come già avvenuto nel 2011 a Mosca e San Pietroburgo, per spiegare e sensibilizzate gli operatori e la stampa locale a distinguere il nostro vino da quello falso».