La Polizia di Stato – Squadra Mobile della Questura di Asti, coadiuvata dall’omologo Ufficio di Gorizia, ha dato esecuzione nei giorni scorsi a tre misure cautelari emesse dal G.I.P. del Tribunale di Gorizia nei confronti di altrettanti soggetti residenti in città, ritenuti responsabili di una serie di reati predatori commessi in quella Regione lo scorso anno.
Le complesse indagini sono iniziate dopo la rapina commessa a Gorizia il 26 febbraio 2018 da sedicenti agenti di polizia che, sorpresi dall’anziana proprietaria a rubare nella sua abitazione, la minacciarono e quindi le sottrassero beni di valore ed una cassaforte sradicata dal muro. Dai primi accertamenti si giunse all’individuazione dell’autovettura, un’Audi A1 Sportback S1 di colore grigio chiaro, da 231 cavalli a trazione integrale che, dalle registrazione degli impianti di videosorveglianza, entrò a Gorizia alle ore 09.28 con una targa d’immatricolazione, mentre nel primo pomeriggio del giorno precedente la stessa vettura, ma con altra targa, si trovava a Grado (GO) assieme a due camper.
Dall’intestazione dei camper si risalì a due donne appartenenti a un gruppo di “sinti” piemontesi autori di vari fatti delittuosi e la targa “clonata” riprodotta sull’Audi A1, utilizzata per l’incursione predatoria, risultò appartenere ad una simile vettura di colore bianco con tetto nero, sempre rimasta in disponibilità del suo proprietario a Padova dove, con puntuali accertamenti, si poterono verificare le tracce della presenza sia dei camper suddetti che della vettura Audi A1 grigia. L’ultimo riscontro positivo si ottenne con le immagini del transito di quei veicoli, a breve distanza tra loro, che percorrevano la via del ritorno dopo aver lasciato Grado.
Il secondo episodio criminale avvenne il 3 maggio successivo a Tavagnacco, frazione di Feletto Umberto (UD), dove l’anziana vittima subì il furto perpetrato da un uomo nella sua abitazione che, dicendo di dover controllarle il contatore del gas, entrò con un complice e con motivazioni pretestuose rovistò la sua camera da letto portando via denaro contante e preziosi in oro. Anche in quell’occasione l’autovettura Audi A1 Sportback S1 di colore grigio metallizzato giunse a Grado la sera precedente con una targa mentre il giorno dopo le venne applicata un’altra. Dopo il furto seguì un rocambolesco inseguimento nel quale, per sfuggire alla Polizia, la vettura attraversò i centri abitati ad oltre 140 km/h e a Portogruaro evitò d’un soffio la collisione con una “Volante” che tentava di fermarla.
Poco distante gli occupanti dell’auto in fuga gettarono dai finestrini delle buste di nylon con dentro uno zaino, una smerigliatrice e dischi da taglio, strumenti di effrazione e, ancor più interessante, i capi d’abbigliamento necessari alla falsa qualificazione personale per commettere reati nelle abitazioni, ovvero un berretto con gradi tipo sergente, una giubba con bottoni dorati, lo scudetto “Aeronautica Militare” e cucite sulle spalle due mostrine a quattro stelle dorate, nonché un cinturone bianco.
La fuga proseguì in autostrada, dove l’Audi passò a 240 km/h davanti a una pattuglia della Stradale, e fu trovata in parcheggio proprio vicino ad Asti, munita di altre targhe e non più di colore grigio ma bianca con il tettuccio nero, grazie al c.d. “car wrapping”, ovvero la rimozione della pellicola di colore diverso da quello originale in precedenza applicata. Da quel momento l’autovettura venne “accantonata” per l’impiego in attività illecite.
Nella serata del 23 luglio si apprese del transito nel comune di Bibione (VE) dei già noti camper accompagnati dall’autovettura Volkswagen Polo R di colore bianco, da 253 cavalli. Nel corso dei servizi gli operatori della Squadra Mobile di Gorizia notarono comparire una diversa targa, clone di altra Volkswagen dello stesso tipo.
Il 24 luglio la Volkswagen Polo partì da Bibione e gli occupanti commisero due furti, a Pordenone e ad Aviano, ma furono seguiti e quindi perquisiti insieme alla Squadra Mobile di Venezia dopo il loro rientro ai camper. Furono sequestrati la somma di 23.800 euro in contanti, preziosi, telefoni cellulari anche nuovi in confezione sigillata, ricetrasmittenti, torce elettriche, guanti e indumenti per il travisamento, clip per porta tesserino e un tesserino con la dicitura “COMANDANTE DI POLIZIA ANDREA DE MARCHI”.
Per la clonazione delle targhe, evidentemente via via osservate dal gruppo nei luoghi di transito presenti su veicoli corrispondenti per marca e tipo, furono rinvenuti 487 lettere e numeri di colore nero adesivi, una striscia adesiva con gli stemmi della Repubblica Italiana e dimensioni della targa, forbici da sarto e due riproduzioni di targa anteriore e posteriore con stemma della Repubblica Italiana già confezionate su pannello adesivo con l’utilizzo del predetto materiale, clone di Volkswagen Polo intestata a persona di San Vito al Tagliamento.
Non molto distante dal luogo in cui sostavano i camper e l’autovettura, sono stati rinvenuti e sequestrati alcuni sacchi di colore nero nascosti tra la vegetazione sull’argine del fiume Tagliamento. Al loro interno uno zaino con dischi da taglio e la smerigliatrice angolare, un piede di porco, un leverino, un cacciavite, prolunga elettrica, un dispositivo rilevatore di metalli e un berretto tipo “da marinaio” con soggolo in cordino giallo. Dischi da taglio e zainetto identici a quelli recuperati a Portogruaro.
Il 12 aprile scorso, qui ad Asti, sono state applicate le misure cautelari ed eseguite le contestuali perquisizioni. Nell’abitazione di uno degli indagati, un prefabbricato all’interno di un appezzamento di terreno recintato e occupato da più famiglie, occultati nella stufa a legna, sono stati trovati gli stessi fogli plasticati, con riprodotto lo stemma della Repubblica Italiana, delle dimensioni della targa anteriore e posteriore di autoveicolo, una serie di cifre e lettere adesive di colore nero, due fotografie su cartoncino riproducenti soggetti in divisa con copricapo, tra cui lo stesso tipo da marinaio con stemma dorato, lo stesso tipo di zaino e una flex dello stesso tipo e marca di quelli sequestrati in precedenza.
Nell’operazione è stata fornita collaborazione dalle Squadre Mobili di Trieste, Udine, Pordenone, Venezia e Gorizia. Proseguono gli accertamenti in relazione ad altri episodi analoghi che potrebbero essere stati compiuti dallo stesso gruppo.