“La legge forestale nazionale non è solo un importante strumento legislativo che aspettavamo da tempo. È un testo che modifica la percezione culturale e gestionale del bosco. Al ruolo protettivo e ambientale-paesaggistico si unisce il ruolo produttivo, sul quale Uncem insiste da tempo. Abbiamo in Italia 12 milioni di ettari di bosco, un terzo della superficie nazionale, che oggi non ha valore, è in abbandono, peggio del deserto africano”.
“12 milioni di ettari di cui 1 milione in Piemonte oggi restano lì, improduttivi, con l’Italia che importa 500mila tonnellate di legna da ardere e 700mila tonnellate di cippato e scarti in legno, oltre a eguali quantità di pellet, in crescita. La nuova legge ci dice che quel bosco deve tornare a essere usato, deve essere produttivo, creare valore, imprese, posti di lavoro. Perché deve essere gestito, con sostenibili piani di intervento, e ha oltre a questo enormi valori ecosistemici-ambientali che vanno riconosciuti e retribuiti ai territori”.
Così il Presidente Uncem Piemonte Lido Riba commenta la nuova legge forestale approvata dal Governo ieri. Uncem ha contributo alla stesura nelle consultazioni fatte a Roma e sui territori. “Per queste ringrazio in particolare il Viceministro Mipaaf Andrea Olivero per la determinazione e la lungimiranza“, spiega Riba. Il Piemonte potrebbe estrarre 20 milioni di quintali di legno l’anno dalle superfici oggi raggiungibili all’interno del milione di ettari di bosco che possiede. Ne usa invece solo 4 milioni.
Con la Regione Piemonte e l’Ipla, Uncem lavora da tempo per permettere a Unioni montane e Comuni di dotarsi di piani di gestione forestale, anche sovracomunali; gli Enti locali devono collaborare e sostenere le piccole imprese del settore, stringere sinergie tra sistema pubblico e privato nei settori delle bioenergie, della paleria, della produzione di semilavorati per l’industria. Ma anche insistere sulla certificazione forestale per le superfici, sull’impegno degli Operai forestali regionali per tutto l’anno e per compiti legati alla gestione attiva dei boschi, sulle filiere corte “di valle” (dalla gestione alla falegnameria, passando per boscaioli e segherie), sulla produzione di pellet e cippatino, sulla realizzazione di piattaforme logistiche di smistamento e valorizzazione di essenze e tipi di prodotto, sulla formazione – ad esempio con il Formont, leader nella formazione per le aree montane piemontesi – e soprattuto su sburocratizzazione, snellimento legislativo (dunque operativo) e sostegno fiscale (iva agevolata percentuale agevolata per premiare quelle filiere che rispettano determinati criteri sociali-ambientali).
“Il post-emergenza incendi, in molte aree del Piemonte, dimostra che prevenire vuol dire gestire bene. Oggi di gestito c’è pochissimo“, sottolinea Riba. Uncem, d’intesa con la Fondazione Montagne Italia, sta anche lavorando, nel quadro dell’uso di materiale “a chilometri zero”, sui Cam, i “Criteri ambientali minimi” (introdotti dal collegato ambientale alla legge di stabilità 2015) per i capitolati degli appalti dei Comuni, così da usare più materiale locale. Molti temi, che devono essere armonizzati. La legge nazionale va in questa direzione.
“Il bosco, grazie alla nuova legge, torna ad avere un pieno valore – afferma il Presidente nazionale Uncem, on. Enrico Borghi – in primo luogo in materia ambientale, in attuazione di quell’ecologia integrata sancita dalla Laudato Si di Papa Francesco, e degli accordi di Parigi sul clima, dunque per la lotta ai cambiamenti climatici. Non un patrimonio solo da contemplare, bensì da gestire efficacemente, con turni di taglio regolari, per evitare desertificazione, crisi idriche, dissesto idrogeologico“.
Il testo della nuova legge esalta così i “servizi ecosistemici-ambientali” che 12 milioni di ettari di bosco svolgono non solo per le aree montane, ma per le intere collettività, tutti i territori, in una rinnovata sussidiarietà ambientale e territoriale che va costruita tra poli urbani e aree interne del Paese. “Su questo stiamo lavorando a fondo – conclude Borghi – grazie alla Strategia nazionale per le Aree interne, alla Strategia per le Green Communities, a quanto disposto dal Collegato ambientale alla legge di bilancio 2015 e dalla legge sui piccoli Comuni“.
“Ora il lavoro prosegue – aggiunge Riba – Si tratta cioè di sistematizzare la normativa regionale avendo chiaro il quadro nazionale. Attendiamo i Decreti attuativi previsti dalla legge e speriamo si possa fare in fretta. Dare al bosco un valore vuol dire permettere alle imprese esistenti di crescere, a nuove aziende della filiera forestale di nascere e così generare posti di lavoro, pil e benessere equo e sostenibile. Vincono ambiente e sistemi economici territoriali“.
Cosa prevede in sintesi la nuova legge forestale:
– Delinea criteri innovativi di programmazione e pianificazione forestale;
– Fissa i criteri minimi uniformi per le attività di gestione forestale, demandando alle singole Regioni l’onere di declinarli tenendo conto dell’estrema varietà degli ecosistemi forestali italiani;
– Disciplina in modo nuovo la trasformazione di aree boscate in altra destinazione d’uso, mantenendo saldo il principio dell’obbligo di compensazione;
– Individua i principi cardine per la promozione e l’esercizio delle attività selvicolturali di gestione, anche attraverso la pianificazione di piste utili ai lavori forestali;
– Detta principi innovativi per facilitare e incentivare la gestione di superfici forestali accorpate, anche quando i proprietari siano molti e le superfici unitarie piccolissime;
– Rilancia l’attività della filiera vivaistica forestale nazionale;
– Pone il Ministero al centro di un coordinamento di Enti per la raccolta e la divulgazione di dati quantitativi e qualitativi sulle foreste.
I boschi del Piemonte. Alcuni numeri:
Dalla nuova carta forestale del Piemonte, anno 2016, risulta che la superficie forestale complessiva del Piemonte al 2016 è di 976.953 ettari. Nei boschi del Piemonte vivono quasi 1 miliardo di alberi e sono presenti ben 52 specie arboree e 40 specie arbustive con una grande variabilità di composizione e struttura, che riflette la complessità delle situazioni ambientali e gestionali. L’indice di boscosità è pari al 36,7% Nel quindicennio intercorso dal rilievo della precedente carta forestale (SIFOR – anno medio 2000), complessivamente si è registrato un incremento di 44.740 ha (4,6%), dato da un aumento per i soli boschi di 57.854 ha pari al 6,6%. Dei 941.888 ettari, ¾ sono costituiti da 5 Categorie forestali: Castagneti (22%), Faggete (15%), Robinieti (12%), Lariceti e Cembrete (10%) e Boscaglie pioniere e d’invasione (8%). In montagna la superficie forestale è pari a 663.070 ha con un indice di boscosità del territorio pari al 57%.