Nel mese di marzo 2018, una giovane nigeriana si presentò presso un Comando Stazione Carabinieri della provincia di Mantova denunciando quanto subito da una connazionale abitante nel comune di Asti. La vittima, raccontava di essersi sposata nel villaggio d’origine, nei pressi di Benin City in Nigeria, con un uomo di altra confessione religiosa ed aver avuto con lui due figli.
Nel tempo il marito diventò sempre più aggressivo nei confronti della giovane moglie a causa dei contrasti riguardanti la formazione religiosa dei bimbi, fintanto che un giorno dopo averla picchiata selvaggiamente e minacciata di morte, l’uomo si allontanò dalla casa coniugale portando via con sé i figli, che oggi hanno rispettivamente 2 e 4 anni. La donna avvertendo di essere in pericolo di vita a seguito delle violente percosse e delle minacce ricevute, decise quindi di emigrare dalla Nigeria in Italia, con l’intento di raggiungere la propria madre qui residente.
Con l’intermediazione del Pastore del villaggio africano di provenienza, la donna si affidò ad un’organizzazione che le permise di immigrare clandestinamente in Italia dopo un viaggio massacrante durato un mese e mezzo da Lagos, la capitale nigeriana, fino alle coste libiche dalle quali si imbarcò con un gommone e, nel maggio 2017, venne soccorsa e portata presso il centro di accoglienza di Crotone.
Dopo alcune settimane di permanenza nel centro veniva contattata da un donna nigeriana che le riferiva di essere in grado di aiutarla a trovare lavoro nel nord Italia. Dopo aver accettato l’offerta la connazionale la accompagnò ad Asti dove la ospitò presso il suo domicilio. Una volta giunta a destinazione, la vittima veniva a conoscenza di aver contratto un debito quale compenso del viaggio effettuato per giungere in Italia, di 25.000 euro con l’organizzazione rappresentata da colei che stava per rivelarsi come la sua aguzzina.
L’accompagnatrice, con atti violenza inaudita e minacce di morte la obbligava a prostituirsi in strada con lo scopo di saldare il debito contratto. Trascorsi circa tre mesi, nel corso dei quali la vittima aveva subito pestaggi e vessazioni continue, la stessa riusciva a scappare, con l’aiuto di una ragazza che si prostituiva con lei, ed a raggiungere la madre abitante in un paese del mantovano e lì finalmente trova il coraggio di denunciare la sua odissea ai Carabinieri della locale Stazione.
Nella denuncia la vittima riferiva che il denaro “guadagnato” in strada, nella zona di Via Gramsci, circa 80,00 euro giornaliere, veniva sempre ritirato, al rientro in abitazione, dalla donna che la obbligava a prostituirsi. Ulteriori prestazioni sessuali in casa, con altri clienti procacciati da inserzioni in internet, venivano curati direttamente dalla sfruttatrice.
I militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Asti, coordinati dal dott. Paolo Cappelli della Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, al termine di una complessa attività d’indagine, , riuscivano ad identificare la persona indicata dalla denunciante quale responsabile dei fatti, che configurano i reati di tratta di persone aggravata, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, nonché favoreggiamento della immigrazione clandestina, in una 24enne nigeriana, residente in Asti con il marito e la figlia di 1 anno, con regolare permesso di soggiorno in attesa di rinnovo.
L’attività investigativa accertava la veridicità del racconto della denunciante raccogliendo numerosi elementi a carico della nigeriana in ordine ai reati contestati, fornendo gli elementi per la richiesta di emissione di misura restrittiva formulata dal PM ed accolta dal GIP del Tribunale di Torino Ersilia Palmieri, che emetteva a carico dell’indagata un Ordine di Custodia Cautelare in regime di arresti domiciliari.
Nella giornata di ieri i militari del Nucleo Investigativo di Asti hanno eseguito l’Ordinanza di Custodia Cautelare procedendo all’arresto della donna ritenuta responsabile dei reati contestati sottoponendola al regime degli arresti domiciliari. Nel medesimo contesto nell’abitazione ove la stessa viveva con il compagno e la figlia sono stati rinvenuti 1,2 Kg. di marijuana e per tale motivo è stata tratta in arresto unitamente al convivente anche per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Analogamente, la perquisizione si è estesa ad un appartamento attiguo a quello della donna, all’interno del quale sono stati rinvenuti altri 200 gr. di marijuana e per tale motivo sono stati arrestati altri tre soggetti di nazionalità nigeriana.
c.s.