Una pagina nerissima (e purtroppo indelebile) nella storia del calcio professionistico italiano. E’ stato un pomeriggio surreale e grottesco quello che qualche manciata di tifosi (ma fuori dal “Paschiero”, in rete, l’eco è stato enorme, minuto dopo minuto), ha vissuto assistendo alla “partita” di Serie C, fra il Cuneo e sette ragazzini, tesserati all’ultimo momento più, a quanto pare, un massaggiatore, scesi in campo con la casacca della Pro Piacenza.
Una giornata a cui siamo arrivati alla fine di una settimana di caos, con l’ultimatum della Lega Pro alla società rossonera, rimasta senza giocatori e staff tecnico, con il rischio di radiazione dal campionato in caso di mancata presentazione in Corso Monviso, dopo tre gare saltate e perse a tavolino.
Un diktat forse lanciato per risolvere, senza prendere decisioni, definitivamente il caso, sperando che la società di Via De Longe, ammainasse definitivamente la bandiera bianca. Ma che non sarebbe stato un pomeriggio “normale”, si era già capito nelle ultime ore, con i tesseramenti last minute di 7 ragazzini, classe 2000, 2001, 2002 e l’intenzione dichiarata dal neo DG Palumbo di volersi presentare a Cuneo. Per perdere sì la dignità, ma schivando la radiazione.
Alla fine, sì, le squadre giocano, sono le 15.16. Nella Pro Piacenza scompare il nome in rosa di Iusufi, compare quello, non segnalato precedentemente, di Picciarelli, con il numero 10: si tratta del massaggiatore, classe 1980, in campo per mantenere il numero legale. Il match è una mattanza e, purtroppo, un’inevitabile umiliazione per i 7 rossoneri, gettati in campo come carne da macello ed a cui va la nostra solidarietà.
Il Cuneo gioca, anzi giochicchia, ma onorando l’impegno come promesso da Scazzola: 16-0 nel primo tempo, 20-0 il finale. La Pro Piacenza, ad oggi, è ancora nella Serie C 2018-19. Intanto, da Roma, arrivano le “grida manzoniane” di Gravina, presidente della FIGC, che tardivamente tuona: “Sarà l’ultima farsa”. Ma ne siamo sicuri?