Il Re è nudo, parte seconda: se una settimana fa abbiamo scritto che la partecipazione alle proteste a favore del completamento immediato (la stessa richiesta di oltre vent’anni fa…)
dell’Asti-Cuneo non sono un granché numerose, ora ci corre l’obbligo di mettere nero su bianco un’altra evidenza.
Che è questa: coloro i quali sparano ad alzo zero contro il ministro dei trasporti e delle infrastrutture, Danilo Toninelli, hanno “politicamente” bisogno che il suo piano alternativo fallisca, cioè che non riesca a far ripartire i lavori per l’autostrada. In caso contrario, infatti,
dovrebbero spiegare come mai per mesi abbiano accusato l’esponente del Governo di sabotare la soluzione perfetta, la sola che avrebbe fatto aprire i cantieri “il giorno dopo”.
E chi può far abortire il tentativo di Toninelli opera a Bruxelles: la Commissione europea. Sì, perché pare che il concessionario autostradale invece sia molto attento alle ipotesi prospettate dal Ministro pentastellato, contrarie al “project financing” prospettato come unica via d’uscita possibile dal predecessore, Graziano Delrio.
In questa commedia/tragedia dai toni kafkiani, quindi, coloro i quali, fra i politici, dicono di avere massimamente a cuore le sorti dell’autostrada infinita (come tempistiche, non cerco come lunghezza), hanno necessità che tutto continui a restar fermo, come accade da interi lustri. Sono gli effetti del venir meno di un’unità di intenti, almeno di facciata, che ci riporta agli anni Ottanta, quando l’allora Pci era ferocemente contrario al progetto autostradale e propendeva, invece, per la superstrada, per tacere dei sedicenti ambientalisti che nulla volevano, contando sugli amici sabotatori annidati nei gangli vitali dei ministeri romani.
Va da sé che pure il MoVimento 5 stelle e la Lega locali abbiano il fondamentale bisogno di non perdere la scommessa, perché altrimenti avrebbero pesanti difficoltà a contrastare l’accusa di aver affossato tutto, per quanto essa sarebbe mossa che chi, in oltre sette anni di governo nazionale, non è riuscito a fare nulla per l’Asti-Cuneo.
E così, mentre dal fronte gialloverde continuano ad arrivare rassicurazioni sul fatto che
saremmo a un passo dallo sblocco positivo della vicenda, la qual cosa significherebbe il derisorio cestinamento del programma Delrio, a Cuneo è iniziato il presidio della Prefettura.
Lo portano avanti, con turni di alcune ore da parte di due o tre persone per volta, gli amministratori locali della Granda e i rappresentanti delle forze produttive che, a ragione, di politica non vogliono sentir parlare ed esigono una soluzione veloce, velocissima, quale che sia.
Il cronoprogramma della protesta, avviata con la manifestazione alla salita del Bergoglio, a Roreto di Cherasco, prevede che la presenza sotto la Prefettura continui ogni giorno, da mane a sera, pure nei festivi, sino al 25 marzo.
Il giorno dopo comincerà la fase romana, con il trasferimento in pullman per manifestare sotto il Ministero e l’avvio di un presidio “fisso” nella capitale.
Il “sì” all’Asti-Cuneo lo dicono tutti. Però…
Iniziato il presidio della Prefettura che il 26 marzo si trasferirà nella capitale, presso il Ministero