Da 8.000 fino a 14.000 euro di maggiori esborsi, fiscali e parafiscali, per le piccole imprese, a maggiore ragione se costituite in forma di società di capitale a responsabilità limitata.
Queste stime sono state elaborate da CNA nazionale e rilanciate a livello locale, con riferimento all’analisi delle voci di costo indotte dal progetto di manovra economica e dai disegni collegati in materia fiscale e societaria.
“Se da una parte plaudiamo alla disposizione, racchiusa nel decreto fiscale, che stabilisce il principio dell’equo compenso anche per i lavoratori autonomi e professionisti indipendenti non iscritti ad alcun ordine professionale, realtà in aumento anche per effetto della crisi del lavoro dipendente – premette Patrizia Dalmasso, direttrice di CNA Cuneo – dall’altra vengono accresciuti in maniera diretta e indiretta i costi fiscali e operativi per le piccole imprese manifatturiere e terziarie, che rappresentano una realtà in espansione anche nella nostra provincia dove da alcuni anni risultano in crescita anche le società di capitale costituite in forma di Srl utilizzando anche le norme sulla semplificazione“.
Il riferimento è all’obbligo, esteso alle piccole Srl, comprese quelle oltre i dieci addetti, di dotarsi di un collegio od organismo di revisione contabile, spesa che il centro studi ha calcolato in 6000 euro per impresa in tali condizioni giuridiche e di fatto; quindi il rinvio al 2018 dell’Iri, l’imposta sui redditi dei piccoli imprenditori in contabilità ordinaria – individuali o società di persone – che potrebbero pagare solo il 24% forfettario sui propri utili.
“Il posticipo di tale doverosa agevolazione, per la quale numerose aziende si erano già attivate con i propri consulenti contabili per arrivare all’appuntamento con la nuova imposizione – prosegue Dalmasso – comporterebbe una mancata diminuzione del carico fiscale di circa 8000 euro in media per ogni imprenditore interessato“, prosegue Dalmasso: si parla di una platea di 250.000 contribuenti ordinari e di 175.000 Srl coinvolte, con effetti evidenti anche sul tessuto imprenditoriale della Granda: “Se prima si cerca di incentivare lo sviluppo dell’imprenditoria diffusa e la sua crescita, poi si deve garantire una certa coerenza nella prosecuzione di tali politiche”, conclude la dirigente di categoria.