Venerdì sera 20 aprile (momento idealmente collegato alla «Festa della Liberazione», «25 Aprile»), la sala incontri di «Casa Ambrosino» (Via Vittorio Bersezio) era gremita per il momento organizzato dal la Biblioteca Civica «Giulia e Stefano Bottasso», con Comune ed Istituto Storico Bellunese della Resistenza e della Società Contemporanea.
Era «Serata di Memoria e Conversazione», sul tema «Le madri del soldato – Popolazione civile e sbandati dopo l’8 settembre 1943». L’apertura serata è stato affidata a «I Musicantum», con intensi brani legati alla tradizione alpina. Saluto è arrivato dal Sindaco, che ha presentato l’appuntamento come il raro esempio di racconto di «belle storie finite bene», arrivate da voci e scritti di persone umili, forti ed oneste, capaci di non perdere la speranza anche nei momenti più difficili. Queste memorie sono anche quelle della solidarietà tra due popolazioni alpine distanti.
Si è voluto unire l’episodio dei soldati piemontesi sul fronte della Prima Guerra Mondiale (che si snodava dal Trentino al Carso) aiutati dopo la rotta di Caporetto, di ormai centouno anni fa, obbligati alla ritirata sin al Piave, con la solidarietà della popolazione locale, cuneese, verso i soldati sbandati della IV Armata, di stanza in Provenza, dopo la dissoluzione di esercito e Stato in seguito all’armistizio reso pubblico l’8 settembre 1943, tra italiani e truppe alleate, con la, prevedibile, dura, reazione tedesca. A Peveragno si segnalò particolarmente la famiglia di Pietro Macagno, i cui discendenti erano in Sala.
Gli interventi, dopo quelli fatti il mattino nelle scuole, sono stati di Elvio Bez, di Longarone (il paese reso celebre dal disastro della diga del Vajont, durante il quale fu travolto), il cui padre Leone, «penna nera», aiutato dai peveragnesi, riuscì a «tornare a casa», e del professor Francesco Piero Franchi (dell’Istituto Storico Bellunese della Resistenza e della Società Contemporanea), pieni di garbo, cortesia, tono pacato e tanta documentazione, accademici, molto apprezzati dai presenti. Erano disponibili copie del volume scritto dai due relatori «Fame, paura, speranza – La Todt nel Longaronese e dintorni (1943-45)».