L’antica cappella di San Brizio a Busca torna a splendere

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Una domenica mattina passata a lavorare gratuitamente per ripristinare l’accesso ad un bene di grande valore storico che appartiene al territorio comunale. L’iniziativa è dell’assessore alla Collina Ezio Donadio, che ha preso parte ai lavori insieme con il consigliere comunale Elio Campana, delegato alla Protezione civile e con  i volontari della Protezione civile locale.

 

Così ieri è stata ripulita dai rampicanti che la soffocavano l’antica cappella di San Brizio e il relativo sentiero di accesso, sulla collina di Morra San Giovanni, lasciata in uno stato di abbandono da molti anni.  La piccola cappella risalente all’alto medioevo è affrescata con la raffigurazione dell’Annunciazione a Maria.

 

Sono davvero felice – dice l’assessore – che un gioiello storico del nostro territorio sia stato riportato alla luce per far parte delle tappe del tour collinare. La piccola cappella era nascosta dalla vegetazione su un poggio poco sopra la chiesa di San Giovanni, nella frazione Morra, su un tratto che costeggia il Talutto verso la colletta di Rossana”.

 

La cappella è intitolata al monaco del IV secolo che fu discepolo di san Martino e a lui succedette sulla cattedra vescovile di Tours. Era appartenuta ai monaci benedettini dell’abbazia di Villar San Costanzo ed era adibita a servizio della stazione pastorale dove i monaci lavoravano in distaccamento dall’abbazia.

 

Fu costruita dai monaci – scrive la studiosa di arte locale Mirella Lovisolo – in epoca altomedioevale, probabilmente intorno all’anno Mille: è citata per la prima volta nel documento del 1386 dove sono elencate le chiese che pagavano il cattedratico all’arcivescovo di Torino, una somma di denaro segno di dipendenza e conosciuta anche  come il nome di Bricalet“. Si tratta di un piccolo edificio quadrangolare, la volta è ogivale, forse ricostruita al tempo della realizzazione degli affreschi, che sono del XV secolo. I dipinti sono opera di un pittore, di influenza francese, denominato Maestro di San Brizio, ma ne è sconosciuta l’identità. Espressi in un linguaggio tardogotico, gli affreschi rustici, ma singolarmente e felicemente aggiornati, sono forme aperte alla luce, semplificate nei volumi e accese nei colori, caratteristiche cui s’ispirarono anche Tommaso e Matteo Biazaci.

 

Alle pareti – spiega la studiosa – si trova una serie di otto santi dall’atteggiamento risoluto e determinato. Sono designati con il nome: san Pietro e san Paolo, san Sebastiano, sant’Antonio. santa Caterina d’Alessandria, santa Lucia,  sant’Agata e una quarta figura andata perduta ma identificabile come san Bernardo”.

 

Questo tipo di dipinti – ha avuto modo di spiegare Anna De Floriani – segnano in valle Maira l’avvio di una svolta. Sono figure irrigidite dai contorni taglienti ma con la novità della luminosità assoluta delle campiture di colore, dai volti stondati che prendono un lieve risalto plastico non dal  chiaroscuro ma dall’incontro di piani luminosi”.

 

Sulla prete di fondo – precisa Lovisolo –  si trova l’Annunciazione: purtroppo è anch’essa deturpata dalle varie vicende storiche e umane che l’hanno raggiunta. Vediamo infatti numerose sgraffiature sullo sfondo e anche sul viso della Vergine, di cui appare, seppure ben visibile, solo il disegno preparatorio. Questa scena dell’Annuncio di Gabriele a Maria è pensata all’interno di una cinta merlata un hortusconclusus dove Maria è seduta su una panca con il libro, nel tipico atteggiamento che ricorda l’Annunciazione dell’Angelico. La Vergine attende alla lettura dei salmi ed è avvolta nel manto blu, simbolo del divino, sulla veste rossa, simbolo dell’umano. Sul suo volto si possono leggere stupore e timore per l’improvvisa apparizione. L’angelo, davanti a lei, è vestito di un prezioso abito dorato, non più svolazzante, perché il colloquio con Maria è già iniziato: Ave piena di grazia il Signore è con te Il saluto con cui si rivolge a Maria è scritto nel bindello che attraversa lo spazio tra le due figure”.