Parafrasando Forrest Gump si potrebbe dire che “burocrate è chi il burocrate fa”. Nel senso che non è la tipologia di occupazione a determinare l’approccio con il quale la si svolge, ne è una prova tangibile il piemontese Giuseppe Baldino, direttore regionale di Inps Piemonte, il quale, invece di chiudersi nella sua torre d’avorio fatta di numeri, cerca di attivare
un canale di comunicazione diretto tra il suo ente e i cittadini, con sommo beneficio
per entrambi.
Dottor Baldino, tutto il suo percorso professionale ha avuto luogo all’interno dell’Inps. Ciò incide sugli stimoli?
«A maggior ragione ora che sono tornato in Piemonte,
di stimoli non me ne mancano davvero. Nel proprio territorio d’origine ci sono sempre più possibilità di portare avanti iniziative collaterali e, in questo momento, la nostra regione è presa a modello per le tante azioni intraprese».
A cosa si riferisce?
«Da quando sono a capo della Direzione regionale,
l’Inps partecipa al Salone del libro. Più d’uno avrà pensato che fosse fuori luogo, invece ha avuto un ottimo riscontro da parte della popolazione, con cinque-sei postazioni presso cui i colleghi hanno lavorato in maniera continuativa. È stato un modo per distribuire in pochi giorni 2.000-2.500 Pin per l’accesso personalizzato, cosa che significa eliminare
2.000-2.500 persone in coda agli sportelli. Molti hanno chiesto l’estratto contributivo
per capire quando potranno andare in pensione. Tutto risparmio di tempo e una buona occasione per prendere consapevolezza di come i dipendenti Inps siano davvero
a disposizione, non rappresentando affatto un apparato burocratico elefantiaco.
Sono iniziative che possono sembrare estemporanee, ma in realtà vanno nella direzione giusta: quella di avvicinare l’Inps al cittadino e il cittadino all’Inps. Nello scorso autunno, inoltre, abbiamo tenuto un convegno alla “Ferrero” di Alba da cui si è sviluppata un’altra iniziativa a favore dei dipendenti: per tre giorni siamo andati in azienda con un “truck”:
i nostri addetti erano disponibili per tutti i lavoratori della “Ferrero”, su prenotazione, al fine di realizzare una serie di consulenze circa la loro situazione pensionistica. Grazie anche alla collaborazione e alla lungimiranza della “Ferrero”, buona parte dei dipendenti non avrà bisogno di recarsi presso l’agenzia Inps di Alba e questo mi pare un vantaggio sia per loro che per noi. Anche il presidente, Tito Boeri, si è complimentato con noi per l’esperienza fatta con la “Ferrero”: non è usuale che si porti l’ufficio presso la sede di un’azienda! Adesso altre realtà ci stanno chiedendo lo stesso tipo di servizio e noi lo faremo».
Mi pare di capire che il ruolo di un direttore regionale non sia solo quello di raccordo tra il nazionale e il locale…
«Ritengo che sia inutile una presenza da perfetto burocrate, impegnato solo a registrare dati. Mi piace pensare di poter avere un ruolo nella comunicazione con i cittadini, facendo capire quali sono i compiti dell’Inps che, storicamente, è vista solo come produttore
di pensioni e collettore di contributi. Ho fatto fare un conto che somma tutte le attività che svolgiamo e si arriva a oltre quattrocento tipologie di servizi forniti. Molta gente non lo sa, come pure ignora alcuni diritti. Abbiamo istituti che sono poco percorsi e che in realtà sono istituti di legge utili».
Quali àmbiti vi danno più da fare?
« Il mondo del “welfare” in questi ultimi tempi è quello che presenta più novità,
con il reddito di inclusione e Naspi. Anche le pensioni contemplano istituti sui quali occorre lavorare molto, come “Ape social” e “Ape volontaria”. In questi campi la variabilità normativa ci obbliga quasi mensilmente ad adeguarci a quelle che sono le indicazioni
del Ministero o del Governo, con un impegno da parte del personale davvero notevole, anche tenendo conto del fatto che siamo stati soggetti a un blocco del “turn-over” ultradecennale. Proprio in questi mesi stanno per volgere al termine due concorsi per oltre 900 posti. L’auspicio è che arrivi un po’ di gente per riequilibrare le sedi provinciali dove c’è grande carenza. Abbiamo un’età media dei dipendenti che supera i 56 anni:
o c’è una iniezione di gente nuova o si rischia lo stallo».
«Da quando sono in Piemonte», conclude Baldino, «ho lavorato sulla comunicazione.
Per esempio, abbiamo messo in piedi una collaborazione con gli istituti scolastici superiori: andiamo nelle scuole con i nostri funzionari per raccontare che cos’è l’Inps, spiegare quali sono le prospettive per il loro futuro contributivo e a cosa badare quando si sottoscrive
un contratto di lavoro. Abbiamo riscontrato un grado di preparazione alto e inaspettato!».