L’hanno chiamata operazione Gerione, dal mostro demoniaco della Divina Commedia simbolo della falsità. Ad alcune settimane dall’irruzione nel campo nomadi di Cuneo, con l’arresto di 6 persone, i carabinieri hanno fornito maggiori dettagli sull’indagine che ha consentito di incastrare i responsabili di 30 furti in abitazione e di una rapina, tutti colpi messi a segno nel cuneese (Cuneo, Busca, Cervasca, Alba, Saluzzo, Verzuolo e Bra) tra la fine di ottobre 2017 e l’inizio di aprile 2018.
Tra denaro contante, gioielli e carte bancomat con cui poi effettuare acquisti o prelievi, il valore della refurtiva si aggira intorno ai 55 mila euro. L’attività è stata svolta dal Nucleo Investigativo del comando provinciale di Cuneo e dal Nucleo Operativo e Radiomobile, con il coordinamento della Procura. Tutti nomadi di etnia sinti gli arrestati: in carcere sono finiti Isabella Cerutti (43 anni), suo marito Manuel Lafleur (49) e il genero Fabio Debar (32); obbligo di dimora per Saimon Cerutti (31), Bruno Bagnasco (59) e Mattia Arneodo (20).
Il modus operandi utilizzato dal gruppo criminale era per certi versi originale, ma molto efficace: “Si articolava in diverse fasi – ha spiegato nel corso della conferenza stampa il capitano Giampaolo Canu, comandante del Nucleo Investigativo -: l’esplorazione, l’aggancio, la fase operativa e quella finale”. Nella prima avveniva un pattugliamento nelle vie dei centri urbani, individuando la futura vittima, che era sempre anziana e sola, osservando dove riponeva le chiavi dell’abitazione.
La seconda parte del piano era solitamente prerogativa di Isabella Cerutti, la donna del sodalizio, che avvicinava la vittima e ne carpiva la fiducia. Uno dei metodi più utilizzati era quello di fingersi interessata all’acquisto di una casa in zona, chiedendo informazioni alla persona anziana, per poi sottrarle le chiavi dell’abitazione senza che se ne accorgesse. Quindi la terza fase, quella operativa, con l’ingresso in casa e il furto, prima dell’ultima, l’allontanamento con la refurtiva e le chiavi lasciate nelle immediate vicinanze.
Solitamente andava tutto liscio, ma non sempre. In un caso uno degli autori è stato sorpreso in casa dall’arrivo del figlio dell’anziana vittima: per fuggire, il malvivente ha spruzzato dello spray urticante sul volto dell’uomo, riuscendo a guadagnare l’uscita. In un’altra occasione, sorpresi mentre stavano forzando una cassaforte, i criminali si sono finti carabinieri intervenuti per un sopralluogo di furto, sfruttando lo stratagemma per allontanarsi con la refurtiva.
Per portare a termine i colpi, i componenti del gruppo utilizzavano un’auto intestata a terzi, con cui si potevano spostare sul territorio, e utenze telefoniche con prestanomi per creare una rete chiusa difficile da individuare. Nel corso delle perquisizioni, i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato, oltre ai monili, pc, navigatori satellitari, telefoni, tablet, 1100 euro in contanti e altro materiale (due motoseghe, due decespugliatori, una lama livellatrice ed una motosega) provento dei furti, gli abiti utilizzati dagli indagati durante i reati, una tonnellata e 122 chilogrammi di rame rubati alle ferrovie italiane, una pistola giocattolo priva del tappo rosso ed un apparecchio elettronico per la rilevazione di radiofrequenze e due ricetrasmittenti.
“C’è stata una grande attenzione nei confronti delle vittime dei furti – ha detto il capitano Domenico De Biasio, comandante della compagnia di Cuneo -: hanno subito un forte impatto emotivo in seguito a questi episodi, per questo li abbiamo assistiti con grande sensibilità e delicatezza in ogni fase delle indagini”.
I carabinieri mettono in guardia le persone anziane e sole da possibili raggiri simili, e invitano chi avesse subito un furto con queste modalità a denunciare l’accaduto: “E’ importante che si facciano avanti, superando i traumi emotivi”, ha concluso il comandante provinciale del Reparto Operativo Marco Pettinato.