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Accoltellamento a Novi Ligure: arrestata anche la vittima, sul territorio nazionale con un documento falso

L'uomo si è rivelato essere un cittadino marocchino, già destinatario di un provvedimento di espulsione e per uso di atto falso valido per l’espatrio

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Nella notte tra sabato e domenica i militari dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia CC di Novi Ligure hanno tratto in arresto un cittadino marocchino, Z.A., per il reato di lesioni aggravate in seguito all’accoltellamento di un connazionale.

Tuttavia, nel tardo pomeriggio di ieri, a seguito degli approfonditi accertamenti in ordine all’accaduto gli stessi Carabinieri hanno tratto in arresto anche la vittima, le cui generalità non sono risultate quelle da lui fornite. L’uomo, che aveva detto ai militari di chiamarsi I.E. A., nato in Belgio nel 1993 è risultato invece essere E.A., nato in Marocco nel 1991.

A seguito della segnalazione pervenuta sul 112, i Carabinieri erano intervenuti rapidamente, verso le ore 2, in quanto si trovavano a transitare proprio nei pressi della stazione ferroviaria di Novi Ligure. Nell’avvicinarsi avevano notato Z.A. che, alla loro vista aveva dapprima cercato di allontanarsi velocemente salvo poi tornare sui suoi passi e fingere di interessarsi all’accaduto.

Non lo conosco, l’ho incrociato in via Roma ed era già stato colpito”. Questa la prima versione fornita ad uno dei militari, mentre l’altro cercava di fare qualche domanda alla vittima in attesa dell’ambulanza. Vittima che era in possesso di un documento rilasciato dalle autorità belghe e che, anche in ospedale, aveva continuato a sostenere di essere nato in Belgio.

Fammi vedere dove l’hai incrociato”, la domanda del Brigadiere dei Carabinieri, ma nonostante l’aggredito fosse in una pozza di sangue, nessuna traccia ematica veniva rinvenuta in via Roma, nei pressi di corso Marenco ove era stato soccorso. A non convincere i militari, anche le tracce di sangue presenti sul volto e sui vestiti del sospettato, che continuava a dichiararsi estraneo ai fatti. Che qualcosa non tornasse in quella versione era ormai chiaro ai Carabinieri, che per scrupolo hanno setacciato la zona nella direzione in cui sembrava essersi allontanato Z.A., rinvenendo, appoggiato sopra un cestino della spazzatura, il coltello utilizzato, ancora sporco di sangue. Non doveva avere avuto nemmeno il tempo di assicurarsi di averlo occultato nel cestino, Z.A., convinto di essersene disfatto, ha confidato nelle sue capacità di convincimento, fingendosi addirittura preoccupato per il connazionale.

Chiamiamo un’ambulanza, qui è pieno di sangue!”, aveva detto ai Carabinieri.
Ma la primissima intuizione dei militari, che nel transitare in corso Marenco avevano incrociato lo sguardo di Z.A.mentre questi faceva per allontanarsi, si è alfine rivelata corretta. Hanno aspettato che E.A. venisse portato via, sempre tenendo d’occhio lo Z.A., dopo di che, facendosi coadiuvare dai colleghi della vicina Stazione di Capriata d’Orba, nel frattempo intervenuti loro in ausilio, lo hanno condotto in caserma e lì hanno aspettato, con pazienza, che la vittima venisse operata per ascoltare dalla sua viva voce la versione dell’accaduto.

Nel frattempo hanno effettuato una serie di accertamenti sui cellulari di entrambi, trovando anche un contatto tra i due, che risultavano essersi sentiti per telefono non più di dieci minuti prima dell’aggressione. Il quadro cominciava così a definirsi. Rimaneva da sentire la vittima, che inizialmente non aveva fornito alcuna collaborazione, sembrando quasi reticente. In ospedale i Carabinieri hanno faticato non poco per capire cosa fosse realmente accaduto, ma il dato fondamentale, ovvero che Z.A. fosse stato il responsabile dell’aggressione, alla fine veniva ammesso dallo stesso E.A..

Terminate le formalità di rito, mancava tuttavia un ultimo nodo da sciogliere. Un uomo di origini marocchine, aggredito da un connazionale, con un documento esibito ai Carabinieri rilasciato dalle autorità belghe, sembrava un po’ fuori contesto rispetto alle solite dinamiche. Per questo, gli operanti, convinti che ci fossero ancora degli aspetti da scandagliare di quella strana vicenda, hanno voluto vederci chiaro.

Nel pomeriggio hanno aspettato che la vittima venisse dimessa e l’hanno condotta in caserma. Nel frattempo hanno aprofondito gli accertamenti sul suo documento richiedendo al centro di cooperazione di polizia all’estero se il documento fosse genuino e nel contempo hanno sottoposto l’uomo a fotosegnalamento, rilevandogli le impronte digitali. Lo scrupolo degli operanti ha così dato i suoi frutti: l’uomo vittima dell’accoltellamento era E.A., nato in Marocco nel ‘91 e non I.E.A., nato a Bruxelles nel ‘93. Questi risultava sbarcato a Lampedusa nel 2017 e subito dopo colpito da un provvedimento di espulsione del Questore di Siracusa, al quale non aveva mai ottemperato.

Gli ulteriori accertamenti presso il Centro di Cooperazione e Dogana di Modane (Francia) hanno dato la conferma che la carta di identità belga esibita da E.A. non era mai stata emessa da quelle autorità. Pertanto, nella tarda serata di ieri i Carabinieri, a conclusione delle indagini, ritenuto che la condotta posta in essere dal E.A. fosse finalizzata a eludere in concreto i controlli di polizia per permettergli la libera circolazione nel territorio europeo, mediante l’esibizione di un documento di un paese comunitario recante la sua foto personale, lo hanno tratto in arresto poiché extracomunitario già destinatario di un provvedimento di espulsione e per uso di atto falso valido per l’espatrio.

In attesa del giudizio per direttissima che verosimilmente si terrà nella giornata odierna, l’uomo è stato trattenuto nelle camere di sicurezza della Compagnia di Novi Ligure.

c.s.