Al via della stagione agonistica incontriamo i ragazzi che fanno parte dello staff della palestra e ricoprono il ruolo di allenatori di alcune delle squadre in cui è suddivisa l’attività sportiva dell’Alba Cheer Titans. Conosciamo meglio Carola, Carlos, Francesca e Giulia.
Vi siete avvicinati al mondo del cheerleading quando era un’attività sportiva certamente poco conosciuta quantomeno in Italia; cosa vi ha colpito in modo particolare tanto da farvi decidere in quel momento di trasformarla nel vostro sport?
Alcuni di noi venivano da esperienze in altri sport e ciò che ci ha sicuramente colpito fin dall’inizio è lo spirito che anima il cheerleading. Ad un primo contatto con questa disciplina non è stato facile interpretare in modo adeguato questo ambiente soprattutto nel confronto con quelle realtà che potevano essere più strutturate, in quanto a differenza di altri sport individuali in cui la concentrazione è assolutamente personale ed esclusiva ed il risultato dipende soltanto dalle tue capacità, in uno sport di squadra ci sono molti più elementi da coordinare per far sì di poter ottenere un buon risultato. Questo aspetto sostanzialmente non cambia né nel ruolo di atleta né in quello di allenatore.
Avete ormai una certa esperienza avendo vissuto da vicino l’evoluzione di questo sport prima da atleti e ora da allenatori. Quali aspetti di questo percorso vi hanno sorpreso di più in senso positivo e c’è qualcosa che al contrario vi ha deluso nel senso dell’evoluzione intrapresa da questa disciplina?
Ci siamo avvicinati al mondo del cheerleading quando questa disciplina era assolutamente all’inizio del suo percorso, perlomeno in Italia. Le prime gare a cui abbiamo partecipato erano poco più che sfide in famiglia, perché il numero di atleti e di squadre con cui confrontarsi era davvero limitato e certamente non c’era un senso di competizione e rivalità importante. Per chi di noi veniva da un ambiente come quello della ginnastica artistica ed era abituato a regolamenti piuttosto dettagliati e alla ricerca della perfezione tecnica, che era certamente difficile da raggiungere ma comunque possibile, in una disciplina in evoluzione come quella del cheerleading ci siamo trovati spesso a confrontarci con regolamenti molto meno dettagliati e in costante evoluzione, per cui non sempre è facile riuscire ad avere un adattamento efficace.
Avete costantemente l’occasione di confrontarvi con altre squadre ed altre nazioni dove la cultura legata al cheerleading può essere più radicata: come vivete questa differenza nel vostro ruolo di allenatori?
Il confronto con contesti diversi dal nostro è certamente un motivo di crescita costante e spetta a noi allenatori cercare sempre il modo più efficace per migliorare sia le prestazioni che la gestione delle squadre. In questi aspetti sicuramente si può imparare anche da chi occupa il tuo ruolo e lo fa in un contesto diverso; può certamente capitare che assistendo ad una gara o ad un allenamento si possano esaminare alcuni elementi sia agonistici che gestionali che possono diventare interessanti anche nel contesto del nostro gruppo di lavoro, o trarre degli spunti che riguardano la gestione del gruppo.
Quanto pensate che il confronto con questo tipo di contesti internazionali possa essere un’occasione di crescita sia personale per voi che a livello agonistico per le vostre squadre?
Il mondo del cheerleading è diverso dagli altri. C’è rivalità nelle competizioni ma anche uno spirito di collaborazione che vuole far crescere il movimento nel suo complesso. Lo spirito del cheerleading ti porta a vedere i tuoi avversari non come rivali ma quasi come colleghi con cui ti confronti in modo molto leale. Per gli allenatori avere scambi continui di competenze tra società che potenzialmente dovrebbero principalmente competere tra di loro è normale; in altri ambienti sarebbe impensabile, mentre nel mondo del cheerleading è una realtà. Il confronto con le altre nazioni può portare ad introdurre elementi sempre nuovi ed interessanti per sviluppare in modo positivo il nostro sport.
I vostri percorsi di studio sono affini all’ambito sportivo; quello che state studiando sta trovando applicazione nel vostro modo di praticare cheerleading e di allenare?
