Settore frutticolo: ecco il Piano di rilancio di Coldiretti Cuneo

"Nel segno della riduzione del costo del lavoro, della protezione dei nostri prodotti all’estero e della trasparenza"

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Dalle pratiche sleali alla scorretta concorrenza dei Paesi che hanno costi del lavoro molti più bassi dei nostri; dalla disomogeneità delle regole sull’utilizzo dei principi attivi usati nei diversi Paesi all’importazione di frutta trattata con prodotti fitosanitari non autorizzati in Italia; dallo squilibrio dentro la filiera per quanto riguarda la ripartizione del prezzo, alla mancanza di assistenza istituzionale e legale nei Paesi dove esportiamo; dai cavilli burocratici che impediscono le esportazioni (pensiamo alle susine che non possiamo vendere in Brasile) alle barriere tecniche che impediscono a mele e pere italiane di raggiungere la Cina (mentre da noi arrivano indisturbate le loro), fino alla necessità di rivedere le regole dell’OCM e delle misure agroindustriali dei PSR che sostengono investimenti di soggetti non agricoli senza ritornare alcun beneficio a chi produce.

Sono solo alcuni dei grandi problemi che stanno mettendo a grave rischio la frutticoltura della nostra Provincia, da sempre uno dei fiori all’occhiello dell’economia della Granda, che oggi si interroga sul suo futuro.

Abbiamo avviato nelle scorse settimane una serie di incontri con i nostri soci e con alcune OP – dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – con l’obiettivo di ascoltare e approfondire con i diretti interessati gli elementi che più stanno colpendo un settore che nella Granda produce 6 milioni di quintali di frutta, per un fatturato di 400 milioni di euro con oltre 7.000 aziende agricole coinvolte”.

Stiamo mettendo a punto – aggiunge Moncalvo – una serie di valutazioni, di progetti e di azioni che condenseremo in un vero e proprio Piano di rilancio della nostra frutticoltura, oltre al lavoro che stiamo portando avanti da mesi per aprire nuovi progetti di filiera. Una cosa è certa: non può più continuare una situazione che vede il produttore ripagato del prodotto ceduto dopo 5 o 6 mesi a prezzi che vengono sostanzialmente imposti e che spesso non coprono neppure i costi di produzione”.

Alcune azioni che abbiamo messo in atto stanno già dando i primi risultati. Ora devono essere attuate e applicate concretamente. “Mi riferisco in particolare alla Direttiva europea contro le pratiche sleali – spiega Moncalvo – che abbiamo contribuito a scrivere e che abbiamo seguito sino all’approvazione in Parlamento europeo. Va recepita subito in Italia perché, se il Ministro Centinaio ascolterà le nostre proposte, potrà colpire le doppie aste, i pagamenti per servizi non richiesti, i pagamenti ritardati, la cancellazione all’ultimo momento degli ordini o i cambi unilaterali dei contratti che devono essere redatti in forma scritta. Queste pratiche potranno anche essere denunciate dalle Organizzazioni di rappresentanza come la nostra senza esporre i produttori”.

Anche l’eliminazione del segreto sulle importazioni su cui si è espresso recentemente il Consiglio di Stato su un ricorso di Coldiretti è importante, perché deve estendersi a tutti i settori l’obbligo di rendere pubblici i nomi degli importatori con l’indicazione dei prodotti. Sapremo così se in Granda arriva frutta da altri Paesi e se nel condizionamento diventa fatalmente italiana.

Aggiungiamo, infine, l’obbligo di etichettatura che coinvolgerà anche le bevande a base di frutta e che consentirà di conoscere ad esempio se la frutta nei succhi è italiana o straniera.
Sui costi di produzione non si può pensare di competere con Paesi europei dell’area ex sovietica che possono mettere sul mercato frutta a prezzi stracciati in concorrenza alle nostre produzioni solo perché il loro costo del lavoro è la metà del nostro. “Per questo – spiega Coldiretti Cuneo – il Governo deve riconsiderare la nostra richiesta presentata in sede di discussione della Legge di Bilancio che prevedeva la riduzione del costo dei contributi previdenziali almeno per i lavoratori stagionali al di sotto delle 51 giornate annue”.

I nostri alleati – continua Coldiretti Cuneo – sono i consumatori che devono sapere cosa accade al prodotto che acquistano, da dove arriva e soprattutto che ai produttori resta solo il 15% di quanto spendono, mentre oltre il 50% lo intasca la distribuzione e il resto la trasformazione. E, quando spendono quasi 2 euro e mezzo per comprare un chilo di rinomate mele, devono sapere che all’agricoltore che produce quelle mele restano in tasca poche decine di centesimi. E peggio ancora va per le pesche! Devono anche sapere che l’Italia ha il livello più alto di sicurezza e il più basso indice di residui nei prodotti, mentre tanta della produzione estera che arriva sulle nostre tavole viene trattata con sostanze da noi vietate”.

Quindi – sintetizza il Delegato Confederale Moncalvo – tre sì: sì alla riduzione del costo del lavoro, sì alla protezione dei nostri prodotti all’estero, sì alla trasparenza. E tre no: no all’importazione di prodotti dai Paesi che non hanno standard di sicurezza come i nostri, no alle pratiche sleali, no a contributi all’agroindustria che non paga il giusto ai produttori”.