Si è svolta ieri, con la consueta parata istituzionale a Roma, il volo sempre affascinante delle frecce tricolore e la novità, a cui ormai ci si è abituati, delle polemiche tra i “coniugi litigarelli” Lega e Movimento Cinque Stelle, la festa della Repubblica Italiana.
Una festa che, appunto, celebra la nascita della Repubblica italiana, dopo secoli di divisioni, prima, e monarchia, poi, avvenuta con il referendum popolare (il primo a reale suffragio universale, con la partecipazione delle donne) del 2 giugno 1946, in cui circa 12 milioni e 700mila italiani (il 54,3%) espressero il desiderio di novità istituzionale.
Vinse la Repubblica, non senza polemiche e con tanto di richiesta di riconteggio da parte di monarchici e nostalgici, mentre il re, senza voler attendere ulteriore verdetto, era già pronto ad imbarcarsi per il Portogallo.
Ma a Cuneo e provincia, come si votò?
Come premessa, va sottolineato che la spaccatura Nord-Sud del Paese fu evidente: nelle regioni settentrionali primeggiò la voglia di cambiamento, con il passaggio alla Repubblica premiato dai voti (66.2%), mentre nel Centro-Sud emerse il legame con la monarchia e, più in generale, con le famiglie reali (63.8%).
Fatta questa dovuta precisazione, va però detto che Cuneo, seconda delle due circoscrizioni in cui fu diviso il Piemonte (l’altra era quella di Torino) scelse sì la Repubblica, ma con uno scarto davvero minimo.
Votarono Repubblica, infatti, 412.666 cuneesi (51.9%) contro i 381.977 (48.1%) che avrebbero preferito la conferma della monarchia, spinti anche dall’azione propagandistica della chiesa, al tempo molto influente sull’opinione pubblica. Una distanza molto bassa, che fa della circoscrizione della provincia Granda quella che produsse il divario minore tra tutte le regioni del Nord.
Insomma, repubblicani sì, ma senza eccessi.