Quella cosa strana che si chiama normalità. Il calcio italiano, in particolar modo laddove dilettantismo e professionismo confinano, spesso incrociandosi, è ormai tristemente abituato a vivere condizioni surreali extra-campo, tra fallimenti, rinvii e sentenze.
Anche il 2018 non è stato immune, a partire dai casi Arezzo e Gavorrano dello scorso anno, per arrivare all’assurda prima parte di 2018/19. L’eterna diatriba tra le squadre richiedenti un ritorno immediato in Serie B e la federazione, a suon di carte bollate, le fidejussioni mai arrivate o arrivate in ritardo, gli stipendi non pagati.
All’alba del nuovo anno, quindi, la sensazione è che ci troveremo costretti ad assistere a proiezioni già viste. Sono dodici le partite ancora in stallo nel girone A di Serie C, dove in questo momento imperversa la situazione-Pro Piacenza, che, come e più del Matera, è afflitta da una condizione destinata a sfociare nell’esclusione dal campionato.
Da tre gare gli emiliani non scendono in campo, molti giocatori scioperanti hanno già lasciato la città da settimane e con la sempre più probabile esclusione dal match contro l’Alessandria del 20 gennaio prossimo, si sancirà l’uscita di scena della Pro, con conseguente solita incertezza sull’annullamento dei risultati ottenuti in precedenza e campionato già di fatto falsato.
Con la Virtus Entella che dovrà recuperare nei prossimi mesi almeno cinque partite (una sesta sarebbe proprio contro la Pro Piacenza), c’è da immaginare che saranno settimane intense.
Sempre che anche quelle società che certamente saranno afflitte da nuove penalizzazioni (ahinoi, anche il Cuneo) non vivano situazioni simil-Pro Piacenza, generando una primavera surreale. Una cosa è certa: i prossimi diciotto giorni (prima del ritorno in campo) saranno lunghissimi e nel contempo fondamentali, per capire “di che morte morirà” la Serie C. La solita, sconclusionata, Serie C.