L’aveva annunciato rilasciando a “IDEA” una delle prime dichiarazioni dopo l’elezione a presidente della Regione e l’ha ribadito durante il sopralluogo organizzato dalla fondazione “Nuovo ospedale Alba-Bra” Onlus in occasione della propria assemblea dei soci: Alberto Cirio esclude che sia organizzata una cerimonia di inaugurazione del nosocomio di Verduno. Ma la struttura sanitaria, terminata secondo l’impresa costruttrice entro l’anno, deve essere aperta nel primo semestre del 2020.
Invece del taglio del nastro in pompa magna, ha aggiunto il Neogovernatore del Piemonte, bisognerebbe apporre all’ingresso un cartello con la scritta: «Scusate il ritardo».
Quello di Cirio, accompagnato dal suo assessore alla sanità, Luigi Icardi, che conosce benissimo la vicenda, è stato un intervento non comune per un politico.
All’autocritica («Da quando è partita la pratica del nuovo ospedale tutti i partiti sono stati coinvolti, nessuno può chiamarsene fuori»), ha infatti associato il riconoscimento degli
errori compiuti anche riguardo alla localizzazione del cantiere («Ho il sospetto che i progettisti in realtà siano rabdomanti», ha ironizzato, elencando le altre situazioni che in Piemonte hanno fatto emergere gravi problemi legati alla presenza di falde acquifere non rilevate dalle perizie geologiche), l’ammissione di alcune eccessive leggerezze (citando i
toponimi delle località prescelte per costruire, i quali avrebbero dovuto mettere in guardia) e riconosciuto il buon lavoro compiuto per la sanità, specie in merito a Verduno, da Sergio Chiamparino e dalla sua Giunta.
Il Presidente della Regione Piemonte ha ribadito che non avrebbe più il coraggio di giustificare altri rinvii e, a proposito del rischio che l’ospedale sia una cattedrale nel deserto per mancanza di collegamenti viari adeguati e per l’insufficiente portata della provinciale numero 7, ha argomentato con altrettanta schiettezza: «Le risorse per completare la strada non sono state mai stanziate, perché collegate alle opere di completamento dell’Asti-Cuneo. Però sono tra coloro che hanno fiducia sulla partenza dei cantieri dell’autostrada entro
l’estate. Ai primi di luglio incontrerò a Roma il ministro Danilo Toninelli, che mi ha dato rassicurazioni in tal senso. Completeremo il nuovo ospedale e la strada per arrivarci. Inoltre saranno predisposte navette di collegamento da e per Alba e Bra con corse cadenzate ogni mezz’ora».
Cirio ha chiarito che nelle due città capofila saranno mantenuti i presìdi sanitari di base: «Saranno piccole “città della salute” per servizi amministrativi e ambulatoriali, come, ad esempio, per il prelievo del sangue», ha detto.
L’assessore Icardi ha evidenziato: «Venti anni fa, quando non si parlava di accorpamenti, i sindaci del territorio hanno avuto la lungimiranza di sacrificare il proprio campanile per
avere un solo nosocomio più grande e di livello. Poi è nata la Fondazione che rappresenta un esempio di sussidiarietà senza pari in Italia. Questa struttura sanitaria dovrà essere un’eccellenza, com’è previsto nel progetto iniziale, non la semplice somma degli ospedali di Alba e di Bra, e dovrà avere contenuti e tecnologie di altissima qualità, degne dell’intitolazione che è stata decisa a Michele e a Pietro Ferrero».
La citazione degli amministratori locali è stata quanto mai opportuna non solo perché negli anni 90 furono capaci di accantonare i campanilismi, ma anche perché le ultime elezioni hanno generato un notevole ricambio, con ben 33 nuovi primi cittadini sui 75 del territorio dell’Asl, di cui molti presenti all’appuntamento, fra i quali la “padrona di casa”, Marta Giovannini, sindaco di Verduno, Carlo Bo per la capitale delle Langhe e Gianni Fogliato per la città della Zizzola, oltre ai neoconsiglieri regionali Maurizio Marello e Ivano Martinetti e al senatore Marco Perosino.
Un articolo a parte meriterebbe il discorso di Bruno Ceretto, presidente della fondazione “Nuovo ospedale Alba-Bra” Onlus, che dall’alto dei suoi «mille mesi di vita», ma anche degli esempi di buona imprenditorialità dati, non ha lesinato, con la consueta “verve”, consigli, conditi da benevole reprimende, a chi può far sì che il nosocomio di Verduno diventi, e si confermi nei decenni a venire, una vera eccellenza.
Va infine segnalato come si sia parlato, con toni assai preoccupati, anche dell’emergenza connessa alla mancanza di medici, con Cirio che ha annunciato iniziative della Regione per favorire i neolaureati, a fronte di un problema la cui gravità è diventata evidente in queste settimane.
A Verduno niente inaugurazione bensì le scuse
Alberto Cirio: apertura nel primo semestre 2020 del nuovo ospedale, facendo ammenda per il ritardo