Sta facendo parlare di sé nelle ultime ore la storia di Ngagne Diop, per tutti “Gangio”, ragazzone senegalese di 20 anni rispedito nella propria terra d’origine per via delle più stringenti normative introdotte con il nuovo decreto sicurezza.
Che cos’ha di particolare questa storia? Il fatto che Gangio fosse un ottimo cestista, pivot e punto di riferimento dell’Avigliana Basket, che milita nel campionato Uisp torinese e che lo aveva accolto a braccia aperte due anni orsono quando, ancora diciottenne, aveva iniziato il proprio percorso di integrazione in Italia, dove era sbarcato pochi mesi prima.
Secondo le ricostruzioni, il ragazzo avrebbe semplicemente comunicato sul gruppo Whatsapp di squadra “oggi non posso venire alla partita”, con i compagni che avrebbero poi scoperto la motivazione in un secondo momento.
La storia di un’integrazione finita male, insomma, con la popolazione di Avigliana, paese in cui aveva anche trovato lavoro, presso una cooperativa sociale locale, che non sa nemmeno più dove sia Gangio. Una storia “strana”, riassunta dal post Facebook della società dell’Avigliana Basket.