Ogni tanto è bene dire che il Re è nudo. E allora diciamolo: se già non erano oceaniche le manifestazioni-blocchi stradali per l’Asti-Cuneo di venti e passa anni fa, quelle dei giorni nostri sono ancor meno partecipate.
Al Bergoglio di Roreto di Cherasco martedì scorso si sono ritrovati un buon numero di sindaci, con gli amministratori regionali e alcuni parlamentari.
Ma basti dire che i primi cittadini in teoria convocati sarebbero stati 250, più quelli astigiani, per farsi una domanda e darsi una risposta. Non che la vergogna dell’autostrada mai finita, che fa il paio con quella del tunnel di Tenda, non faccia arrabbiare.
Ma come trascurare il fatto che coloro i quali oggi definiscono di immediata applicazione la
soluzione da loro individuata, casualmente coincidente con la fine della legislatura e con il conseguente prevedibile passaggio della patata bollente a un Governo di diverso orientamento, sono stati al potere a Roma ininterrottamente dall’autunno del 2011 alla primavera scorsa?
E che in questo lungo periodo non hanno fatto allungare l’Asti-Cuneo di un millimetro?
è così assurdo ritenere che le promesse ribadite e succedutesi per lustri abbiano generato un clima di scetticismo che, oltre all’opinione pubblica, adesso coinvolge pure i responsabili degli enti locali, almeno quelli non direttamente impegnati nei partiti?
Lo dice uno che negli ultimi tempi si è chiesto, “confortato” dalla propria memoria, se non sia spesso stato, per passione e per adesione alla “nobile causa”, un perfetto utile idiota che ha inconsapevolmente sostenuto interessi milionari (in euro) che nulla hanno a che fare con quelli della collettività provinciale e del mondo imprenditoriale, costretti a fare a meno di un’infrastruttura fondamentale?
Fatto sta che, all’insegna del più volte gridato dagli anni Ottanta a oggi «Ora basta!», è ripartita la mobilitazione per ottenere il completamento dell’autostrada.
La manifestazione nel territorio di Cherasco è propedeutica all’annunciato presidio della
Prefettura di Cuneo che, è stato detto, dal 26 marzo si trasferirà davanti al Ministero delle infrastrutture. Sarà interessante verificare chi, nella capitale, lo garantirà, “no stop” come dovrebbe essere un presidio serio.
Un’altra constatazione è che, per la prima volta da quando, alla metà degli anni Ottanta e all’inizio dei Novanta del secolo scorso, l’allora Pci si schierava con fermezza, senza se e senza ma, contro l’Asti-Cuneo in versione autostradale, le posizioni politiche nella Granda non sono più unitarie. Da una parte vi sono i parlamentari della maggioranza gialloverde, dall’altra quelli di centro-destra e di centro-sinistra appartenenti all’opposizione.
Il che non è bello a prescindere.
Cosicché è un ricorrersi di dichiarazioni in base alle quali si era pronti per la riapertura immediata dei cantieri, oppure sostengono che quello di Delrio era un “bluff”, ribattute dalla controaccusa di aver mandato a monte la soluzione perfetta, il tutto condito dal reciproco sospetto di voler favorire il concessionario.
I pentastellati elevano, firmati dalla deputata Fabiana Dadone e dal consigliere comunale Mauro Campo, peana incondizionati all’azione di Danilo Toninelli, mentre i leghisti Giorgio Bergesio, senatore, e Flavio Gastaldi, deputato, garantiscono: «Dopo anni di ritardi e scelte sbagliate, questo Governo dà risposte concrete sul fondamentale collegamento dell’Asti-Cuneo. Le parole dell’Esecutivo sul completamento dell’infrastruttura sono per noi motivo di soddisfazione. è un segnale positivo per un’opera attesa da tempo dalla Granda, come più volte da noi sostenuto e come condiviso con lo stesso Ministro, a un costo enorme per le imprese, le famiglie e per tutti coloro i quali operano sul nostro territorio, con oltre 100 milioni di euro annui stimati. Fin da
subito questo Governo si è adoperato per trovare una soluzione all’insegna del buon senso.
Siamo certi che l’autostrada sarà conclusa in tempi brevi e faremo attenzione affinché ciò accada».
La pensa in modo opposto l’assessore regionale ai trasporti, Francesco Balocco, e dalla sua ci sono il presidente Sergio Chiamparino, i sindaci uscenti di Alba e Bra, Maurizio Marello e Bruna Sibille, e il presidente della Provincia di Cuneo, Federico Borgna: «La soluzione annunciata da Toninelli smonta l’impostazione già concordata con la Commissione europea relativa al
“cross-financing” che prevedeva il completamento dell’A33 a fronte di una miniproroga di quattro anni sulla concessione per l’autostrada Milano-Torino. Ciò avrebbe consentito di avviare da subito i cantieri. Ora l’ipotetico accordo annunciato dovrà superare un nuovo vaglio della Commissione di Bruxelles e, ammesso che l’esito sia favorevole (ipotesi tutta da dimostrare), i tempi saranno decisamente molto lunghi e il territorio rimarrà ancora per anni senza questa opera davvero fondamentale».
Come si vede, sono posizioni inconciliabili che solo il tempo potrà convalidare o smentire.
Ecco, il tempo: dopo oltre tre decenni di prese in giro è quello che in un Paese serio non
dovrebbe più essere concesso a nessuno.
Ma da noi non funziona così. E, come si sarà capito, le precedenti nasate hanno fatto sì che l’entusiasmo di molti, e la stessa passione civile, nonché la voglia di battagliare con entusiasmo per una causa giusta, si siano sciolti come la neve al sole. La colpa non è di una sola parte.
La mobilitazione per l’At-Cn a cosa porterà?
Martedì 26 la protesta degli amministratori locali al Bergoglio di Roreto di Cherasco con l’annuncio del presidio della Prefettura. Ma intanto a Roma...