Per qualcuno San Valentino non è che l’ennesima ricorrenza commerciale, importata dagli Stati Uniti. Ma le origini sono antiche e pensate un pò, arrivano proprio dall’Italia. La ricorrenza di San Valentino ha sostituito in epoca cristiana la lupercalia romana, un rito dedicato alla fertilità e non all’amore romantico, celebrato il 14/15 febbraio.
Così nel 496 il Papa Gelasio I, considerando tale rito licenzioso, dedicò il 14 febbraio al culto del Santo e martire Valentino, vescovo di Terni, con lo scopo evidente di cristianizzare la festività romana facendolo in un certo modo diventare il protettore degli innamorati.
Il legame di San Valentino con l’amore si è rafforzato nei secoli, fino ad arrivare alla festa attuale, dove gli innamorati si regalano i mazzi di fiori, in particolare le rose, il fiore dell’amore per eccellenza.
Ma che fiori portiamo nelle nostre case per San Valentino? Guardiamo i dati commerciali attuali sulla vendita delle rose, visto che rimane il fiore di punta per la festa:
– Dal Perù ed Equador arrivano le rose rosse al prezzo da 1,20 (40 cm), a 2,50 (70 cm).
– Rose di provenienza Olanda al prezzo di 1,30 (seconda scelta) a 3,50 (Super)
– Dal Kenya arrivano delle rose coltivate sugli altipiani dai 2500 ai 3000 metri sopra il mare che si impongono sia come prodotto che come prezzo, partendo da 0,70/0,80 fino a un massimo di 1,80/2,00 sempre per rose rosse.
Il calo delle vendite delle rose prodotte dal mercato nazionale è da imputare principalmente alle rose provenienti in maggior parte da Kenya, Etiopia, Perù ed Equador, attraverso il mercato olandese, da coltivazioni dove non esiste alcun tipo di controllo fitosanitario (pari al nostro) e il prezzo delle stesse sul mercato italiano è semplicemente ridicolo. E’ sufficiente dare un’occhiata ai prezzi al dettaglio dei mazzi di rose o di fiori presenti nei supermercati per comprendere l’impossibilità di ciò che viene prodotto in italia di competere con questi prodotti dalla dubbia provenienza.
A questo si aggiungono i nuovi mezzi di compra/vendita che il web/internet e altri motori di comunicazione offrono in particolare ai giovani, per la possibilità di donare un fiore del tutto virtuale alla compagna/o amata/o ma soprattutto gratuito, e magari a più persone.
In più la difficoltà del mercato italiano di produrre a prezzi competitivi. Questo lo troviamo nel paragone tra: azienda italiana certificata e obbligata dalle norme severe a lavorare in termini di qualità e sicurezza, e azienda dove la manodopera è pari dello schiavismo e quindi senza il minimo rispetto né per la risorsa umana né per l’ambiente, utilizzando residui fitofarmaci che il mercato europeo ha eliminato perché fuorilegge.
Il settore ornamentale italiano dà lavoro a oltre 100 mila addetti impegnati in 30 mila aziende, generando un fatturato di 2,5 Miliardi Euro ed esporta prodotti per 700 Milioni Euro contro i 4,7 miliardi di euro dell’Olanda.
Il presidente di Asproflor, Renzo Marconi, ribadisce la richiesta di tutelare il florovivaismo made in Italy dalle importazioni a basso prezzo da paesi extraeuropei che penalizzano le produzioni nazionali.
Asproflor continua a incoraggiare e sensibilizzare gli innamorati ad acquistare fiori prodotti in Italia, e soprattutto in favore di fiori di stagione come primule e bulbose, ma anche azalee e orchidee (Phalenopsis).