Home Articoli Rivista Idea La mobilitazione per l’At-Cn a cosa porterà?

La mobilitazione per l’At-Cn a cosa porterà?

Martedì 26 la protesta degli amministratori locali al Bergoglio di Roreto di Cherasco con l’annuncio del presidio della Prefettura. Ma intanto a Roma...

0
500

Ogni tanto è bene di­re che il Re è nu­do. E allora di­cia­molo: se già non e­rano o­ceaniche le manifestazioni-blocchi stradali per l’A­sti-Cu­neo di ven­ti e passa anni fa, quelle dei giorni nostri sono ancor me­no partecipate.
Al Bergoglio di Roreto di Che­ra­sco martedì scorso si sono ri­tro­vati un buon numero di sin­­daci, con gli amministratori re­gio­nali e alcuni parlamentari.
Ma basti dire che i primi cittadini in teoria convocati sarebbero sta­ti 250, più quelli astigiani, per farsi una domanda e darsi una ri­sposta. Non che la vergogna del­l’autostrada mai finita, che fa il paio con quella del tunnel di Tenda, non faccia arrabbiare.
Ma come trascurare il fatto che coloro i quali oggi definiscono di immediata applicazione la
so­lu­zione da loro individuata, ca­sual­mente coincidente con la fine del­la legislatura e con il conseguente prevedibile passaggio del­la patata bollente a un Go­verno di diverso orientamento, sono sta­ti al potere a Roma ininterrottamente dall’autunno del 2011 alla primavera scorsa?
E che in questo lungo periodo non hanno fatto allungare l’Asti-Cu­neo di un millimetro?
è così assurdo ritenere che le promesse ribadite e succedutesi per lustri abbiano generato un clima di scetticismo che, oltre all’opinione pubblica, adesso coinvolge pure i responsabili degli enti locali, almeno quelli non direttamente impegnati nei partiti?
Lo dice uno che negli ultimi tempi si è chiesto, “confortato” dalla propria memoria, se non sia spesso stato, per passione e per adesione alla “nobile causa”, un perfetto utile idiota che ha inconsapevolmente sostenuto interessi milionari (in euro) che nulla hanno a che fare con quelli della collettività provinciale e del mon­­do imprenditoriale, costretti a fare a meno di un’infrastruttura fondamentale?
Fatto sta che, all’insegna del più volte gridato dagli anni Ot­tanta a oggi «Ora basta!», è ri­partita la mo­bilitazione per ottenere il completamento dell’autostrada.
La manifestazione nel territorio di Cherasco è propedeutica al­l’annunciato presidio della
Pre­fet­tura di Cuneo che, è stato detto, dal 26 marzo si trasferirà davanti al Ministero delle infrastrutture. Sarà interessante verificare chi, nella capitale, lo garantirà, “no stop” come dovrebbe es­sere un presidio serio.
Un’altra constatazione è che, per la prima volta da quando, alla me­tà degli anni Ottanta e all’inizio dei Novanta del secolo scorso, l’allora Pci si schierava con fermezza, senza se e senza ma, contro l’Asti-Cuneo in versione autostradale, le posizioni politiche nella Granda non sono più u­nitarie. Da una parte vi sono i par­­lamentari della maggioranza gialloverde, dall’altra quelli di centro-destra e di centro-sinistra appartenenti all’opposizione.
Il che non è bello a prescindere.
Cosicché è un ricorrersi di di­chiarazioni in base alle quali si era pronti per la riapertura im­me­diata dei cantieri, oppure so­stengono che quello di Delrio era un “bluff”, ribattute dalla controaccusa di aver mandato a monte la soluzione perfetta, il tutto condito dal reciproco so­spetto di vo­ler favorire il concessionario.
I pentastellati elevano, firmati dal­la deputata Fabiana Dadone e dal consigliere comunale Mau­ro Campo, peana incondizionati al­l’azione di Danilo Toninelli, men­tre i leghisti Giorgio Berge­sio, senatore, e Flavio Gastaldi, de­­­putato, garantiscono: «Dopo anni di ritardi e scelte sbagliate, questo Governo dà risposte concrete sul fondamentale collegamento dell’Asti-Cuneo. Le parole del­l’Ese­cutivo sul completamento dell’infrastruttura sono per noi motivo di soddisfazione. è un segnale positivo per un’opera attesa da tempo dalla Granda, co­me più volte da noi sostenuto e come condiviso con lo stesso Mi­nistro, a un costo enorme per le imprese, le famiglie e per tutti co­loro i quali operano sul nostro territorio, con oltre 100 milioni di euro annui stimati. Fin da
su­bito questo Governo si è adoperato per trovare una soluzione al­l’insegna del buon senso.
Sia­mo certi che l’autostrada sarà conclusa in tempi brevi e faremo at­tenzione affinché ciò accada».
La pensa in modo opposto l’assessore regionale ai trasporti, Francesco Balocco, e dalla sua ci sono il presidente Sergio Chiam­parino, i sindaci uscenti di Alba e Bra, Maurizio Marello e Bruna Si­­­bille, e il presidente della Pro­vincia di Cuneo, Fe­derico Bor­gna: «La soluzione annunciata da Toninelli smonta l’impostazione già concordata con la Commis­sione europea relativa al
“cross-financing” che prevedeva il completamento dell’A33 a fronte di una miniproroga di quattro anni sulla concessione per l’autostrada Milano-Torino. Ciò avrebbe consentito di avviare da subito i cantieri. Ora l’ipotetico accordo annunciato dovrà superare un nuovo vaglio della Com­missione di Bruxelles e, ammesso che l’e­sito sia favorevole (ipotesi tutta da dimostrare), i tempi saranno decisamente molto lunghi e il ter­ritorio rimarrà ancora per an­ni senza questa opera davvero fondamentale».
Come si vede, sono posizioni in­conciliabili che solo il tempo potrà convalidare o smentire.
Ecco, il tempo: dopo oltre tre de­cenni di prese in giro è quello che in un Paese serio non
do­vrebbe più essere concesso a nessuno.
Ma da noi non funziona così. E, come si sarà capito, le precedenti nasate hanno fatto sì che l’entusiasmo di molti, e la stessa passione civile, nonché la voglia di battagliare con entusiasmo per una causa giusta, si sia­no sciolti come la neve al sole. La colpa non è di una sola parte.