Nelle prime ore di questa mattina, al termine di serrate indagini, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Alessandria e della Compagnia di Acqui Terme hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto A. P., una ragazza 24enne cittadina albanese da anni residente ad Ovada con la famiglia, quale presunta autrice dell’omicidio di Garitta Massimo, il cui cadavere – come si ricorderà – era stato rinvenuto in un campo sito nel comune di Ovada nel primo pomeriggio del 1° gennaio.
Al rinvenimento si era pervenuti grazie alla segnalazione di un passeggero del treno regionale in transito sulla Genova – Acqui Terme, che aveva appunto scorto un corpo inanimato giacente in un campo ricompreso tra la citata linea ferroviaria e la SP 456 del Turchino, nel territorio del comune di Ovada (AL).
Giunti sul posto immediatamente dopo i VV.FF. ed il personale del 118, sotto l’iniziale direzione del Comandante della locale Compagnia, i Carabinieri di Acqui Terme avevano provveduto a preservare la scena del crimine, apparendo da subito chiara la natura violenta della morte della vittima, immediatamente identificata perché già nota all’Arma locale quale tossicodipendente e pregiudicato.
Terminati i rilievi tecnici più urgenti a cura della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo di Alessandria ed un primo esame del cadavere da parte del medico legale, il Sostituto Procuratore della Repubblica di Alessandria, dott.ssa Eleonora Guerra, intervenuta nel frattempo sul posto, ne disponeva la rimozione.
Il quadro investigativo a quel punto delineatosi consentiva di ritenere come la morte violenta di Garitta fosse stata determinata a seguito di investimento da parte di un autoveicolo e che tale investimento fosse avvenuto all’interno del campo, in corrispondenza del luogo di rinvenimento del cadavere.
In particolare, in un contesto d’indagine reso alquanto sfuggente dalle peculiari condizioni di vita della vittima, appariva promettente un indizio emerso nel corso dei rilievi tecnici sugli indumenti indossati dalla vittima. Infatti, sul giubbotto della vittima erano rimasti impressi in modo eccezionalmente nitido alcuni caratteri alfanumerici ed un marchio di fabbrica, che successivamente sarebbero risultati riconducibili ai caratteri identificativi di un tipo di marmitta montato su diversi modelli del gruppo FCA, tra cui la Lancia Y.
Ed in effetti, il frenetico ed infaticabile lavorio investigativo svolto nelle ore successive dal personale del Nucleo Investigativo di Alessandria e della Compagnia di Acqui Terme avrebbe permesso di acquisire, in direzione del tutto convergente, sia due testimonianze – che concordemente collocavano la vittima a bordo di una Lancia Y di colore scuro condotta da una ragazza le cui caratteristiche somatiche venivano riferite solo sommariamente –, sia alcuni frame di plurime telecamere installate lungo la viabilità cittadina, sia i dati di un apparato di lettura targhe, elementi che conducevano all’individuazione dell’autovettura in uso, tra gli altri, anche all’indagata, individuazione confermata proprio dal seriale stampigliato sulla marmitta di quello stesso veicolo.
Inoltre, il disegno degli pneumatici montati sulla Lancia Y in uso all’indagata corrispondeva a quello rilevato nel corso degli accertamenti tecnici esperiti sulle tracce di pneumatici rinvenute sul luogo del delitto.
Gli esiti eloquenti dell’attività tecnica nel frattempo condotta nei confronti dell’indagata e degli altri membri della sua famiglia, l’analisi del traffico telefonico di tutte le utenze emerse nel contesto investigativo così consolidatosi, nonché da ultimo il tenore delle dichiarazioni confessorie rese nella notte dall’indagata, nel corso dell’interrogatorio dinanzi al P.M., insieme ad un circostanziato pericolo di fuga, hanno determinato l’adozione del provvedimento di fermo operato questa mattina.
E’ ancora oggetto di accertamenti l’esatta determinazione del movente, per quanto in via di prima approssimazione lo si possa ipotizzare come strettamente legato alle peculiari condizioni di vita di entrambi.