Home Articoli Rivista Idea La morte fa parte della vita. Ma come si deve affrontarla?

La morte fa parte della vita. Ma come si deve affrontarla?

“Dia­loghi sul tramonto del tempo” è il tema dell’incontro previsto ad Alba per sabato 25 maggio

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Sabato 25 maggio, dalle 17, palazzo “Banca d’Alba” ospiterà un incontro sul tema “Dia­loghi sul tramonto del tempo”, occasione di riflessione sulla morte e su tutto quanto segua e preceda questa fase di passaggio che è insita nella nostra natura.
Il titolo dell’appuntamento trae spunto dal libro “La vita è bella-Dialoghi sul tramonto del tempo” (edizioni Magi) della scrittrice e arteterapeuta Ma­rilde Trinchero.
Non mancheranno ospiti d’eccezione, i cui interventi saranno in­framezzati dall’intrattenimento musicale di Andrea Bertino.
«“La vita è bella” è nato dal desiderio di riflettere sulla morte, consapevole che con il procedere del tempo l’appuntamento si avvicina”», spiega Marilde Trin­chero, intervistata dalla rivista “IDEA”. «È un libro che ha trovato progressivamente una forma attraverso il dialogo con diverse persone che hanno condiviso il proprio vissuto su questo argomento scomodo. Raccontandomi la loro storia mi hanno dato l’opportunità di addentrarmi in un territorio di cui si parla molto po­co: quali pensieri attraversano chi sta per morire? Quali emozioni conducono a pensare al suicidio? Quanto tempo è necessario affinché un lutto sia meno doloroso? Come si può continuare a vi­vere dopo la morte di un figlio?».
«La morte è una fase della vita di cui mi sono occupata esclusivamente tramite la scrittura, ho inserito però nel libro, essendo anche arteterapeuta, un capitolo dedicato all’arte», prosegue la nostra interlocutrice. «Sono davvero nu­merosi gli artisti che, at­traverso il loro strumento creativo, hanno provato a esorcizzare le paure e le angosce che la morte provoca. Munch e Alfred Kubin, sono due fra i tanti che hanno dedicato alla morte, al lutto, al dolore, parecchie delle loro opere».
Il messaggio che Marilde Trin­chero vorrebbe arrivasse ai partecipanti al convegno albese è che parlare di morte fa bene, come chiarisce: «è positivo affrontare l’argomento attraverso libri, seminari, convegni, conferenze,o qualunque altra cosa contribuisca ad avere più dimestichezza con l’appuntamento ineludibile della vita. Ricordarci di essere mortali ci aiuta a non sprecare il tempo che abbiamo a disposizione e ci sprona a vivere intensamente i nostri giorni poiché non sappiamo quale sarà l’ultimo. Più siamo consapevoli che la nostra vita ha un limite ben preciso, meno rischiamo di sprecarla, la rendiamo migliore».
Moderatrice dell’evento sarà la psicologa e psicoterapeuta Maria Grazia Ciofani, la quale dice a “IDEA”: «Ben volentieri ho aderito alla richiesta di moderare il convegno, poiché ogni tanto occorre soffermarsi sull’ineludibile tema della morte. Concordo con chi dice che i pensieri sulla morte e sul processo del morire, i dialoghi sul tramonto del tempo, rappresentino spiccioli infilati in un salvadanaio che al momento del bisogno saranno un’utile ricchezza. Sono trascorsi trent’anni dalla mia tesi di laurea sulla tanatologia, sul processo del morire e su ciò che sottende alla domanda di eutanasia nel paziente oncologico. Nei diversi àmbiti di lavoro che ne sono seguiti ho incontrato la morte temuta, la morte sfidata, la morte voluta, l’angoscia per l’altrui morte e per la propria. è soltanto avvicinandosi all’età adulta che si osserva una crescente perturbazione che sfocia nell’angoscia per la morte e si impara che la legge del distacco non fa sconti a nessuno, tanto più quando si cerca di rinnegarla. Credo che sia necessario pensare alla morte come immanente la vita, che ci accompagna, presente in ciascuna cosa facciamo, che fa parte della vita, piuttosto che pensare alla morte come trascendente, che ci sarà quando noi non ci saremo più. La qualità della vita che conduciamo se ne gioverebbe certamente».
