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Il S. Croce di Cuneo primo in Italia nell’utilizzo del farmaco antipiastrinico Cangrelor (VIDEO)

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E’ stato impiegato per la prima volta in Italia il farmaco Cangrelor presso il Dipartimento Emergenza e Aree critiche dell’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo. Il farmaco di ultimissima generazione e disponibile attualmente solo presso l’ospedale cittadino è un potente inibitore delle piastrine con un effetto reversibile.

Il farmaco è ideale per essere impiegato transitoriamente al posto di un antiaggregante orale prima di un intervento chirurgico in un paziente già sottoposto ad angioplastica coronarica.

 

Il 10% della popolazione italiana adulta – spiega il direttore della Cardiologia del S. Croce e presidente GISE Giuseppe Musumeci – è cardiopatica e, tra questi, circa 150 mila (1500 in provincia di Cuneo) subiscono un intervento di angioplastica coronarica, ovvero il posizionamento all’interno di un’arteria coronarica di uno stent, una sorta di ‘mollettina’ metallica di acciaio chirurgico rivestito di farmaci, utile a tenere aperta l’arteria coronaria. La funzionalità è garantita dall’assunzione a vita di una terapia con farmaci antiaggreganti, in particolare con l’aspirina, e di un secondo antiaggregante che evita la chiusura della mollettina a causa della formazione di trombi: un rischio piuttosto elevato nel corso del primo anno”.

 

Prima di un qualsiasi intervento chirurgico – continua Musumeci – la terapia antiaggregante va temporaneamente sospesa solo in caso di interventi molto invasivi per limitare il rischio di sanguinamento, a sfavore però di un aumento delle probabilità di formare dei trombi (trombosi da stent), che significano da un lato occlusione dello stent coronarico e dall’altro elevato rischio di infarto miocardico pre-operatorio, anche a domicilio ancora prima di eseguire l’intervento stesso. L’utilizzo transitorio di questo nuovo farmaco in vena denominato Cangrelor ci permette di sospendere i farmaci per via orale nei giorni precedenti che sono sostituiti da Cangrelor che, avendo una durata d’azione brevissima, può essere interrotto poche ore prima dell’intervento che sarà quindi eseguito senza terapia antiaggregante; il paziente sarà però stato protetto dal Cangrelor nei giorni precedenti l’intervento.”

 

Eventi più che certi solo fino a qualche anno fa, oggi invece prevenibili grazie ad un protocollo ‘terapeutico’ del GISE (Società Italiana di cardiologia interventistica) condiviso dalle Società Scientifiche dei Chirurghi e degli Anestesisti che misura la necessità di sospensione o prosecuzione della terapia antiaggregante in funzione del rischio emorragico di ogni singolo paziente e della tipologia intervento. Il protocollo ideato dalla cardiologa Roberta Rossini (attualmente in forze presso l’Ospedale di Cuneo) è stato sviluppato grazie all’impegno del dr. Musumeci e di Alessandro Locatelli attualmente direttore del Dipartimento presso l’ospedale di Cuneo che ha rappresentato la SIAARTI cioè la Società Italiana degli Anestesisti Rianimatori. Questo protocollo, che è stato applicato per la prima volta in Italia a Cuneo, è stato presentato nei giorni scorsi al Congresso nazionale GISE a Milano, insieme a moltissime altre novità di cardiologia interventistica, efficaci in termini di efficienza terapeutica e sopravvivenza.

 

Il Cangrelor a Cuneo è stato utilizzato con successo grazie alla stretta ed efficace collaborazione di diverse strutture complesse all’interno del Dipartimento Emergenza e Aree critiche sotto il coordinamento del direttore, Alessandro Locatelli. Che puntualizza: “Essere stati i primi in Italia ad usare questo nuovo farmaco non è stato legato al caso. E’ frutto di un lavoro che ha visto Cuneo protagonista nell’ultimo anno nel contesto di una collaborazione tra le principali Società Scientifiche dei chirurghi e degli anestesisti che hanno effettuato un importante lavoro sinergico nel quale i chirurgi hanno valutato il rischio emorragico del paziente e i cardiologi interventisti stimato il rischio trombotico, con un unico fine: stilare in un ‘protocollo ad hoc’ sulle indicazioni, le sospensioni o la prosecuzione ottimali della terapia in funzione di ogni tipologia di intervento possibile”.

 

Il caso
In particolare il medicinale è stato utilizzato su un paziente affetto da una neoplasia polmonare che dopo essere stato sottoposto a un’angioplastica coronarica doveva subire un intervento di asportazione di un polmone
E’ stata fondamentale la collaborazione tra la Cardiologia dove il paziente è stato ricoverato nei giorni precedenti l’intervento chirurgico ed ha iniziato il farmaco sotto lo stretto monitoraggio dei cardiologi coinvolti (Fabrizio Rolfo, Luigi Losardo, Roberta Rossini e Mattia Tanga), la Chirurgia Toracica diretta dal Giulio Melloni che ha eseguito l’intervento chirurgico coadiuvato da Alessia Stanzi e la struttura di Anestesia e Terapia Intensiva Cardiovascolare con la coordinazione di ogni passaggio da parte di Nicoletta Barzaghi che ha assistito il paziente durante tutte le fasi del progetto.

 

E’ stato inoltre fondamentale il ruolo della Farmacia ospedaliera e in particolare del nuovo direttore, Claudia Fruttero, che è riuscita a garantire la disponibilità del medicinale da utilizzare in questo particolare contesto clinico ed ha eseguito la preparazione, calcolando il dosaggio specifico per il paziente. “Il Cangrelor è un farmaco ‘innovativo’ – spiega Fruttero – ed era per noi importante poterlo avere a disposizione per utilizzarlo in questi pazienti particolari in cui non è possibile utilizzare altri medicinali. Peraltro in passato sono stati utilizzati antipiastrinici ad uso endovenoso ma con caratteristiche diverse tra cui la durata d’azione che era molto più lunga, la potenza ed un livello di  sicurezza inferiore. Il medicinale è stato utilizzato sotto la diretta supervisione della Farmacia che ne ha valutato le indicazioni, modalità di utilizzo e dosaggio per garantire al paziente cuneese una terapia efficace e ancor più ‘su misura’ rispetto alle sue necessità.

 

L’intervento chirurgico e il decorso post-operatorio sono stati regolari e il paziente è già stato dimesso a domicilio dove può proseguire la sua terapia con i farmaci antiaggreganti orali che assumeva in passato.
Abbiamo redatto le conclusioni e i nostri suggerimenti pratici saranno pubblicati – dichiara ancora Locatelli – sulla principale rivista cardiologia interventistica statunitense. Ma non solo: applicando queste linee guida abbiamo intenzione di iniziare un Registro nazionale multicentrico che partendo da Cuneo coinvolgerà 40 centri italiani sotto la coordinazione della dr.ssa Roberta Rossini in sinergia con la dr.ssa Nicoletta Barzaghi”.

 

c.s.

 

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