A quaranta giorni dalla prima sfilata del Carlevè ‘d Mondvì, in programma domenica 24 febbraio, la macchina organizzativa scalda già i motori: il Moro e la sua Corte scalpitano, l’edizione 2019 del carnevale monregalese è alle porte. La prima uscita ufficiale di sua Maestà, il saraceno più rinomato del Monte Regale, interpretato per la prima volta da Guido Bessone, è già in calendario: domenica 20 gennaio le maschere del carlevè monregalese entreranno ufficialmente in scena in Liguria, precisamente a Savona.
Nell’occasione, il Moro sancirà il gemellaggio ufficiale dell’edizione 2019 con le Landzette, in arrivo sulla riviera ligure direttamente dalla Valle del Gran San Bernardo, sferzata da gelidi venti e per questo soprannominata “Coumba Freida”. Tuttavia, il freddo e il gelo sono attenuati in gennaio e febbraio proprio dal calore e dalla passione con la quale gli abitanti si dedicano all’organizzazione del carnevale più curioso della Valle d’Aosta. I costumi tipici di questo spettacolo risalgono al maggio del 1800: la tradizione lega infatti la nascita del carnevale al passaggio di Napoleone attraverso il Colle del Gran San Bernardo durante la campagna d’Italia.
I costumi sarebbero dunque la trasposizione allegorica delle uniformi dei soldati francesi. Ritroviamo inoltre l’orso che rappresenta l’avvicendarsi della primavera; le code dei muli, che rappresentano i venti e servono per allontanare le correnti d’aria nefaste; gli specchi sui costumi, che devono scacciare gli spiriti maligni; il colore rosso, che simboleggia la forza e il vigore e che, anch’esso, ha il potere di esorcizzare i malefici e le disgrazie.
Durante il corteo, le maschere visitano le famiglie; entrano nelle case, ballano nelle strade e nelle piazze, mangiano e bevono ciò che viene loro offerto. Ed è proprio per ricordare questa secolare tradizione che il Carnevale di Mondovì si unisce in gemellaggio con la vicina Valle d’Aosta, il Moro incontrerà le Landzette: dopo l’incontro con Chicchirichella, maschera umbra gemellata con Mondovì per l’edizione 2018, ecco che per la prima volta Piemonte e la vallata della Dora Baltea saranno unite in gemellaggio ufficiale nei lieti giorni del Carlevè.
«Siamo pronti, si parte! – afferma Enrico Natta, presidente della Famija Monregaleisa – La vicinanza con la maschera gemellata dell’edizione 2019 ci ha fatto rompere gli indugi: abbiamo deciso di comunicare in via ufficiale l’avvio del nostro viaggio proprio per iniziare a far crescere l’attenzione sulla nostra manifestazione con largo anticipo. Ringraziamo Edy Betemps, interprete della maschera valdostana, per la disponibilità dimostrata nell’organizzazione del gemellaggio. Grazie a Guido Bessone che si appresta a vestire i panni del Moro sulle orme del padre Fino, accompagnato dalla meravigliosa Corte che, grazie alla musica dei menestrelli, farà cantare e ballare migliaia di persone sulle note del nostro magico evento. Viva il Carlevè ‘d Mondvì!»
LA LANDZETTA
La Landzetta è un insieme di tessuti e decorazioni con con oggetti che ripercorrono proprio la vita naturale di due vallate, il Gran San Bernardo e la Valpelline, che vissero grandi disagi e danni al passaggio delle truppe Napoleoniche.
Tante le caratteristiche dell’abito, dal il cappello a forma di Ghiaccia, color bianco e tre specchi per lato per identificare le torri di controllo e comunicare al posto del telefono, riprende la stoffa del costume e stesso colore con nastri colorati lisci negli anni ‘60 e arricciati al giorno d’oggi che segnala l’ingresso di nuove leve in paese; un copricapo da rovinare troppo la capellatura fatto in raso; in faccia negli anni ‘60 una maschera di legno, poi anni ‘90 maschere e oggi anche senza per poter descrivere al turista ciò che sta vedendo e per problemi di sicurezza; alcune parti della vallata son guarniti di camicia bianca e/o gilet ricamato (Valpelline ha bavagliolo bianco) e il farfallino (papillon alla francese); una giacca a forma di frac che sui lati dietro presenta due specchi, delle torri laterali, uno specchio grande rettangolare che significa la città di Aosta e altri due sulla coda per i paesi della Bassa Valle d’Aosta; la giacca è ricamata di pailletes e
perline con un significato e un motivo definito dal comitato organizzatore degli anni ‘90 e rivestita di velluto, di diverso colore per ogni Landzetta, un colore riferito alla natura: il rosso è dominio, sangue, potere; il bianco purezza, ecc. Pantaloni di velluto, stesso colore della giacca, ricamati pailletes e perline dalle ginocchia in sù per combattere le intemperie in particolare la neve; calzature da montagna o scure per passare nella neve; guanti bianchi o neri alle mani; campane, in media tre, attorno alla vita per scacciare gli spiriti dove la maschera passa; coda di cavallo alla mano per scacciare le cattive arie e portare aria nuova nelle case e nelle piazze.
La Landzetta è una maschera non riconosciuta in maniera ufficiale ma da un canonico dell’800, valorizzata nel tempo con i vari comitati presenti. Il costume è personale e i colori variano anche sulle persone, non per forza uno si porta stesso colore sempre come a differenza di qualche maschera italiana. La maschera viaggia in coppia di stesso colore e in maniera ordinata da militare, anche il tempo ha smarrito i ritmi originari, contornato da buona musica di fisarmonica e saxofono, contornata da altri personaggi come il diavolo, l’orso e il domatore, gli arlecchini, le damigelle, il portabandiera.
La maschera è presente in undici comuni valdostani e, ogni anno, accompagnata da oltre mille vestiti, riprende colore tra il 6 gennaio ed il martedì grasso, quando viene bruciato un pupazzo simbolo della serenità dell’agricoltura nell’anno solare. La Landzetta oltre al periodo di carnevale partecipa su invito a altri eventi, a esposizioni durante sagre di paese, ha un suo museo ad Allein, ha partecipato all’apertura della cerimonia delle olimpiadi di Torino 2006, Viareggio 2009, Venezia 2014 e altre occasioni, sfilate lungo mare, trasferte in Francia e in Belgio, cerimonie in alta quota nei rifugi alpini per valorizzare i sentieri di montagna.
Presente dalla partenza al centro di coordinamento delle maschere italiane dove è anche consigliere nel direttivo nazionale, presente al ‘carnaval de montagne’ svoltasi ad Aosta in più edizioni, al Fisafest di ferragosto. Presente come tesi e conferenze in vari paesi sul dibattito del carnevale e le sue maschere sia in Valle d’Aosta, Viareggio, Busca(Cuneo), Loano e Parma. L’ultima citazione dei paesi della maschera sono i luoghi che Edy Betemps, interprete e rappresentante della tradizione carnascialesca valdostana, ha avuto modo di visitare con il costume confezionato personalmente dalla madre.
c.s.