«Jorge Luis Borges ricorda che “molte cose potrebbero migliorare se ogni momento pensassimo che quella persona, quell’incontro, quella volta lì, potrebbe essere l’ultima”: il mio augurio è che dall’evento del 25 maggio ciascuno possa uscire con qualche stimolo di riflessione in più», conclude Maria Grazia Ciofani.
La filosofa e tanatologa Marina Sozzi interverrà portando le sue conoscenze ed esperienze: «Il tanatologo si occupa di morte e dei fenomeni che ruotano intorno alla morte umana in tutte le loro manifestazioni, dal rito funebre, al lutto. Il termine deriva dal gre­co “thanatos”, che significa mor­te, e “logos”, che significa di­scorso, quindi indica il discorso sulla morte. Nel mio intervento parlerò del libro di Marilde Trin­chero che mi è piaciuto molto per­ché è molto polifonico, accoglie tante voci. L’autrice ha fatto un passo indietro rispetto agli intervenuti e si è confrontata con loro utilizzando un metodo piuttosto inedito, senza una tesi precostituita. Mi è stato poi chiesto di porre l’accento su alcuni aspetti del “morire”: intanto tratterò l’idea del morire come processo e non unicamente come momento dell’“exitus”. Morire è un processo con implicazioni di tipo culturale e sociale. Siamo abituati a pensare al morire come al momento della morte, ma se vi riflettiamo con cura questo ha un’importanza irrilevante rispetto a tutto ciò che lo precede, a come viene vissuto e accompagnato: mi soffermerò sulle cure palliative, su che cosa significa accompagnare alla morte e quali siano i ruoli fondamentali nelle famiglie delle persone malate, dal mo­mento che le relazioni, alla fine della vita, diventano gli unici a­spetti importanti per la persona».
Anche Maria Vittoria Oddero porterà un prezioso contributo in qualità di medico, di vicepresidente dell’associazione “Ho cu­ra” e in particolare di ex paziente oncologica.
A “IDEA” spiega: «Ho ricevuto dalle organizzatrici la richiesta di trattare una prima parte di tipo biografico riguardo alle mie vicissitudini personali e una seconda parte dedicata alla presentazione dell’associazione e dei suoi scopi. Sono medico in pensione, ma sono stata anche colpita da una malattia oncologica avanzata e ho perciò la possibilità di vedere la situazione da due lati: quello della malattia e quello della presa in cura. Essendo trascorsi ormai di­versi anni da quel momento mi sento di raccontare e lo farò. L’as­sociazione “Ho cura” ha due finalità fondamentali: sensibilizzare l’opinione pubblica e diffondere la cultura delle cure palliative, spesso sconosciute e confuse con la medicina alternativa, e prestare assistenza diretta ai malati in “hospice” o a domicilio. La presidente di “Ho cura”, Elisabetta Loi, e io, teniamo in modo particolare al fatto che nel nuovo ospedale di Verduno, dove si realizzerà il nuovo “hospice”, il reparto sia posizionato in modo che i malati terminali possano godere della bellezza delle colline e abbiano stanze dotate di finestre con vista sulle Langhe e sul Monviso: l’esperienza della natura, lo so in prima persona, consola molto, con la sua bellezza solleva i malati dalla sofferenza. Nel piano originale le finestre sono sul retro dell’ospedale: non in­tendiamo entrare in polemica con nessuno, ma ci auguriamo che si possano apportare modifiche per venire incontro alla nostra richiesta».
Laura Della Valle parteciperà al convegno in qualità di lettrice e si occuperà di presentare alcuni brani estratti dal libro di Marilde Trinchero “La vita è bella”, alternandoli agli interventi delle relatrici come puntualizza: «La lettura ad alta voce è un complemento narrativo, suscita empatia ed emozione, trasporta l’ascoltatore nell’animo dello scritto, sostiene e arricchisce i temi trattati nei vari interventi e anche la musica servirà a creare nel pubblico momenti di riflessione personale. I brani scelti riguardano la relatività del tempo nell’esperienza della malattia, soprattutto nella fase terminale, le riflessioni sulle cure e sul personale che si prende cura del paziente nel suo fine vita, il tema del suicidio e le considerazioni sulle priorità del nostro vivere».