Questa mia lettera vuole essere anche a nome di tutte le persone non più giovani derubate dei loro beni nelle proprie case, dopo aver lavorato dagli anni del dopoguerra per ricostruire il Paese Italia «nel bene» e poter far crescere i propri figli «nel giusto».
Ora pensionati , così veniamo ripagati! La sera del 26 luglio, Sant’Anna, mentre, con mio marito, ero seduta sotto il porticato di casa, sono entrati i ladri, passando dalla vicina cucina, con una tecnica che direi elegante. Erano sicuramente giovani addestrati, con ben chiaro l’obiettivo, diretti verso una unica camera, in cui chiudersi. Hanno fatto razzia di tutto, oro, portafogli e documenti, come se avessero una descrizione dettagliata della casa e dei nostri movimenti, specie di quella sera, come guidati sapendo di poter fuggire dal terrazzo.
Oltre al valore dell’oro rubato vi erano anche i ricordi, le cose per me più preziose come il «Marenghino» del mio bisnonno Giubergia, acquistato in Francia nell’Ottocento, con tanti sacrifici da lui, padre di sette figli. Per dare una di quelle monete ad ognuno di loro andava a lavorare oltre le Alpi, a «fare la stagione», con cui anche manteneva la famiglia. Mi fu regalato dalla mia nonna Anna ed io lo avevo fatto incastonare in anello adeguato. Sono spariti anche l’orologio della mia mamma, caro al mio cuore, e la mia fede nuziale con la scritta all’interno: «F. a A. 25.05.1964» (che non avevo al dito perché mi ero fatta male ad una mano).
Quando ti rubano i ricordi ti rubano l’anima, il cuore e la dignità di essere umano, è un reato che andrebbe condannato come omicidio. Non potrò trasmettere ai miei figli e nipoti questi ricordi di famiglia. Non perdonerò mai! Maledetti!
Se avessimo incontrato i ladri, e ci è mancato poco, certamente avremmo reagito per difenderci, come istinto di ogni essere umano nella sua casa, ma avremmo rischiato di passare addirittura dalla parte del torto… Mi domando: da che parte sta la legge?
Quando entriamo in quella stanza proviamo una sensazione strana, si avverte l’odore del «male», di esseri immondi, dal sangue immondo, passati lì a violare la cosa più sacra: l’intimità della propria casa. Ti arriva allora la paura, non riesci a dormire e pensi. Pensi e, forse, hai capito, ma ti è proibito dire, ti senti solo ed abbandonato…
Da circa un mese una auto nera, rumorosa, girava stranamente lungo la strada antistante, anche a luci spente, tra Montefallonio e Peveragno, notata e segnalata da tanti, anche quella sera…
Voglio ringraziare l’Arma dei Carabinieri del pronto intervento e delle parole fraterne, di conforto, che porto sempre nel cuore. Grazie a tute le Forze dell’Ordine che svolgono con eccellenza ed il massimo impegno il loro lavoro, anche a nome di tante persone come me e mio marito.
Come figlia di un reduce della guerra di Russia sento il dovere di dire: «Uno Stato che non riesce a dare sicurezza anche all’ultimo dei suoi Cittadini è perdente, fallito!». Tutto il resto son solamente chiacchere! Ai Giovani… Un Carme!!!
Anna Grosso – Peveragno