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“Con l’autonomia differenziata tutti i territori smetteranno di essere periferia dello Stato centrale”

L'europarlamentare della Lega Gianna Gancia: "Non si tratta di creare un club esclusivo, semmai di mettere un numero crescente di Regioni in condizione di accedere, per esempio, a maggiori fondi europei e ad altre opportunità oggi precluse"

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Autonomia differenziata: uno strumento non solo per innescare una competizione-collaborazione virtuosa fra territori – che smettono di essere periferie rispetto allo Stato centrale e centralista – ma anche per favorire l’arrivo in Italia di quote crescenti di fondi strutturali dall’Unione Europea per il cui ottenimento in molti casi viene prevista una compartecipazione obbligatoria da parte delle Regioni interessate o candidate agli stessi.
I dati sono molto chiari e, per quanto facciano riferimento a statistiche diverse, convergono alla fine tutti fra di loro.

Le Regioni del Nordovest, Lombardia in testa, poi Valle d’Aosta, quindi Liguria e Piemonte, versano in media ogni anno da 3000 a mille euro in più a contribuente al confronto di una media nazionale superiore ai 9000 annui, e di questi quasi l’84 per cento va alle casse centrali dello Stato e il restante 16 rimane sul territorio fra Erario regionale, provinciale e comunale.

Questa situazione, bene evidenziata dagli studi dell’associazione Cgia di Mestre, non ha ridotto le distanze fra aree geografiche del Paese ma semmai le ha ampliate e aggravate, con la conseguenza che alcune Regioni, come Lombardia e Piemonte nel Nordovest, devono garantire servizi a un’utenza economica e sociale più numerosa della popolazione residente.

L’autonomia differenziata – in un Paese come l’Italia che paga al proprio Fisco 32 miliardi di tasse in più della media dell’Unione Europa allargata a 28 Paesi – non è un capriccio ma è una necessità-opportunità alla quale guardano non solo le Regioni del Nord ma anche alcune del Centro-Sud.

Essa non vuole creare una competizione “contro”, ma una collaborazione “per” fare in modo che ogni euro di tasse versate non vada a interessi sul debito ma serva a finanziare servizi efficienti e a ai migliori costi standard per cittadini e imprese, dalla sanità alle infrastrutture; e che le Regioni, del Nord come del Centro e del Sud, dispongano di tutti gli strumenti autonomia tecnica e finanziaria per poter partecipare ai progetti co-finanziati dall’Unione europea. Perché realizzare, grazie all’autonomia differenziata, un progetto infrastrutturale e industriale importante nel Nordovest, con il contributo dell’Unione europea, significa portare sviluppo a tutto il Paese e far convergere altre Regioni e territori nella stessa direzione.

Autonomia differenziata non significa creare differenze: a questo purtroppo ci ha già pensato il centralismo. Significa fare la differenza e far uscire Regioni ed Enti locali dalla loro condizione di periferia e metterli a negoziare alla pari con Stato ed Europa“.

Lo dichiara Gianna Gancia, Parlamentare europea e rappresentante del Piemonte a Bruxelles, in riferimento alla prosecuzione del dibattito sull’autonomia rinforzata richiesta da alcune Regioni del Nordovest e non solo, dibattito che si sta incrociando con la crisi di governo in atto.

c.s.