Rete senza fili e, come si può guarire o, quantomeno, curare dalla dipendenza da Internet. E’ questo il filo conduttore di un progetto presentato dal dipartimento Dipendenze dell’Asl CN2 che ha ottenuto un finanziamento di 432 mila euro dal Centro nazionale per la Prevenzione e il controllo delle Malattie.
Nel progetto di cui è partner la Regione Piemonte, sono state coinvolte ognuno nel proprio ambito di competenza territoriale, anche il Veneto, la Toscana, le Marche e la Sicilia.
“La dipendenza da Internet (IAD – Internet Addiction Disorder) pur non essendo stata inserita come categoria diagnostica all’interno del manuale, è stata oggetto di un’attenzione crescente da parte degli esperti – spiega il dott. Giuseppe Sacchetto -. Si tratta perlopiù di un superinvestimento nelle attività online, che satura il tempo e le energie dedicate alle altre sfere esistenziali, accompagnandosi a incapacità di controllo, sintomi assistenziali e talvolta a fenomeni di ritiro sociale. L’attaccamento allo smartphone è simile alle altre forme di dipendenza, causando interferenze nella produzione della dopamina, il neurotrasmettitore che regola il circuito della ricompensa, portando a innalzare i livelli di questa sostanza ogni volta che compare una notifica sul cellulare”.
I dati ISTAT ci dicono, inoltre, che il 94% dei giovani tra i 15 e i 17 anni usano internet e che l’82% lo fa tutti i giorni. Da un lato, le tecnologie mediali costituiscono una grande opportunità informativa e formativa per i giovani, permettendo l’accesso a una mole sconfinata di informazioni e di esperienze e consentendo nuove forme “relazionali”. Per gli adolescenti, alle prese con i difficili compiti di sviluppo, Internet rappresenta un ambito dalle grandi potenzialità per la comunicazione tra pari, l’esplorazione identitaria e il processo di socializzazione, grazie alle possibilità auto-espressive offerte da alcuni suoi applicativi. Tuttavia, i cambiamenti nelle modalità comunicative e relazionali non sono esenti da rischi evolutivi.
Inoltre, l’abuso della tecnologia può provocare gravi interferenze nella vita quotidiana, con conseguenze sulla salute mentale dei soggetti: sulla dimensione emotivo-affettiva, sull’autostima e sull’interazione con la realtà. L’uso di applicazioni quali WhatsApp limita l’apprendimento di adeguate capacità relazionali, poiché la comunicazione non verbale rappresenta circa il 75% dei messaggi inviati attraverso questo strumento. È necessario pertanto prevenire l’insorgere di comportamenti a rischio, incoraggiando un uso consapevole delle nuove tecnologie, finalizzato a promuovere la salute mentale dei ragazzi.
“Il progetto – prosegue il dott. Sacchetto – ha lo scopo di sostenere interventi laboratoriali volti a prevenire e contrastare le nuove forme di dipendenza da Internet, soprattutto nella fascia giovanile, sperimentando e mettendo a sistema un insieme di approcci metodologici già attivati in alcune regioni aderenti, individuando quindi un modello di intervento esportabile, rafforzando la rete dei servizi socio-sanitari e potenziando gli strumenti per l’incontro tra la domanda dei cittadini e l’offerta delle risorse territoriali”.
Le fasi preliminari del progetto saranno utilizzate per: 1) armonizzare la strategia di intervento. 2) Formazione di referenti regionali e gli operatori sociosanitari sul tema delle tecnologie e della prevenzione dei rischi connessi e si condividerà un modello di intervento comune basato sulla partecipazione attiva di ragazzi, di insegnanti e di genitori. 3) Avviamento di una formazione per gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie di I grado 4) Sviluppo in modo partecipato e a livello locale di un percorso laboratoriale tenuto dagli operatori sociosanitari, dedicato alle tecnologie e rivolto a un range compreso tra gli studenti dell’ultimo anno della Scuola Primaria e i tre anni della Scuola Secondaria di I grado. 5) Il mondo adulto (genitori, nonni, comunità) sarà sensibilizzato nella costruzione di un corretto rapporto con le nuove tecnologie e con i social network.
“Si tratta di un riconoscimento di grande valore per i due risvolti sui quali il progetto intende incardinarsi, vale a dire quello sociale da un lato e quello scientifico dall’altro – ha detto Massimo Veglio Direttore generale dell’Asl CN2 –. Aver ottenuto un finanziamento che ci permette di continuare il lavoro svolto fino ad ora è una garanzia per i cittadini della nostra Asl ma, certo che tale esperienza potrà essere esportata anche su altri territori, potrà essere utile anche per i cittadini della regione”.
c.s.