Ispirata dal desiderio di coniugare un ambiente di indiscussa bellezza con una proposta culturale-musicale di alto profilo, Suoni dal Monviso ha festeggiato con grande successo la sua 14ª edizione, nella quale l’universo musicale è stato abbracciato in tutti i suoi generi, in un cartellone che, mai come quest’anno, nei sui 7 concerti, distribuiti dal 30 giugno al 20 ottobre, ha presentato la musica a 360°.
«Se il Consiglio di Coordinamento del programma Uomo e Biosfera (MaB) dell’Unesco ha eletto il Monviso a “patrimonio dell’umanità intera” – ha detto il direttore artistico della stagione, Enrico Miolano – Suoni dal Monviso ha voluto declinare questo prestigioso riconoscimento coniugando “cultura, arte e montagna in una proposta musicale di alto livello, articolata su più appuntamenti a quote diverse, capace di valorizzare il territorio alpino e le sue genti in un modo inedito e stimolante”.
Suoni dal Monviso 2018, ha goduto di un respiro europeo e si è potuto fregiare del marchio ufficiale “Dell’Anno europeo del patrimonio culturale”. Il festival è stato co-realizzato con altri soggetti: in primis il Parco del Monviso, e poi tutti gli Enti Pubblici di riferimento sul territorio, che appartengono proprio all’Area Mab Unesco: l’Unione Montana dei Comuni del Monviso, l’Unione Montana dei Comuni della Valle Varaita, Il Bim Valle Po, il Bim Valle Varaita e i Comuni di Saluzzo, Crissolo, Ostana, Paesana, Sanfront, Brossasco, Busca, e Pontechianale.
Ma la sinergia si è estesa anche ad altre realtà, e i Polifonici del Marchesato, registi della stagione, hanno “fatto rete” con molte realtà locali, tra cui: la Diocesi di Saluzzo, l’Associazione Culturale “Arte, Terra e Cielo”, l’Atl del cuneese, l’organizzazione di Volontariato Adas-Fidas.
A garantire la sostenibilità economica di un progetto così vasto, che si chiuderà, quest’anno, intorno alla cifra di 100.000 euro, vi è stato il prezioso sostegno delle Fondazioni Bancarie: Cr Torino, Cr Cuneo e Cr Saluzzo; inoltre, vi sono stati numerosi sponsor privati, che da anni credono nell’iniziativa, e vi è il contributo del pubblico, attraverso lo sbigliettamento adottato per 2 dei 7 concerti in programma.
La promozione in chiave turistica è evidente. Le oltre 9000 presenze fatte registrare nel 2018, le 95.000 presenze nelle precedenti 13 edizioni sono lì a testimoniare questo grande risultato. Attraverso l’organizzazione di questa rassegna, l’Associazione Corale I Polifonici del Marchesato ha contribuito in modo forte a recuperare e a rafforzare le identità locali. Oltre ai luoghi incontaminati, la scelta è poi ricaduta in maniera inequivocabile su alcuni siti dall’elevata valenza architettonica, e ci riferiamo, in particolare: alla Villa Belvedere, già Villa Radicati, a Saluzzo, e la Chiesa Cattedrale di Saluzzo, andando, in questo modo, a valorizzare location dal patrimonio storico inestimabile.
Una stagione “al passo coi tempi” nella quale non sono mancati gli elementi di innovazione. La particolare location dei concerti ha reso, già di per se stessa, innovativa l’intera proposta, ma si è mirato a promuovere la creatività tramite una sperimentazione innovativa della contaminazione tra musica, suono e vocalità. Il progetto “Il Viandante”, in particolare, è stato un Varietà di suoni e parole. Un “concerto rappresentato” con la partecipazione di un doppio coro, un quartetto jazz e una voce narrante.
La programmazione ha proposto, poi, un mix di stili e repertori: popolare “colto” con “Il Viandante”; folk – con il coro Au Choeurs des Collines di Cottance (Lione); pop e leggero con la presenza della cantante Noemi, gospel con lo spettacolo del Sunshine Gospel Choir, senza dimenticare le due “perle” di questa stagione: il concerto del pianista Giovanni Allevi, accompagnato dalla sua orchestra, e la “monumentale” esecuzione della Messa di Gloria di Puccini che, sabato 20 ottobre, ha chiuso la stagione nella cattedrale di Saluzzo, con l’Orchestra Bruni di Cuneo e i Polifonici del Marchesato, in un duomo traboccante di pubblico.
Una programmazione che ha previsto eventi sia in bassa che in alta quota: con l’obbiettivo di coinvolgere target diversi di pubblico, con una speciale attenzione nei confronti del mondo giovanile, nell’ottica di avvicinare ed affezionare alla montagna e alla musica anche chi non ha consuetudine con gli ambienti alpini e con diversi generi musicali. I giovani sono stati al centro di tutte le scelte e, sul fronte artistico, il 70% dei 350 concertisti impegnati sul palco di Suoni dal Monviso ha meno di 30 anni. Sul versante del pubblico, infine, la rassegna ha coinvolto tutte le fasce di età e tutte le categorie, con l’obiettivo di favorire la crescita di un pubblico competente, a partire proprio dai più giovani.
«Nei nostri intenti, l’ambiente alpino non è il semplice sfondo dove realizzare una manifestazione musicale, ma il fulcro e il senso stesso dell’iniziativa. Senza la montagna, senza il Monviso, non sarebbe nata l’idea. In generale, l’originalità delle sedi scelte si conferma nel significato – identitario, culturale, sportivo, ambientale – che il Monviso rappresenta per il nostro territorio».
Suoni dal Monviso è servito… il trait d’union tra la montagna declamata da Virgilio (il pinifero Vesulus dell’Eneide) e la musica, dunque… continua.
c.s.