Home Home in evidenza La morte di Piero Bolla scuote l’arte italiana, l’amico Sergio Anelli: “Se...

La morte di Piero Bolla scuote l’arte italiana, l’amico Sergio Anelli: “Se n’è andato un grande artista”

Il grande amico di Bolla traccia un dipinto dell'uomo ed artista scomparso nella giornata di ieri

0
1176

Piero Bolla (immagine da Youtube)

Grande commozione nella città di Saluzzo per la scomparsa dell’artista Piero Bolla, deceduto nella giornata di ieri, lunedì 18 marzo, all’Ospedale Molinette di Torino.

Nato nel 1933 Bolla era conosciuto ed apprezzato sia come uomo che come personaggio di cultura, capace di presenziare ed esporre in numerose e prestigiose manifestazioni in ogni parte del pianeta.

A tracciarne un ritratto è lo scrittore Sergio Anelli, anch’esso saluzzese e grande amico di Bolla sin dall’adolescenza: “Siamo cresciuti nella Saluzzo dei cortili e più precisamente in quelli di Via Martiri della Liberazione. Quei portici erano un punto di ritrovo dove io, quindicenne, e Piero, quasi trentenne, ci incontravamo spesso. Ad un certo punto, non ricordo per esattamente per quale esigenza, iniziai a prendere lezioni di disegno e fu proprio Piero Bolla il mio maestro. Dipingemmo ed esponemmo insieme svariate volte poi io virai sulla scrittura mentre lui andò avanti con i risultati che tutti conosciamo”.

Un’amicizia durata una vita, praticamente sessanta anni, ma non un’amicizia qualsiasi, qualcosa di più: “Era un rapporto quotidiano, che fosse telefonico o di persona ci scambiavamo idee e pareri confrontandoci sul nostro vissuto, anche in quest’ultimo periodo”.

Ma com’era il Piero Bolla artista? Anelli non ha dubbi: “Era un nemico del provincialismo. Il suo sforzo principale è stato quello di uscire da quel provincialismo che caratterizzava la zona del saluzzese nel periodo della nostra crescita. Una volta gli chiesi pubblicamente il perché di quest’ideologia e lui mi rispose che tutto questo era dovuto alla sua frequentazione dell’Accademia Albertina. Certo, potersi confrontare con maestri del tenore di Casolati, Paolucci e Vedova non poteva portare ad altro che all’aprire gli orizzonti della mente. Piero non era, comunque, un allievo come gli altri ed il Viaggio in Grecia che vinse come premio gli permise di stare un mese nella storia greca con personaggi di spicco come Bertini. Io, invece, avevo intrapreso gli studi di lettere cercando di seguire le orme di Piero sotto il profilo dell’approccio con mentalità aperta ed la tesi che feci su Francis Bacon, che nessuno in Italia conosceva ancora, ne fu la dimostrazione”.

Frequentazioni con gli artisti più in voga dell’epoca tra gallerie torinesi e milanesi per Bolla ed Anelli, sempre all’insegna del ‘nuovo e mai banale’: “Conoscemmo anche Gian Enzo Sperone, figlio del bidello delle scuole di Carignano, che poi divenne il principale mercante della Pop Art in Italia e successivamente l’arte povera”.

Prima di un grande artista, però, Piero Bolla era un grande uomo legato, a discapito dalla sua idea anti-provincialista, alla sua terra: “Era una persona onesta, mite e molto calma. Amava molto la tranquillità della provincia di Cuneo, dimostrando grande attaccamento per le sue origini saluzzesi. Nonostante le sue conoscenze ed i suoi viaggi ha sempre preferito una bella fetta di salame al caviale. Giocava molto sull’ironia e sapeva uscire con estrema nonchalance da ogni situazione. Ricordo, ad esempio, un episodio ad una mostra di Venezia. Il gallerista Cardazzo mi chiese di andare ad invitare personalmente il Conte Capogrossi, uno dei pittori più famosi al mondo in quel periodo, all’inaugurazione della mostra. Il nobile venne ma non ci considerò di uno sguardo. Vidi Piero dirigersi verso quell’omone e lo sentì dire una battuta sul suo cognome come per fargli capire che non eravamo minimamente impressionati dalla sua presenza. Piero era così, speciale”.

Ora se n’è andato, lasciando un profondo vuoto del mondo artistico saluzzese, italiano e non solo ma, come ci tiene a precisare Sergio Anelli, non sarà facile scordarlo: “Ho fatto un giro di telefonate nel mondo dell’arte dai giornalisti ai critici sino a Vittorio Sgarbi. Tutti mi hanno detto la stessa identica frase: ‘Se n’è andato un grande artista’. Piero, oltre alle sue opere, ha lasciato questo”.