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La condizione della Casa di Reclusione di Alba: lettera del Garante Alessandro Prandi al Ministro della Giustizia

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E’ giunta in redazione una lettera riguardante la  situazione in cui versa la Casa di Reclusione di Alba, a firma di Alessandro Prandi, Garante comunale delle persone private della libertà personale. La missiva, indirizzata tra gli altri al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al Dott. Francesco Basentini del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e al  Dott. Massimo Parisi Direttore generale del personale e delle risorse, punta il dito sulla situazione in cui versa la Casa di Reclusione albese, chiusa a cavallo tra Natale 2015 e Capodanno 2016 quando si rivelò un’epidemia di legionellosi. Di seguito il testo della lettera:

“Vi scrivo per l’ennesima volta per porre in evidenza la situazione in cui versa la Casa di Reclusione di Alba che come è noto è stata chiusa nei giorni a cavallo tra Natale 2015 e Capodanno 2016 quando si rivelò un’epidemia di legionellosi che costrinse al ricovero d’urgenza in ospedale di quattro persone detenute.

Non si trattava del primo caso tanto che per contrastare tale situazione e per tutelare la salute del personale in servizio, dei detenuti nonché per dar corso ai necessari lavori di manutenzione dell’impianto idrico, venne disposta da parte dell’Amministrazione l’immediata sospensione delle attività dell’istituto. I detenuti vennero trasferiti ad altri penitenziari mentre gran parte del personale venne distaccato a nuove sedi. All’atto della chiusura i posti regolamentari erano 144 ed il personale contava in pianta organica 124 agenti di polizia penitenziaria e 6 educatori. La struttura, attualmente chiusa, tra l’altro è dotata di 1 campo sportivo, 1 palestra, 4 aule per attività formative, 1 teatro, 2 locali biblioteca, 1 locale di culto e 1 laboratorio.

Già dopo poche settimane furono stanziati da parte del Governo 2.000.000 di euro, a valere sul Piano di Edilizia penitenziaria 2016-2018, per i lavori di “Adeguamento dei reparti di detenzione con rifacimento impianti idrico sanitari e termici”. Qualche mese dopo ad una specifica interrogazione parlamentare veniva risposto che “l’intero procedimento potrebbe vedere la conclusione con il completo recupero dell’istituto per la fine del 2017”. Con il passare del tempo le risorse – cfr Piano di Edilizia penitenziaria 2018-2020 – sono diventate aumentate a 4.500.000 euro ma i lavori non sono mai partiti.

Il 1° giugno 2017 l’Istituto riprese parzialmente la sua attività. Venne riattivato dopo gli opportuni interventi, un padiglione precedentemente dedicato ai Collaboratori di giustizia, autonomo rispetto al resto della struttura e allocato in una palazzina di due piani in buono stato e di recente ristrutturazione. Questa sezione ospita 24 camere, per un massimo di 35 posti. Fin da subito venne evidenziato che questa soluzione, benché a lungo auspicata, non poteva che costituire un “ponte” tra la chiusura e la ripresa della piena attività anche in considerazione del costante sovraffollamento (dopo pochi giorni della riapertura si contavano 53 detenuti, al 30 giugno 2019, 50) e dell’esiguità degli spazi dedicati alla socialità e alle attività di formazione e di culto.

Vi saranno note le varie iniziative parlamentari sull’argomento, le molte lettere dell’amministrazione comunale e dei Garanti dei detenuti regionale e comunale in merito alle risorse, ai tempi e alle modalità che dovrebbero portare alla piena ripresa delle attività; così come vi saranno note le risposte fornite tanto dai rappresentanti dei vari governi che si sono succeduti quando dai responsabili del vostro dipartimento. Spiace rilevare che tali risposte sono state regolarmente disattese, perlomeno nelle tempistiche indicate.
In ultimo le affermazioni del sottosegretario On. Vittorio Ferraresi che in sede di question-time alla Camera dei Deputati, lo scorso marzo informava che il progetto era stato approvato, il 20 febbraio, dal Provveditorato interregionale delle opere pubbliche (verosimilmente l’ultimo atto utile per dar il via all’emissione del bando per l’affidamento dei lavori) e della successiva lettera inviata il 15 maggio dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede al Sindaco di Alba in cui si confermava lo stanziamento già previsto nel 2018 all’interno del Programma di edilizia

penitenziaria 2019-2021. Tale Programma infatti, che conferma il precedente stanziamento di 4.500.000 euro, definisce l’intervento albese di “priorità massima”.
Nel mentre:
• il carcere di Alba risulta essere uno con il tasso di sovraffollamento più alto di Italia (143% al 30 giugno 2019);

• la struttura chiusa ormai da oltre 3 anni e mezzo, in assenza di cura e attenzioni, deperisce sempre più con il rischio che le risorse finanziarie stanziate possano rivelarsi insufficienti a quanto previsto in sede progettuale;
• sale una sfiducia tanto tra la comunità albese, tra i volontari che operano in carcere, tra il personale della Casa di reclusione sulla possibile completa ripresa delle attività.
Mi preme sottolineare che pur in una situazione di estrema incertezza e di spazi risicati all’interno della struttura vengono garantite delle importanti iniziative, messe in campo dagli operatori della amministrazione penitenziaria, dalle istituzioni scolastiche, dal privato sociale e dal volontariato, volte a favorire il reinserimento delle persone detenute. Attività che però non devono consentire di sottostimare le lentezze burocratiche ed amministrative che contraddistinguono questa vicenda.

Vi chiederei pertanto di dare riscontro alla presente in modo circostanziato, esaustivo e coerente in merito ai tempi e alle modalità che vorrete mettere in atto relativamente al previsto intervento che interesserà la Casa di reclusione di Alba”.