Le eccellenze produttive delle Langhe premiate alla 23ª edizione di “Schinà cinà”

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Il marketing è un processo particolarmente importante nell’impegno per la valorizzazione di una produzione, sia essa artigianale, industriale o agricola. Deve farne risaltare la qualità al massimo livello, soprattutto se è una produzione di eccellenza, per differenziarla dalla concorrenza e collocarla al giusto prezzo sul mercato.

Per questo il Comitato dei festeggiamenti della 23 esima edizione di “Schina cinà ha voluto premiare Giorgio Marega, direttore Coalvi, Consorzio di tutela della razza bovina piemontese, che con il suo trentennale lavoro nell’associazione, ha saputo estenderne il mercato in Italia e all’estero, e a farle ottenere il marchio I.G.P., un importante riconoscimento per l’allevatore e una garanzia per il consumatore.

Marega ha ricevuto il premio della sezione “ Schina cinà nel mondo”, che vuole onorare chi si adopera per far conoscere nel mondo attraverso i media il lavoro e i prodotti del territorio. Per la prima volta in tanti anni la zootecnia è stata al centro della manifestazione.

Infatti per la sezione denominata semplicemente “Schina cinà “ è stata premiata Renata Scarzello, una giovane mamma che ha lasciato il lavoro di operatrice socio sanitaria per dedicarsi all’ allevamento di bovini di razza piemontese, continuando una tradizione familiare.

La scelta della ragazza corrisponde perfettamente all’idea che 22 anni fa aveva dato origine al premio, poi suddiviso in tre sezioni. Schina cinà intende premiare chi non si lascia spaventare dai sacrifici e dai disagi, e alle comodità cittadine antepone le soddisfazioni derivate dal lavoro nei campi e nella stalla, anche se spesso hanno un prezzo piuttosto alto. “Contadini dell’anno” terza sezione del premio, Botto Marinella e Giuseppe Dalmazzone, che han dedicato tutta la loro vita a coltivare la terra di Langa.

La manifestazione come sempre si è svolta nel cortile della splendida cascina ex convento di Valter Costamagna, poeta contadino ed eclettico personaggio dalle infinite iniziative, tra le quali l’ideazione e la realizzazione di questo premio. Adiacente alla cascina c’è la cappella di S. Colombano, un piccolo gioiello del sedicesimo secolo che i frequentatori della casa di Valter conoscono e ammirano da anni. Sono intervenute numerose personalità legate a cariche amministrative e culturali, anche da altri paesi.

Dopo i saluti del sindaco di Dogliani Ugo Arnulfo han preso la parola altri presenti. Particolarmente significativo l’intervento di Giorgio Marega che ha messo l’accento sui gravi problemi che incombono come una spada di Damocle sulla zootecnia europea e italiana in particolare. I trattati internazionali del CETA col Canada, e del Mercosur che sta per essere firmato con Brasile e Argentina, sono un grossissimo rischio per la nostra economia agricola.

Arriverebbero dal Brasile 99.000 tonnellate di carne all’anno spesso trattata con farmaci vietati in Europa. Carlo Gabetti, Presidente della Coalvi doglianese ha sottolineato i brillanti risultati raggiunti negli ultimi anni culminati con il riconoscimento del marchio IGP, che valorizza la nostra carne a livello internazionale e con quello della “fassone piemontese”, elemento di promozione nell’ambito locale nazionale, anch’esso molto iomportante.

Poi il vicesindaco del comune di Dronero, sede della storica azienda Falci, ha parlato di un progetto per il recupero della storia dello sfalcio a mano, che naturalmente sarà anche una storia della città, e della fabbrica. Sempre per la Falci Stefania Riboli ha parlato di un’iniziativa per un ritorno all’uso della falce manuale, una proposta a giovani volenterosi di dedicarsi a questa attività, per dare un assetto diverso alla natura, per le coltivazioni biologiche, in alternativa a strumenti meccanici inquinanti. Allo scopo sono già stati interpellati “maestri “ di montagna e di Langa . Lo sfalcio a mano non è lo stesso su ogni terreno.

Una bella “festa” arricchita con quadri, fotografie, disegni, cimeli storici, oggetti antichi, esposti in un salone della cascina trasformato in galleria d’arte, prevalentemente” rurale”. Alla fine non è mancato l’ “obbligatorio” rinfresco con vino, salame e battuta di vitello, come si conviene ad ogni festa in una cascina langarola. Anche se, più che per mangiare e bere, è stato un appuntamento per premiare persone meritevoli e affrontare problemi urgenti.

c.s.