Marco Perosino, sindaco di Priocca d’Alba e consigliere delegato della Provincia di Cuneo, è il candidato di Forza Italia al Senato nel collegio uninominale della provincia di Cuneo alle elezioni del prossimo 4 marzo.
Come si è concretizzata la sua candidatura al Senato e cosa l’ha spinta a dire di sì?
“Io sono nella politica da tanto tempo e in fondo ho sempre avuto questa idea, come una sorta di retropensiero: però nella mia vita sono passati dei treni che non ho preso, in passato non ho colto delle occasioni che mi si sono presentate, per questo ero arrivato al punto di non sperarci più. Poi c’è stata la vicenda di Alberto Cirio che ha rinunciato alla candidatura, proponendo il mio nome: in un attimo ho dovuto decidere, ed ho accettato. Non mi rendo ancora bene conto di cosa sia effettivamente, ma sono candidato: vedremo il 4 marzo cosa succederà, ma per il momento sono contento di come sta andando la campagna elettorale”.
Venendo al programma, tra i problemi più sentiti nella nostra provincia ci sono la viabilità e le carenze infrastrutturali. Qual è la sua posizione a riguardo?
“Io sono fautore di un piano pluriennale mastodontico di investimenti nelle infrastrutture, perché solo così potremo risolvere i problemi della viabilità, rimasta troppo indietro, ed in parte anche quelli legati all’occupazione e all’economia, considerando che le infrastrutture creano ricchezza, lavoro, aspettative, migliorano l’ambiente e l’estetica e soddisfano le esigenze dei cittadini. Io sono convinto che si debba fare un maxi piano di dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico attraverso una società che venda quote per 300-400 miliardi di euro, un importo fattibile già indicato da diversi esperti: così facendo, una parte degli incassi sarebbe destinata ad aggredire il debito pubblico, un’altra potrebbe essere utilizzata per le infrastrutture. Queste politiche devono essere attuate, altrimenti avremo una finanziaria di lacrime, sangue e miseria. Non è più tempo di pensare che la barca regga da sola, nascondendo i problemi: è necessario dare una scossa al Paese”.
Sul fronte della sicurezza, quali sono secondo lei le soluzioni da adottare?
“Oggi la mancanza di sicurezza è effettiva e la percepiscono tutti, in ogni luogo, dal paesino alla grande città. Siamo già invasi ovunque da italiani che delinquono, a questi si aggiunge la massa di diseredati che arrivano da tutto il mondo e che, con la scusa dell’accoglienza, vengono da noi e popolano giardini pubblici, vie e stazioni. Non siamo razzisti né xenofobi, il discorso è un altro: qualsiasi società può accettare persone che arrivano da fuori in una percentuale che sia assimilabile ed integrabile, ma qui siamo allo scoppio dei problemi di ordine pubblico, è necessario fare qualcosa. E a dircelo non può essere l’Europa, che non può insegnarci cosa dobbiamo fare: l’Europa va rinegoziata in toto, questa è un’altra questione importante. Mi dicano pure che sono populista, va bene così, perché io penso che se la maggioranza della gente ha un’idea e la esprime, ci vuole qualcuno che la rappresenti. Hanno ragione loro, se no non è democrazia”.
Una questione a cui lei tiene molto è quella del ruolo della politica, che deve tornare ad avere dignità e primato. Cosa significa?
“Oggi a gestire la società sono i grandi dirigenti pubblici ed in parte la magistratura, che evidentemente è andata fuori strada e che deve tornare sul binario giusto, quello dell’ordine e non del potere. E’ la politica che deve decidere, firmare e mandare avanti, perché se la politica per eseguire delega, non ne viene più fuori, per quanto riguarda i tempi e i modi. In questo senso dico che la politica deve tornare ad avere dignità e primato».
In molti però hanno perso un po’ di fiducia in questa politica.
“E’ vero, c’è un’idea negativa della politica, si sentono spesso frasi del tipo “tanto siete tutti uguali”. Ma io personalmente sento anche altre forze, che si erano un po’ disperse e che invece stanno recuperando la speranza che qualcosa di positivo su cui lavorare ci sia. Io rivolgo un appello agli uomini di buona volontà, ai “liberi e forti” di Sturzio, a tutti i partiti, affinché si contribuisca a far cambiare idea alla gente su questo aspetto; affinché quando si va a Roma si lavori, continuando a mantenere il contatto con la realtà da cui si viene: questo non basta dirlo, bisogna poi metterlo in pratica, ed è un impegno che io mi prendo”.
Altro tema importante e sentito: la difesa e la valorizzazione del “made in Italy”. Come deve avvenire?
“Parliamo di un ambito che è delegato alle Regioni, agli enti locali e alle varie associazioni, ma lo Stato deve avere la regia, perché è lo Stato che deve difendere il “made in Italy”. Come? Contrastando la formazione di leggi e regolamenti europei che sono contro di noi, come è accaduto con la nocciola, e potenziare il ministero del turismo. Anche le ambasciate e i consolati possono avere un ruolo in questo processo, smettendo di essere luogo di privilegio, e diventando luogo di diffusione del “made in Italy”, convogliando e mettendo in contatto imprenditori. Su questi aspetti c’è tanto spazio per lavorare e per migliorare”.
Con quale stato d’animo si avvicina a queste elezioni?
“Sono fiducioso, la campagna elettorale sta andando bene, stiamo avendo dei buoni riscontri. Io credo che possiamo farcela, perché vedo tanta gente disposta a scommettere su di noi”.
In conclusione, perché la gente dovrebbe votare per lei il 4 marzo?
“Il mio appello è agli indecisi, a chi non vuole andare a votare: voglio dire loro che se non partecipano, sono già fuori. Bisogna esprimere il proprio voto. Io credo che la nostra alleanza potrà imporsi e cercare di realizzare tutte le cose che si prefigge. Progetti che se da un lato rappresentano un sogno, dall’altro sono piccole cose che possono e devono incidere: i maxi investimenti, la riforma fiscale, la flat tax, l’aggressione al debito pubblico, ma anche un contatto diretto e continuo con la gente, per parlare in maniera chiara di cose concrete. Senza tutto questo, l’Italia è destinata a vivere periodi bui”.