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Maria Franca Ferrero: 80 anni di umanità

Ha condiviso la vita e l’imprenditorialità geniale del signor Michele; madre e nonna amorevole, da sempre attentissima al sociale

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La discrezione che ha sempre avvolto la sua vita e protetto i suoi splendidi ottant’anni, ha suggerito la sobrietà d’una festa in famiglia: una cornice di sorrisi intimi attorno alla torta con le candeline.
Generosità e carisma, però, sollevando un’onda d’affetto, han­no dettato auguri pubblici e istituzionali: senza forzature, nel rispetto pieno d’un carattere schivo, omaggio però a una
don­na di successo avvinghiata alle sue radici, ma conosciuta in tutto il mondo.
Maria Franca Fissolo, per chi non conosce la sua storia d’a­more, porta avanti lo stile riservato del marito Michele Fer­re­ro, imprenditore fra i più grandi al mondo mai sedotto dal­la mondanità: l’ha lasciata sola quattro anni fa, dopo un’e­si­stenza insieme, quando s’è arreso alla malattia.
In realtà lo stile era comune da sempre, parte di un’intesa forte nella sua delicatezza, d’un progetto di vita costruito insieme tra casa e fabbrica, perché la si­gnora Maria Franca è stata determinante in ogni scelta, preziosa in ogni passo, ponderata in ogni riflessione, determinata e coraggiosa in ogni nuovo confine at­traversato per trasformare, con il marito, l’azienda in una grande industria, il piccolo laboratorio di pasticceria albese in una multinazionale.
Per i suoi ottant’anni, lei, così ri­servata, ha accettato di raccontare qualcosa di sé e del proprio mondo, ma, come sempre, le pa­role sono state sfondo: più diffusi i ritratti a cui adesso vogliamo unirci, senza la presunzione di aggiungere nulla, ma attingendo alla sensibilità per cercare di leggere nell’esempio di ogni giorno. La difficoltà è narrare con efficacia una donna straordinaria in infinite sfumature, e il rischio di smarrirne qualcuna suggerisce una linea originale: più ritratti da sovrapporre, uno per ogni a­nima, ognuno con le sue peculiarità specchiate in ag­gettivi diversissimi fra loro.
La signora Maria Franca moglie è sostegno, stimolo, complicità, sorriso.
È presenza assidua per suggerimenti e consigli, assenza delicata ne­gli eventi, figura im­portante e mai in­gom­brante.
Il signor Michele non c’è più, ma la scel­ta di utilizzare il presente è un dovere, perché egli sopravvive davvero ogni giorno nelle pre­ghiere, nei pensieri e nei ri­cordi di tutti.
La signora Maria Franca nonna è dolcissima e paziente, amorevole con i bambini, custode di confidenze adolescenziali e a­dulte. D’altronde la capacità di ascolto è una delle sue più
am­mirate qualità.
Sono cinque i nipoti, tre figli del dottor Pietro e due del dottor Giovanni, e a tutti è legatissima, così come alle nuore Lui­sa e Paola.
La signora Maria Franca mam­ma trasuda tenerezza e orgoglio, ma anche composto dolore: il dottor Pietro, il figlio primogenito, è scomparso nel 2011 ad appena quarantott’anni, ucciso da un malore mentre in bicicletta, in una pausa del lavoro, correva nel vento del Sudafrica. Una ferita mai rimarginata, a cui sopravvive con l’aiuto della fede che l’accompagna da sempre.
Una volta, a una domanda sul segreto del successo, il signor Michele rispose: «È tutto merito della Madonna di Lourdes. Senza di lei noi possiamo po­co». E lei, davanti alla reazione stranita dei cronisti: «Perché ci guardate perplessi? La fede non toglie nulla a una persona, anzi la arricchisce».
Adesso è solo il dottor Gio­vanni, il secondo figlio, a portare nel futuro lo sguardo suo, del papà Michele e del fratello Pietro, oltre all’azienda di cui ha afferrato le redini, rafforzandone il prestigio internazionale senza scalfirne l’anima familiare.
La signora Maria Franca, come tutta la famiglia Ferrero, è lungimiranza, rigore, dedizione e gratitudine nei confronti dei tanti pre­ziosi dipendenti, collaboratori e dirigenti che hanno reso la “Ferrero” un sogno condiviso.
Ma è anche generosità, sensibilità e altruismo.
Ha sempre agito nel bene della collettività e la fondazione “Ferrero” lo dimostra: dalla grande opera verso gli anziani ex lavoratori agli appuntamenti culturali, mo­stre prestigiose e convegni con illustri relatori internazionali; ha fondato l’a­silo nido e poi la scuola materna della fabbrica, attraverso l’opera sociale esporta benessere in tutto il mondo mantenendo saldo il legame con Alba e il territorio.
L’amore di Alba nei confronti della “Ferre­ro” è testimoniato anche dall’intitolazione della principale piaz­za cittadina al signor Mi­che­le. Allo stesso mo­do ciascuno dei 38 Comuni dell’Unione montana alta Lan­ga, terra vocata per la nocciola Piemonte Igp che il signor Michele fu il primo a fare affermare, in segno di riconoscenza per essere stato colui il quale ne ha fermato lo spopolamento garantendo un inusitato benessere, gli ha dedicato uno spazio pubblico di rilievo.
Un ulteriore segno di attaccamento al territorio è la donazione di 5 milioni di euro alla
fon­dazione “Nuovo ospedale Alba Bra” Onlus per la costruzione del nosocomio di Verduno.
La concretezza della sua beneficenza, la visibilità delle o­pere costruite, l’evidenza del be­ne fatto, hanno spezzato inevitabilmente il riserbo di una donna discreta, elegante e mai mondana: avrebbe preferito il silenzio, ma il suo grande cuore cattura ammirazione e provoca gratitudine, trasformando, suo malgrado, gli ot­tant’anni in un evento.
E martedì 5 marzo l’Ammini­stra­zio­ne co­munale, al Teatro so­ciale di Alba, organizza una serata aperta al pubblico per festeggiarla con la partecipazione del violinista Uto Ughi e dell’Orchestra filar­mo­nica di Roma. In quell’occasione sarà abbracciata idealmente da tut­te le persone del territorio e in particolare da coloro che in questi anni le sono stati vicini e da chi, pur da lontano, ha imparato ad amare i suoi valori umani.
Qualcuno un tempo disse: «Ci sono leggi non scritte, inviolabili che esistono da sempre, e nessuno sa dove attinsero splendore». Ebbene, la signora Maria Franca si muove lungo questa sensibilità, in quella naturale ricerca che riesce a trasformare un’esistenza in un atto concreto e significativo ma silenzioso, luminoso an­che se vissuto non sotto i ri­flet­tori, nel pudore, nell’intimità della famiglia. Può sembrare retorica, è solo sincerità.
Chi ha conosciuto, o solo fu­ga­cemente incrociato, la si­gno­ra Maria Franca, sa che è così.

BaNNER
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