Sono passati oltre 12 anni da quando il progetto della centralina idroelettrica per lo sfruttamento delle acque dei canali dei molini di Rifreddo è stato presentato ma soltanto nel 2018 lo stesso è entrato in funzione.
Un iter lunghissimo che ha visto intoppi, revisioni, proteste e ricorsi. Ricordiamo, infatti, tutti come nel 2009-2010 il neo eletto sindaco di Rifreddo Cesare Cavallo dovette subire una pesante contestazione da parte di altri amministratori comunali e da parte della popolazione che avversava il progetto della centralina reo di rubare l’acqua ad agricoltori e pescatori, di deturpare irrimediabilmente lo scorrere delle acque nei due canali che attraversano il paese e di trasformare Rifreddo in una landa deserta.
Contestazioni che non scoraggiarono il primo cittadino che fin da subito si rese conto che non solo il progetto non poteva essere fermato dal Comune ma che l’opposizione dello stesso avrebbe comportato per l’ente locale anche la beffa di non ricavare nulla dalla realizzazione dell’impianto sul proprio territorio. Ad impianto realizzato abbiamo chiesto al primo cittadino che dopo 10 anni è ancora li a fare il sindaco come ricorda quella vicenda e che considerazioni ne trae. Ecco cosa ci ha detto.
“All’epoca – ricorda il primo cittadino – ci venne sottoposto un progetto presentato alla provincia di Cuneo che prevedeva la realizzazione di una condotta e di una centralina per la produzione di energia elettrica e ci venne chiesto se lo stesso fosse compatibile con il piano regolatore comunale. Ovviamente lo era e quindi ci siamo subito resi conto che non avremmo in alcun modo potuto opporre considerazioni giuridiche allo stesso. Certo avremo potuto far “tribulare” un po’ la ditta durante la realizzazione, accontentare qualche oppositore locale al progetto ed avere qualche voto in più alle elezioni successive ma questo avrebbe voluto dire sprecare l’occasione di trattare con la ditta stessa le condizioni economiche per la convenzione che la provincia di Cuneo: ente titolato al rilascio della concessione richiedeva. Preferimmo perciò percorrere la via del dialogo cercando di tutelare per quanto possibile gli agricoltori e portare a casa 12.500 euro annui ed una percentuale sulla produzione una volta partito l’impianto. Scelta che ha fatto entrare nelle casse comunali in questi anni 150 euro e che da quest’anno ci consentirà di disporre di circa 17-18 mila euro annui per il futuro. Il tutto, come dicemmo allora, e come fortunatamente possiamo vedere ora senza danneggiare l’agricoltura e senza alcun tipo di danno all’ambiente. Una bella soddisfazione che ci ripaga delle critiche subite all’epoca e che dimostra come se si lavora con serietà, capacità e si mira all’interesse generale alla fine si ottengono buoni risultati. La morale che ne traggo e che amministrare un comune non è mai facile e che su questioni come queste occorrono capacità tecnico-giuridiche (senza le stesse si diventa burattini nelle mani del primo funzionario che si incontra) ma anche un gruppo di amministratori coeso che sia capace prendere le giuste decisioni anche se nel breve periodo possono essere impopolari. Per questo ci tengo a ringraziare in modo particolare coloro che negli anni mi hanno accompagnato nella mia avventura amministrativa e che all’epoca non hanno avuto paura di assumersi l’onere e le critiche di quella scelta. Senza di loro non avremo potuto disporre delle risorse economiche che in questi anni ci hanno consentito di non far pagare la TASI hai rifreddesi di avere il buono mensa a 3,5 euro ed il costo dello scuolabus a 100 all’anno”.