Si è svolto ieri, giovedì 22 marzo, presso il Salone d’Onore del Municipio di Cuneo, un affollato incontro per presentare i ritrovamenti archeologici emersi durante i lavori di scavo del teleriscaldamento.
Introdotta dall’Assessore Serale, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo, rappresentata dalla Dott.ssa Egle Micheletto e dalla funzionaria archeologa territorialmente competente Deborah Rocchietti, ha illustrato quanto finora emerso, dopo circa un anno dall’inizio dei lavori del teleriscaldamento.
L’incontro è stato occasione per riprendere vecchi e nuovi dati dell’urbanistica cittadina e per affrontare aspetti legati allo sviluppo della città e delle sue strutture difensive a partire dall’epoca medievale e moderna.
Grazie all’ausilio di un video è stato possibile “vedere da vicino” quanto messo in luce nel corso degli scavi ed effettuare un percorso virtuale che ha consentito di sintetizzare ed analizzare contestualmente le strutture rinvenute nei diversi cantieri.
Quattro le aree dove sono emerse delle evidenze archeologiche:
1. fra C.so Solaro e via Lelio della Torre, dove è stato rinvenuto un tratto di muro di contenimento e due porzioni di gallerie sotterranee.
Secondo l’interpretazione della Soprintendenza, si tratterebbe delle mura difensive di cinta, databili dopo il 1550 (ma che subirono nel tempo successive ristrutturazioni, fino all’età napoleonica). Si tratta in ogni caso di una porzione, sia pure rimaneggiata, della «triplice cerchia di possenti mura» che Napoleone Bonaparte diede ordine di abbattere il 4 luglio 1800; i genieri francesi mapparono le costruzioni intorno alla città e 3 mila uomini impiegarono 14 mesi per raderle al suolo (il cui costo fu ripartito tra i Comuni di Cuneo, Saluzzo, Mondovì, Alba, Oneglia). Le gallerie sotterranee, riempite di terra, erano con tutta probabilità gallerie di contromina, ovvero scavate per prevenire gli attacchi sotterranei degli assedianti.
La Soprintendenza, di concerto con la Provincia di Cuneo e i settori Ambiente e Territorio (ufficio Urbanistica) e Lavori Pubblici della Città di Cuneo, ha proposto alla ditta appaltatrice dei lavori di studiare e presentare una variante di progetto, che è stata recepita, per non intaccare né compromettere i rinvenimenti murari antichi, che, dopo le opportune analisi, verranno conservati in situ, ovvero ricoperti.
La Soprintendenza, ente proprietario e che ha pertanto giurisdizione prioritaria sui beni rinvenuti, ritiene infatti impossibile valorizzare sul posto questi reperti in quanto al sotto del livello del suolo, ma ha proposto che, con le nuove tecnologie e con le ricostruzioni digitali, se ne chiarisca l’importanza al museo o in altre istituzioni culturali della città.
Il Museo civico di Cuneo, grazie al recente riallestimento della sezione archeologica, ha in dotazione una tecnologia interamente compatibile per software di ricostruzione digitale e in 3D.
Nelle altre zone in cui sono stati rinvenute e documentate strutture di interesse archeologico, lo studio cronologico e di tipo insediativo-urbanistico è invece ancora agli inizi:
2. in Corso Kennedy, all’altezza del Complesso di San Francesco in Cuneo, dove sono state rinvenute parti degli orti del chiostro a nord del complesso conventuale, o comunque tracce di abitato “di servizio” al convento e contestuali alla fase più antica del complesso, prima della ristrutturazione ottocentesca;
3. in via XX settembre, dove sono state rinvenute porzioni di mura pressoché coeve a quelle di C.so Solaro, già in parte intercettate e intaccate da lavori infrastrutturali più recenti;
4. nell’isolato di Santa Croce in via Fratelli Vaschetto dove sono emerse tracce dell’abitato 6-700 esco e un muro del convento monacale delle Terziarie, edificato intorno al 1700.