Home Attualità Rocca de’ Baldi: gli studenti delle elementari hanno incontrato Renato Salvetti

Rocca de’ Baldi: gli studenti delle elementari hanno incontrato Renato Salvetti

Classe 1924, è uno tra gli ultimi sopravvissuti al campo di concentramento di Mauthausen

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Ricordare il passato per non dimenticare e vivere il presente con maggiore consapevolezza è quello che le classi della 3^- 4^- 5^ elementare del Comune di Rocca de’ Baldi hanno cercato di soddisfare anche attraverso il racconto di Renato Salvetti, classe 1924, uno tra gli ultimi sopravvissuti al campo di concentramento di Mauthausen e ora ospite della Fondazione f.lli Gallo di Rocca de Baldi.

Renato fu catturato la vigilia di Natale del 1943 a San Giacomo di Roburent, portato a Mondovì e poi nelle carceri di Cuneo subì sevizie e maltrattamenti. In seguito, stipato in un carro bestiame, partì dal binario 19 della stazione di Porta Nuova per Bergamo e dopo 8 giorni arrivò a Mauthausen varcando “Porta Mongola”.

Spiego sempre ai molti bambini che incontro, racconta Renato, cos’è un campo di concentramento e come venivamo trattati: ci facevano lavorare in una miniera e ci riempivano di sevizie di ogni genere. Il campo di concentramento di Mauthausen purtroppo non era l’unico, ve ne erano anche in Polonia (Auschwitz, Chelmno, Majdanek, Sobibòr) e altri ancora in Germania, Francia, Croazia, Norvegia e in alcuni paesi dell’Europa del Nord. Nel campo di Majdanek sono morti 5.000.000 tra bambini, donne e uomini.”

Ogni giorno dovevamo scendere una scala di 187 scalini per poi risalirla dopo aver raccolto grosse pietre che dovevamo portare fuori dalla cava. Venivamo picchiati senza motivo e chi faticava nello svolgere questo lavoro veniva portato in un luogo che chiamavamo i 3 laghetti dove o moriva annegato o se sopravviveva veniva fucilato. I loro corpi venivano poi caricati sulla “carrozza azzurra” per trasportarli ai forni crematori”. Renato con occhi lucidi di emozione conclude il suo triste ma importante racconto con queste parole : “Mi piace stare in mezzo ai giovani che si dimostrano sempre molto curiosi ed interessati; raccontare la mia esperienza è importante per tutti affinchè si sappia che cosa è accaduto, le brutalità che abbiamo subito ed evitare che possa succedere nuovamente”.