In Piemonte la superficie di alta e bassa montagna occupa il 45% dell’intera estensione territoriale della Regione, mentre in provincia di Cuneo l’area arriva al 50%. Una zona significativa e importante per le straordinarie risorse da valorizzare che, tuttavia, negli ultimi decenni ha subito un forte percorso di spopolamento.
Dall’inizio del 2017, con il nuovo Governo Gentiloni, il riconfermato viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il cuneese Andrea Olivero, ha avuto dal ministro Martina anche la delega all’agricoltura di montagna: un’ottima occasione, seppure il tempo disponibile sia stato breve, per mettere in campo azioni capaci di far crescere un territorio da troppi decenni considerato marginale e che ha perso gran parte dei suoi abitanti.
Lo Stato può fare qualcosa per favorire il ritorno delle persone a vivere nelle Terre Alte? “Certamente. Innanzitutto, però, è necessario capire che il problema della montagna è un problema di tutti, non solo di chi la abita. Se continuiamo a contrapporre città e pianura alle Terre Alte, senza capirne l’interdipendenza, non andremo lontano. La montagna non è solo parchi e ambiente sano, ma acqua, energia, sistema idrogeologico, legname, prodotti di alta qualità. La montagna va retribuita per le funzioni che svolge e non deve essere assistita”.
A questo proposito cosa serve affinché l’ambito agricolo e quello agroalimentare diventino di nuovo un prezioso giacimento di risorse da utilizzare? “È necessario che la montagna venga considerata nella sua specificità. Spesso ci si illude che basti applicare le norme generali, magari allentando un poco la rigidità degli obblighi burocratici. Non è così: coltivare, allevare e trasformare prodotti in montagna richiede strumentazioni e metodologie specifiche. Qualche tempo fa Reinhold Messner mi diceva che coltivare il suo maso è un’attività più impegnativa che scalare tutti gli Ottomila. Per questo servono regole specifiche, a cui stiamo lavorando, che consentano anche alle piccole imprese di accedere ai finanziamenti, che aiutino ulteriormente la multifunzionalità, che prevedano regole proprie per le Terre Alte, anche retribuendo alcune funzioni eco-sistemiche svolte dagli abitanti delle montagne”.
Il Governo cosa ha fatto di concreto su questo fronte? “In primo luogo abbiamo riconosciuto la possibilità per i prodotti agroalimentari di montagna di utilizzare in etichetta la dizione “prodotto di montagna”, seguendo un regolamento semplice ma ben verificabile. Latte e formaggi, carni, erbe officinali o prodotti ortofrutticoli delle Terre Alte devono essere riconoscibili per poter essere retribuiti in modo corrispondente al loro valore. Inoltre, stiamo lavorando per costruire un “’pacchetto” di norme specifiche per le imprese agricole che operano in montagna, per rendere più facile la loro vita e offrire opportunità a chi vuole investire sull’agricoltura o la silvicoltura. Ci sono provvedimenti per l’oggi, ma anche idee per la Politica Agricola Comune (Pac) dopo il 2020, di cui si stanno definendo ora le linee guida. Per questo sto organizzando, con la Rete Rurale Nazionale, per il mese di dicembre, un grande momento di confronto tra esperti, Regioni, Comuni, Uncem e rappresentanze agricole con l’obiettivo di discutere queste proposte e insieme validarle”.
In Piemonte e, soprattutto, in provincia di Cuneo quali sono le maggiori potenzialità attrattive e di insediamento che le Terre Alte possono offrire? “Ci sono molti progetti su cui si può investire per lo sviluppo sostenibile del nostro territorio: promozione del turismo ambientale, sportivo e culturale, enogastronomia, valorizzazione dei prodotti di montagna, gestione sostenibile dei boschi. Però, è necessario che si impari tutti a fare sistema, a cooperare e a smetterla di guardare con invidia i vicini che innovano. Un territorio cresce se identifica bene la sua vocazione, sviluppa cultura e lavora in squadra. Le nostre Terre Alte, e il Cuneese in particolare, devono fare ancora diversi passi in avanti in questa direzione. Al contrario le potenzialità, che tutti cogliamo, si trasformeranno in altrettanti rimpianti”.