Giovedì 16 novembre 2017, alle ore 17,00, presso il Complesso Museale di San Francesco in via Santa Maria 10, Cuneo, verrà inaugurata la mostra “MXXI – Moltitudini raccolte “ di Corrado Ambrogio.
Promosso dalla Città di Cuneo con le associazioni grandArte e Amici Case del Cuore, in collaborazione con il settimanale La Guida, l’evento è patrocinato dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di Cuneo e si avvale del contributo della Fondazione CRC e della Fondazione CRT. Curata da Giacomo Doglio e Massimiliano Cavallo, si tratta di una grande antologica dell’artista monregalese che scrisse in una nota di commento al suo lavoro: “Non marmi di Carrara o bronzi di fonderie d’arte, ma ferri da rigattiere, dimenticati ceppi di segheria. Per far riaffiorare una vita che già è”.
La mostra resterà aperta dal 16 novembre 2017 al 7 gennaio 2018 con il seguente orario: da martedì a domenica dalle ore 15,30 alle ore 18,30 Alla inaugurazione seguirà rinfresco nell’attiguo chiostro. In mostra 30 opere di cui 12 installazioni con oltre 1400 elementi. Vecchi utensili, materiali, “cose”, in prevalenza di ferro e legno, raccolti in anni di ricerca e rivisitati dall’artista, offrono narrazioni di straordinario impatto visivo ed emotivo, dove ogni opera è una intensa metafora di temi e vicende che hanno segnato o stanno segnando il nostro mondo. Il particolare allestimento all’interno delle navate di San Francesco ricrea un inedito spazio scenografico giocato su luci ed ombre all’interno del quale le varie installazioni paiono ideate appositamente per questo luogo unico.
Hanno scritto di Corrado Ambrogio:
“I materiali, i vecchi utensili, le robe, in una formula l’objet trouvé che Corrado Ambrogio usa nel suo lavoro affonda le radici nella memoria, perché la memoria è luogo di negoziazione e tutte le volte che da essa estraiamo una parola, un oggetto, un’immagine, dobbiamo fare i conti con una reazione a catena: libere associazioni, ricordi, pensieri, sogni, si mescolano indissolubilmente per restituirci un elemento nuovo, poco somigliante a quello originario, che è mutato per diventare altro. Gli objets trouvés che Corrado Ambrogio utilizza nelle sculture, nelle installazioni … inducono così un costante effetto di straniamento, offrono allo sguardo qualche attimo di familiarità per poi tradurlo in un luogo nuovo, dove tutto ciò che si vede pare vedersi per la prima volta. Percorrendo questa prospettiva, gli elementi estratti dall’industria del tempo vengono trasformati in moduli, piccoli oggetti architettonici (volumi) disponibili ad assumersi la responsabilità di molteplici configurazioni, dipendenti in larga parte dallo spazio, fisico e mentale insieme, nel quale prenderanno forma e si faranno carico del loro contenuto. L’artista sceglie ogni volta di fornire un’indicazione minima – il titolo del lavoro – ma questa fa capo alla memoria personale, alla sua catena di ricordi e pensieri, al patemico momento in cui deve dare struttura a un’idea e all’immaginazione.“, ALESSANDRO CARRER
“Spesso nelle sue opere, vi è il riverbero di qualcosa di sacro, e poi un sottile ma costante e trasversale senso ancestrale, che ha le sue coordinate in una dimensione primitiva, ma non per questo priva di valenze, appunto sacrali. … Nelle sue sculture ci sono il passato, un passato lontano, e il presente: un’osmosi spesso problematica, certamente non così scontata, mai banale. … Il suo percorso poetico si scandisce attraverso un itinerario in cui tecnica e valutazione della forza evocative del contenuto, si amalgamano armoniosamente, dando vita ad un complesso di opere, in cui il coraggioso utilizzo dei materiali riesce sempre a cristallizzarsi in un risultato colmo di pathos e di occasioni per una fruizione empatica.”, MASSIMO CENTINI
“Si tratta di ready made per modo di dire: nulla viene manipolato, deriso, semmai qualcosa viene quasi sacralizzato, o meglio, riscattato, da questo gesto, che non è museale, come lo era invece sarcasticamente quello di Duchamp. Semmai più da inventore alchemico, da bricoleur stregonesco che rianima una vita assiderata. … Ridipinti dall’artista-truccatore, quei pezzi di legno, che paiono nobilitati da una combustione risanatrice, disinfettante, ritrovano subito il teatro sublime e le movenze scenografiche di una pièce d’ombra, misteriosa ed irraccontabile Corrado Ambrogio, “l’amico delle materie”, ama la pesanteur rassicurante e fisica del legno, del ferro, della ghisa sorella. Eppure anche lui come Melotti riesce ad infondere levità ed ariosità al suo mondo, terroso e compatto. … Ambrogio sceglie, controlla, distilla, non è travolto dalla paura dell’eccesso. I suoi objets trouvés omaggiano, come in Schwitters, che forse nemmeno lo voleva, la divinità od il demone oggi scomodo del bello.”, MARCO VALLORA