Per chi sta frequentando un corso di scienze motorie sono sicuramente molti gli elementi che possono trovare una concreta applicazione nel modo di effettuare ad esempio un riscaldamento o di tenere ben presente nella sequenza di passaggi corretti con cui gestire una sessione di allenamento, ma ci sono risvolti altrettanto importanti che riguardano l’aspetto psicologico di trovarsi di fronte ad un bambino in un contesto particolare come quello collettivo. Anche sotto questo profilo si possono ricavare indicazioni decisamente utili. Per altri invece l’aspetto più interessante del percorso di studi riguarda il confronto con altri allenatori, la possibilità di uno scambio continuo oltre che analizzare i comportamenti da tenere in determinate situazioni che possono essere comuni tra colleghi.
Chi invece frequenta un percorso di studi legato al mondo dell’alimentazione può trovare indicazioni importanti per quanto riguarda una dieta equilibrata e corretta, che può diventare molto utile anche per l’ambito sportivo ed agonistico.
Con quali obiettivi personali approcciate questa stagione per le vostre squadre?
Per chi si occupa di squadre che coinvolgono bambini piuttosto piccoli già l’obiettivo di riuscire a mettere insieme una consequenzialità di movimenti e mantenere la concentrazione per tutto il periodo di un esercizio può considerarsi un traguardo. Così come quello di inserire ragazzi molto piccoli in un contesto di gruppo, per molti dei quali può rappresentare una novità, in particolar modo al di fuori del contesto scolastico.
Per quanto riguarda invece le squadre composte da atleti più grandi l’obiettivo è di continuare il percorso di crescita intrapreso con soddisfazione già nella scorsa stagione; dove si sono verificati quei piccoli problemi in particolare di carattere fisico, ci si propone di cercare di risolverli per portare tutti ad allenarsi con continuità. Un aspetto importante negli sport di squadra è la partecipazione collettiva in quanto a tutti è assegnato un ruolo e c’è bisogno della presenza di tutti perché si possa raggiungere un obiettivo.
In ogni caso i risultati ottenuti sono stati più che positivi, soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento e il rapporto tra i membri delle squadre. La meta comune è quella di portare ad una evoluzione positiva le varie squadre cercando laddove possibile di alzare l’asticella degli obiettivi tecnici.
Quanto è importante che i vari allenatori abbiano un buon rapporto di collaborazione per riuscire a raggiungere in modo efficace gli obiettivi?
Una caratteristica abbastanza particolare di questa società è che ogni singola squadra non ha un solo allenatore ma si avvale di uno staff di persone che si occupano insieme del percorso delle squadre. Questo aspetto è sicuramente interessante perché permette di completarsi in modo efficace e di prendere da ciascuno il meglio di quello che può insegnare. Imparando da più persone può inoltre essere più stimolante prendere da ognuno quegli elementi in cui eccelle, lasciando ad altri quelli in cui è più carente.
A livello personale tra di noi è abbastanza facile riuscire ad avere un rapporto perché siamo tutti coetanei. Inoltre facciamo costantemente riunioni con i dirigenti in modo da gestire efficacemente i vari passaggi, anche se a livello di gestione delle squadre spetta allo staff gestire in autonomia il lavoro e la vita di gruppo. Apprezziamo molto la possibilità di collaborare tra di noi perché si crea un bell’ambiente in cui tutti si sentono importanti e sono invogliati a dare il loro contributo. Ad esempio lo scorso anno in occasione di una gara a cui abbiamo partecipato a Gardaland un allenatore che doveva portare in gara più squadre trovava sempre un collega a prendersi cura dei ragazzi che temporaneamente sarebbero stati da soli.
Visto il percorso che avete compiuto fino ad oggi, immaginate che il vostro futuro possa essere legato al mondo dello sport, eventualmente anche a livello professionale?
Per chi allena da più anni la volontà è quella di proseguire su questo percorso auspicabilmente trasformandolo in una professione. Per quanto riguarda invece chi ha un percorso di studio relativamente distante dalle scienze motorie l’auspicio è di collocarsi professionalmente in altri ambiti più vicini al corso di studi intrapreso, ma rimane forte l’interesse a continuare un percorso di collaborazione che possa coinvolgerci in attività legate alla palestra ed al cheerleading.
Ringraziamo Carola, Carlos, Francesca e Giulia per aver condiviso una parte dei loro pensieri ed auguriamo a tutti loro di continuare il loro percorso professionale ed umano con l’entusiasmo che stanno trasmettendo a tanti ragazzi in questo momento.
Federico Ceste.