“Mi hanno trasmesso un grande senso del dovere”. Il riferimento è a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a pronunciare la frase è stato Pietro Grasso, attualmente presidente del Senato, negli anni delle stragi magistrato.
Proprio da questa esperienza è nato il suo ultimo libro, “Storie di sangue, amici e fantasmi”, di cui Grasso ha parlato a Scrittorincittà. L’incontro ha riempito in ogni posto il teatro Toselli, ma in tanti lo hanno seguito attraverso lo schermo del cinema Monviso. Nel libro il presidente del Senato ripercorre un periodo drammatico della nostra storia, a 25 anni dall’assassinio prima di Falcone e poi di Borsellino, con cui lavorava fianco a fianco nel Maxiprocesso.
Dialogando con Alessandro Leogrande, Grasso ha parlato del rapporto con i due grandi giudici: “Battute, partite a ping-pong, mangiate insieme: per voi sono degli eori, io li ricordo come amici, persone normali”. Quindi il Maxiprocesso e la sentenza che ha dovuto scrivere: “C’era un clima difficile intorno, quella sentenza è stato uno dei momenti più drammatici della mia carriera: più passava il tempo, e più c’era la possibilità che gli imputati venissero scarcerati, il che avrebbe significato il fallimento di tutta l’attività portata avanti da Falcone e Borsellino. Era un peso incredibile sulle mie spalle, dovevo finirla il prima possibile, ed allora ho iniziato a lavorare tantissimo: non avevo più tempo libero, trascurai la famiglia e il rapporto con mio figlio. Ma pensando al senso del dovere che mi avevano trasmesso Falcone e Borsellino, andai avanti senza sosta e conclusi la sentenza in 8 mesi”.
E poi la notizia della morte di Borsellino e l’abbraccio con quel figlio che si era allontanato tanto in quegli anni, ma che si riavvicinò in quell’istante, nel ricordo dell’uomo con cui giocava spesso a ping-pong. Ancora: la lotta con la mafia, “un fenomeno non solo criminale, ma anche economico e sociale”, e la risposta che gli diede un imputato, alla domanda su quando sarebbe finita Cosa nostra: “Finché le persone verranno da noi e non da voi per chiedere aiuto, la mafia non finirà”.
Grasso ha parlato inoltre del senso di colpa provato per non aver trovato più accanto a sé due compagni di trincea, ed ha raccontato come quella vittoria nel Maxiprocesso sia stata pagata a caro prezzo per le stragi, “ma ha rappresentato un ridimensionamento della mafia, che ora è una cosa completamente diversa, che non si vuole far vedere, agisce sotto traccia e piano piano toglie la libertà. La ricetta? E’ la legalità, il coraggio di dire no”.
Gabriele Destefanis