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Opere pubbliche: il Tenda Bis è l’altra beffa

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L’Avvocatura dello Stato può obbligare a rifare l’appalto.
Il sindaco di Roccavione, Germana Avena: «Ora basta!»

Mentre la Granda si organizza per mettere in scena proteste concrete per l’Asti-Cuneo, un’al­tra opera fondamentale per il territorio attende risposte. Tra promesse, indagini, scandali, polemiche e nuovi rinvii, quella del Tenda bis è una storia paradossale, di cui purtroppo, al momento, non si intravede la fine.
Intanto il cantiere che dovrebbe portare al raddoppio del tunnel che collega la Val Verme­nagna e la Val Roya, l’Italia e la Francia, è fermo da mesi.
Un collegamento internazionale fondamentale per la provincia di Cuneo e per il suo tessuto economico continua a pagare sulla propria pelle un “gap” in­frastrutturale inaccettabile.
L’ultimo capitolo è stato scritto poche settimane fa, con la firma saltata tra l’Anas e la società torinese “Edilmaco” per la prosecuzione dei lavori.
L’accordo avrebbe dovuto essere siglato entro il 31 gennaio, definendo l’affidamento del cantiere alla società giunta seconda nella gara di appalto per la realizzazione dell’opera, subentrando alla “Fincosit”, con cui l’Anas ha rescisso il contratto all’inizio dello scorso aprile. A far saltare la firma è stata la richiesta dell’attivazione del concordato da parte di u­na delle ditte affiliate a “E­dil­maco”. Risultato? Ulteriori ri­tardi e incertezza su quando si potrà ripartire con i lavori.

La Granda non ci sta e si fa sentire con le parole di Germana Avena, sindaco di Roccavione e referente per il Patto dei sindaci, organo creato per migliorare i collegamenti tra le province di Cuneo e Imperia.
«Il cantiere fermo per la seconda volta a livello locale fa registrare lo scoramento degli operatori economici e il senso di impotenza di noi amministratori che dobbiamo anche af­frontare la rabbia dei cittadini, i quali vorrebbero azioni eclatanti. In un Paese normale quest’opera sarebbe terminata da due decenni. Un tempo era il cavallo di battaglia di tutte le campagne elettorali, ora le campagne elettorali non si tengono neppure più sul territorio!».

Ma c’è un territorio che non vuol stare a guardare e pretende ri­sposte concrete. Anche per questo è nato il Patto dei sindaci.
«Abbiamo dato vita a questo organismo nel 2018: è stata u­na pressante ri­chiesta di attenzione nei confronti delle istituzioni locali e ro­mane per un tema che coinvolge profondamente il tessuto economico e anche culturale, di due regioni, il Piemonte e la Liguria, e di due Paesi, l’I­talia e la Francia. Il Patto voleva e vuole significare che il tunnel del Tenda non è un affare locale che riguarda solo Limone Pie­monte o le Valli Roya e Vermenagna».

Ma come si è arrivati a questa situazione?
«Ormai sono coinvolte due generazione nella storia interminabile del Tenda. Dagli anni ’70 si riempiono cassetti di progetti: canna singola, canna doppia, traforo alto, traforo basso. La soluzione del­l’Anas, con traforo alto a due piccole canne di cui solo una nuova, in realtà scontenta tutti. Ma tan­t’è, prendere o lasciare. Ri­cordo bene che l’allora sindaco di Tenda, il senatore José Ba­larello, indicò chiaramente la volontà dei francesi di preservare la Val Roya dal traffico pesante, affermando: “Si vous voulez les poids lourds, il faut faire l’autoroute” (“Se volete i camion pesanti, dovete fare l’autostrada”). E tutti, Comuni, Comunità montana e Provin­cia, approvarono il progetto di un traforo turistico commerciale. Sarebbe sufficiente guardare ai dati della Camera di commercio e dell’Azienda turistica locale per capire che forse qualcuno sottovaluta l’importanza di quest’opera».

Certo è che i disagi per chi deve raggiungere la Francia sono evidenti. Come si convive con questa situazione?
«Diciamo che a tutto ci si abitua, anche a 25 minuti di attesa al colle e a 15 minuti ad Airole. Qualcuno si gioca i numeri dei minuti al lotto, altri hanno e­scogitato degli algoritmi che consentono di calcolare il mo­mento giusto in cui partire da casa. Qualcun altro semplicemente impreca quando deve cercare un angolino discreto per un bisogno fisiologico. Tut­ti convengono che siamo in un Paese del terzo mondo».

Cosa succederà adesso? E quali iniziative avete in programma?
«Credo che se l’Avvocatura dello Stato si pronuncerà in senso negativo rispetto all’affidamento dei lavori alla ditta seconda classificata nella gara d’appalto, sarà giocoforza andare a un nuovo appalto europeo. E quindi? Preghiamo tutti i no­stri Santi protettori? Ovvia­mente non intendiamo stare a guardare. Il giorno della manifestazione per ribadire la vicinanza tra la Francia e l’Italia (svoltasi venerdì 15 febbraio a Nizza, ne parliamo in altra pagina, ndr), il primo cittadino di Ven­ti­mi­glia, Enrico Ioculano, e io ab­biamo proposto al sindaco di Niz­za, Christian Estrosi, di farsi promotore di un incontro tra i sindaci del Patto, le Ca­me­re di commercio e i parlamentari: si è det­to disponibile, l’incontro sa­rà calendarizzato pri­ma di Pa­squa. Noi non desisteremo, perché sappiamo di a­ve­re il sostegno di migliaia di cittadini stanchi di essere ignorati. E, se saremo costretti, ma­ni­fe­steremo in piazza e presidieremo le sedi istituzionali».