Le differenze tra il giornalismo di ieri e quello di oggi, gli insegnamenti del suo “modello” Giorgio Bocca, i social, gli odi razziali che ritornano pericolosamente e il fastidio per la parola “ebreo” utilizzata come insulto. Gad Lerner ha lasciato il segno a Scrittorincittà chiacchierando al cinema Monviso con lo scrittore Matteo Corradini nell’incontro “Libertà sottovuoto”.
“Il giornalismo oggi? Sta vivendo una crisi mondiale – ha detto l’autore, giornalista e conduttore televisivo – . Perché c’è l’illusione che i giornalisti siano diventati inutili, che se ne possa fare a meno, che le cose si possano sapere senza che loro facciano da intermediari”. Per spiegare quale sia il giornalismo che gli piace, Gad Lerner ha preso come esempio il cuneese Giorgio Bocca: “E’ stato il mio punto di riferimento, oltre che un amico. Ho iniziato a fare giornalismo senza pensare che lo stessi facendo: entrai a ‘L’Espresso’ grazie a lui, che mi raccomandò. Di lui mi resta l’idea che il giornalismo è un mestiere, ma anche una militanza: lui era giornalista e partigiano insieme, mi ha insegnato che il giornalismo serve a dare spessore agli eventi, non a ridurli solo a parodie”.
Lerner ha parlato anche del clima di odio e degli attacchi subiti perché ebreo: “Oggi nel nostro Paese c’è xenofobia e antisemitismo, ma per fortuna non scorre sangue per strada, come avveniva un secolo fa. Oggi il malessere si traduce nell’autorizzazione a dire il disprezzo a voce alta, sentiamo leader politici dire l’indicibile. Sugli ebrei ci sono pregiudizi antichi sopra cui se ne generano nuovi. Trovo assurdo usare la parola ‘ebreo’ come insulto. Una volta pensavo fosse giusto infischiarsene degli attacchi sui social che mi arrivano tutti i giorni, ma oggi è diverso, la cosa si è allargata perché l’antisemitismo è il collante di tutti i razzismi”.
Gad Lerner, tifosissimo dell’Inter, ha regalato anche un aneddoto sull’amicizia con Enrico Mentana, definito simpaticamente “un paraculo”, con cui condivide la fede calcistica: “Eravamo insieme il 5 maggio, da allora non guardiamo più le partite dell’Inter insieme”.
Infine, si è parlato di verità. La gente la vuole davvero? “No. Oggi, soprattutto in Italia, molte persone non la vogliono sapere, perché li destabilizzerebbe. Un’informazione puntuale su certi temi, come quello dell’immigrazione, non sarebbe gradita. Quando ci si trova di fronte ad un’incognita, non sempre prevale il desiderio di studiare e approfondire, a volte qualcuno si accontenta della spiegazione di qualche politico”.